16 LUG 2002

Globalizzazione: Toni Negri ospite alla Versiliana presenta il suo libro

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Toni Negri spiega il concetto di Impero e chiarisce: "L'economia globale è forse qualche cosa di meglio rispetto a quello che c'era prima" Marina di Pietrasanta (Lucca), 17 luglio 2002 - Prosegue il giro di presentazioni di "Impero" con le relative interviste all'autore Toni Negri, che questa volta è ospite al Caffè della Versiliana e risponde alle domande dei giornalisti Romano Battaglia e Lorenzo Bianchi.

Le prospettive della globalizzazione "Questo mondo nuovo non è qualche cosa di peggio, ma è forse qualche cosa di meglio rispetto a quello che c'era prima".

Così Toni Negri spiega la
sua interpretazione della globalizzazione e il suo libro "non è una bibbia dei no global", ma può esserlo "dei global e new global, e di tutti quelli che pensano che il mondo può essere rinnovato incidendo su questi grandi processi, che sono irreversibili".

Di fronte ai processi irreversibili dell'economia globale sono necessarie nuove regole.

Questo perché "un mercato senza regole non può esistere e un mercato retto da una mano invisibile non è mai esistito".

Con l'assenza delle regole "c'è il vivere nell'illegalità, lo star fuori dalla legalità".

Il concetto di "Impero" Si è aperto dunque un lungo processo di trasformazione che porta con sé "contraddizioni enormi".

Ad esempio "chi comanderà" e come si determinerà la sovranità in questo nuovo mondo? Da qui, spiega Negri, nasce la necessità di usare nell'analisi il concetto di "mondo imperiale", che serve proprio a sciogliere questi interrogativi.

Il concetto di Impero "si ispira a Polibio", secondo cui "le tre forme tradizionali di governo, monarchia, aristocrazia e democrazia" hanno carattere ciclico, "ognuna muovendosi inesorabilmente verso la corruzione, la prima verso la tirannide, la seconda generando l'oligarchia, la terza trasformandosi in anarchia e incapacità di decidere".

"Polibio affermava - prosegue Negri - che l'Impero Romano era la sintesi definitiva e anticiclica e anti corruttiva delle tre forme", in cui "l'imperatore rappresenta la monarchia, c'è un senato, che è l'aristocrazia, c'è un popolo e una forma democratica, che sono i comizi e i tribuni".

L'Impero oggi Quindi l'analogia con la situazione attuale: "Si sa chi comanda oggi, il G8, gli Usa, il Fmi, non la Banca Mondiale, certamente Il Wto, questo è il governo mondiale".

"Poi c'è l'aristocrazia, che sono queste multinazionali diffuse su tutto il mondo, e lo coprono con una rete di distribuzioni che determinano il costo del lavoro e la vendita delle merci, con la ridefinizione e gerarchizzazione della produzione stessa delle merci".

Manca ancora la democrazia Quanto alla democrazia, "purtroppo essa ancora manca", e solo qualche "Ong e qualche stato che ha ancora la capacità di esprimersi", ma "non ci sono in realtà comizi e tribuni del popolo".

Del resto "non si sa più cosa sia 'popolo', una delle grandi categorie che si estingue con l'estinzione dello stato nazione".

Insomma "tutte le vecchie forme politiche e del marcato saltano, con uno spostamento dei punti di sovranità che noi chiamiamo impero".

11/9: Un sintomo In questo senso "l'11 settembre, al di là della sua mostruosità, è anche un sintomo delle lotte estremamente forti" che agitano l'impero.

"E un condottiero rinascimentale come è Bin Laden, si rivolta all'imperatore stesso".

Questa generale "unificazione non è solo politica, ma biopolitica e implica la vita".

Ne consegue che "il Terzo mondo c'è ancora, ma oggi spesso lo troviamo all'interno del primo.

Nei sobborghi di Los Angeles trovate il terzo mondo", così come "in Nigeria o in Kenya ci sono fasce di primo mondo".

Br, Autonomia e girotondi Stimolato dalle domande degli intervistatori, Negri passa poi ad alcuni commenti sulla violenza politica negli anni Settanta.

"Non sono pentito di nulla", premette subito, e aggiunge: "Delle Br sono stato un avversario politico".

La sua attività politica era nell'ambito "di Autonomia Operaia, di cui non ero il leader, sono stato solo il direttore del giornale 'Rosso'".

In quell'ambiente, tra l'altro, ricorda, "c'erano gli intellettuali che adesso troviamo nei girotondi, e che allora faceva parte di queste cose".

Il rapporto con i Radicali Nel 1983 poi "fui presentato come deputato dai radicali, con i quali, io non sono mai stato radicale, ma evidentemente era intercorso un buon rapporto, io portavo i voti, e loro mi facevano uscire".

"Io ho portato i voti", ricorda, poi però "con tre voti di differenza, Pannella non aveva votato, i dieci voti di Pannella non erano intervenuti nel voto, mi è stata tolta l'immunità".

A quel punto "me ne sono andato in Francia, dove sono rimasto fino al 1997".

Nessuno 'dietro' le Br Quanto ai Br "ai tratta di gente onesta.

Sono terroristi, ma è gente onesta.

Non sono stati pagati da nessuno, mai, si fanno i loro ergastoli, e non c'è nulla dietro di loro".

Anzi è ora di "finirla con le storie che dietro alle Br c'è di tutto.

Hanno sbagliato tutto, a fare i terroristi ad alzare il tiro in quel modo, ma non parliamo di 'grande vecchio'".

Mentre "le nuove Br sono peggio di quello che si può pensare, è gente fuori della storia, non so chi siano, potrebbero essere di tutto: matti o provocatori, ma non c'è il minimo indizio concreto per dare un giudizio".

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