19 LUG 2002

41 bis: Intervista a Maurizio Turco

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 12 min 1 sec
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Per spiegare l'istituzionalizzazione del 41 bis, i politici italiani stanno usando le stesse parole di chi giustifica l'uso della tortura.

Né è convinto Maurizio Turco che spera in un ravvedimento del parlamento Roma, 19 luglio 2002 - "Le unanimità sono già antipatiche, ma quello di oggi è un becero unanimismo, che si fonda su una mistificazione: che il 41 bis sia uno strumento attraverso al quale si fa lotta alla mafia".

Maurizio Turco, Europarlamentare radicale, così commenta a Radio Radicale, il voto in Commissione Antimafia con il quale è stato approvato il documento in cui chiede al
Parlamento di rendere stabile e ordinario il carcere duro previsto dall'art.41bis.

Rispondendo alle domande di Paolo Martini, Turco spiega che "tutto quello che è stato detto sulle funzioni del 41 bis" e cioè che la durezza delle condizioni carcerarie "sia volta al pentimento dei detenuti", corrisponde "esattamente alle parole usate delle convenzioni internazionali e dalla Nazioni Unite per definire un sistema di tortura".

Verso la tortura "Quindi - prosegue Turco - il parlamento italiano si sta apprestando a legalizzare la tortura contro tutte quelle convenzioni che ha sottoscritto".

Coloro che hanno espresso questo voto sappiano che "questo sistema di tenere la gente sotto pressione psicologica per indurli al pentimento in Europa e alle Nazioni Unite si chiama tortura".

"Votano su cose che non sanno" Dagli stessi verbali della seduta della Commissione risulta chiaro che "c'è gente che non sa di cosa parla.

Ci sono cose pazzesche, e molti votano su cose che non sanno".

Citando poi le recenti iniziative di Marco Pannella per il ripristino della legalità in seno alla Corte Costituzionale, alla Camera dei Deputati e presso il Csm, Turco spera "in un ravvedimento, affinché l'Italia voglia essere unno stato democratico rispettoso del diritto".

Le misure previste Inoltre "se accade che dal carcere si possono dare ordini non è un problema dei detenuti, ma è un problema dello stato che non fa una giustizia giusta".

E non si può rispondere permettendo "un colloquio al mese, 10 minuti al mese da passare con i figli", i quali tra l'altro "dopo i 12 anni vengono considerati mafiosi potenziali".

Non si tratta quindi di regalare "sconti alla mafia e per chi è detenuto per reati di mafia; si tratta di distinguere una lotta efficace alla mafia ed una efficace detenzione".

In questo senso "non è necessario torturare la gente per tenerla in prigione".

Mentre il 41 bis "è diventato un sistema per far pentire le persone".

Se fosse confermato tutto questo la classe politica italiana forse "non si rende conto di quello che dice e fa" .

Si dica invece "in parlamento in 10 anni quanti sono i detenuti sotto 41 bis che si sono pentiti e che cosa ha prodotto il pentimento", perché queste "sono le cose che vediamo noi".

Le visite nelle carceri Rievocando le sue recenti visite presso numerose carceri italiane, Turco ricorda non pochi casi di "ventenni in attesa del primo giudizio, alcuni solo per reato associativo sottoposti al 41 bis": Questa pare una "cosa al di fuori di qualsiasi logica di stato di diritto".

Inutile quindi "discutere delle elucubrazioni dei magistrati prestati alla politica", "questi i termini concreti della questione.

Il resto sono favole che raccontano ai cittadini".

Non a caso "sulla stampa tutti parlano, tutti, proprio tutti, mentre la nostra posizione non ha diritto di essere conosciuta".

E questo perché "i cittadini capirebbero".

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