16 SET 2002

Festa di Liberazione: Incontro dibattito con Fausto Bertinotti e Sergio Cofferati

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 20 min

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Prove di alleanza tra Cofferati e Bertinotti i quali, dopo il successo di san Giovanni, pensano a come tornare a vincereRoma, 16 settembre 2002 – Sulla scia dalla grande manifestazione dei girotondisti a san Giovanni, Fausto Bertinotti e Sergio Cofferati si incontrano in un dibattito organizzato in occasione della Festa di Liberazione e confrontano le loro idee sul futuro della sinistra in Italia.Il grande Ulivo“Bisogna lavorare ad un nuovo grande Ulivo, da Di Pietro ai Ds e nei rapporti con Rifondazione Comunista occorre non limitarsi all'obiettivo di un accordo elettorale, ma provare a vedere se c’è un minimo comune denominatore sulla base dei valori comuni.

E questa operazione non è impossibile”.

Sergio Cofferati appare nelle sue convinzioni abbastanza in linea con il partito a cui è iscritto, e ribadisce tra l’altro che è “innanzitutto necessario mantenere come regola elettorale quella del maggioritario”.Rompere la gabbiaPer Fausto Bertinotti “il centrosinistra costituisce una gabbia che imprigiona le forze del cambiamento”.

Il leader di Rifondazione suggerisce anche a Cofferati “di rompere questa gabbia e far sì che l'opposizione si organizzi in tre tronconi.

Il centro moderato, la sinistra riformista e la sinistra radicale”.

Quindi “le due sinistre devono allearsi e solo dopo si vede se ci sono le condizioni per un accordo con il centro moderato”.Bertinotti: No al maggioritarioQuanto al sistema maggioritario, esso “non funziona assolutamente, perché col maggioritario si compete solo guardando al centro e si escludono le masse di elettori che non si sentono rappresentate”.

E se si cerca un minimo comune denominatore della sinistra italiana “bisogna ripartire proprio dalla questione elettorale”, perché, prosegue Bertinotti, “oggi il Parlamento ratifica solo le decisioni del governo, e quello che diciamo noi e anche altri non conta proprio niente”.Per costruire questa alleanza tra sinistra riformista e sinistra radicale, Fausto Bertinotti pone come “prima discriminante l'assunzione irrevocabile di una lotta irriducibile contro la guerra”, come “seconda la difesa dei diritti, a partire dall'art.18 dello Statuto dei lavoratori”.Cofferati: Partiamo dal programmaSergio Cofferati da parte sua ritiene che per ricostruire il centrosinistra non è possibile “partire dalla discussione sulla leadership, ma occorre in primo luogo indicare le cose da fare”, e quindi “stabilire un programma”.

“In fondo - precisa - nella pratica di questi mesi più volte in Parlamento e nella società si sono evidenziate valutazioni comuni tra le diverse sinistre, anche sul piano delle proposte e delle priorità”.

Dunque anche “nei rapporti tra il nuovo Ulivo e Rifondazione bisogna fare di più”.Opposizione fuori e dentro il parlamentoTra l’altro il leader della Cgil identifica ruoli distinti e specifici alla rappresentanza parlamentare e alla cosiddetta società civile.

Che “l’Opposizione va fatta solo in parlamento lo dice il presidente del Senato – afferma Cofferati – ma i partiti hanno vari strumenti a disposizione”.

Quindi “l’opposizione si distingue anche con la scelta degli strumenti.

Se si impone una legge che non ha effetti dirompenti sui cittadini farò la mia battaglia parlamentare con strumenti ordinari”, se però “l’argomento è importante per milioni di persone, e porta quelle persone a scioperare, nella discussione parlamentare sceglierò gli strumenti che costringono la maggioranza a votare all’ultimo secondo possibile”Insomma “le forze debbono agire nella società, e l’opposizione va promossa in ogni luogo, e non solo in parlamento”.

Del resto “la manifestazione di sabato dà conforto a chi fa opposizione”, anche per “rafforzare l’iniziativa parlamentare”.Bertinotti: Mai con i laiciDiscutere sul programma va’ bene per Bertinotti, che tuttavia mette in guardia il suo collega dall’aprire trattative con i laici.

“I laici sono tremendi – ammonisce il leader di RC - loro hanno la peggiore delle religioni, hanno la religione del mercato e dell’impresa, e sono una tragedia culturale della politica”.“Quando sento un cattolico sono stimolato – aggiunge - hanno l’idea dell’altro, dicono no alla dimensione egoistica, professano la pietas e la caritas, e con il cattolicesimo sociale e democratico” può anche aprirsi un dibattito.

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