10 OTT 2002

Rainbow Meeting 2002: «Doping di massa, quella pillola per essere 'di più'»

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A san Patrignano si discute delle nuove droghe e si prendono le misure ad un nuovo preoccupante fenomeno: il doping di massa San Patrignano, 10 Ottobre 2002 - La sessione pomeridiana della prima giornata del Rainbow Meeting 2002 è stata dedicata alla discussione del problema del doping nello sport.

È il sociologo ed editorialista Francesco Alberoni a proporre una chiave di lettura risolutiva del fenomeno.

Crisi dei valori e droghe "La diffusione delle droghe avviene a livello di massa e nei settori di grave crisi della società", premette Alberoni, "e dopo le spregiudicatezze e le follie
della new economy è sempre più evidente l'impressione di un malessere profondo nella società".

Tale "crisi è data dalla caduta delle religioni tradizionali e anche del marxismo che forse ne era il sostituto, e come diceva Ernesto De Martino, gli individui in queste circostanze subiscono una crisi di presenza.

Come se dovessero dimostrare di esserci".

In un clima di questo genere si fanno largo "alcuni fenomeni che troviamo anche nelle società primitive, come i segni sul corpo, i tatuaggi, o il costruirsi i muscoli e il plasmare se stessi, quasi che questo desse sostanza a chi diventa vuoto, ed è un vuoto che produce angoscia".

Il disordine dopo la new economy "Lo sport ripete quello che è successo nella new economy".

Il rischio è che "il disordine cresca fino ad un punto limite, poi esploderanno movimenti attivi di ricomposizione, cioè gente che con ideali e fede, saranno cristiani, musulmani e comunque eserciti compatti, i quali mettono gli interessi generali davanti a loro stessi".

Questi, afferma il sociologo, "trovano la propria forza dentro una fede.

E quindi non hanno bisogno di niente".

Tutto ciò può anche portare "a conseguenze negative".

Quindi di fronte a tali prospettive, si chiede Alberoni, "Esiste una terapia di massa contro questo?" Aumentare il rigore Certo che esiste una terapia, e consiste "nell'aumentare il rigore per coloro che hanno il potere di farlo, punto e basta".

"Non proibire tutto, ché di fatto è impossibile, la gente quando è vuota è vuota, ma occorre formare eserciti di minoranze attive, formare minoranze attive come voi, che elaborano e resistono nel momento in cui il collasso diventa più grave".

Il tempo dei forti Di fatto quello presente "è il tempo delle minoranze d'élite e dei forti, che sono pochi.

Essi sono i soli che trovano forza in se stessi e sanno dirlo a chiunque".

È necessario dunque per Alberoni "ricostruire la moralità individuale in modo da costituire modelli di riferimento".

A sostanziare le affermazioni di Francesco Alberoni sotto l'aspetto medico e farcalogico è Aldo Polettini, tossicologo, che spiega che "con facili argomentazioni è possibile dimostrare che il doping è un danno per la salute".

È infatti "scientificamente dimostrato che un farmaco ha azione terapeutica quando viene somministrato in presenza di un malattia, mentre somministrato a un soggetto sano può diventare nocivo".

I danni del doping Ad esempio "l'uso di diuretici in un soggetto sano, e vengono utilizzati nel doping, producono disidratazione, ecco un danno evidente".

Inoltre "un medico che somministra un farmaco lo fa in un bilancio tra effetti terapeutici ed effetti nocivi.

Se si somministra a un soggetto sano si sperimentano solo effetti collaterali".

Inoltre "gli steroidi se somministrati in un soggetto nella fase di sviluppo provocano il blocco della crescita in altezza, producono ritenzione idrica, danni epatici che a lungo andare diventano tumori".

Un'altra legge a san Patrignano L'ex direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò rivolgendosi ai giovani di san Patrignano ricorda come a san Patrignano "c'era solo un grande uomo molto avversato che condusse una battaglia considerata stravagante.

Oggi s.

Patrignano ha vinto la sua battaglia ideologica.

Ma ci sono stati anche orribili processi".

È evidente che "qui deve esserci un'altra legge, perché qui è entrato il demonio".

L'ora delle droghe a scuola Cannavò concorda sul fatto che "il doping è una conseguenza della droga.

Cosa facciamo contro la droga? Alla base di una società c'è la scuola e la famiglia".

Quindi occorre "inserire l'ora in cui si parla della droga nelle scuole, per spiegare a un bambino che cosa significa la caramella che ti offrono".

E veniamo alle palestre e che cosa esse rappresentato per l'ex direttore della Gazzetta.

"I muscoli sono belli? Sono quasi dei mostri questi ragazzi, ed è necessario spiegare che il super fisico non può portare a una migliore qualità dell'individuo".

Bisogna invece con pazienza "spiegare cosa è il demonio della vita, e spiegare a dove porta".

"Il guaio è ciò che c'è dietro le gare dei giovani ad esempio nel ciclismo, dove c'è lo sponsor, che è il 'droghiere' del paese e dice piglia una pillola per vincere".

Si tratta, per Cannavò, di fenomeni tutti connessi "alla moralità del successo.

Essa porta a forme di immoralità e a calpestare tutto.

Tra l'altro non è possibile che la Corte Costituzionale non consideri reato il fatto che nelle palestre viene data l'Epo".

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