17 SET 1998

CSM - Plenum del 17 settembre 1998, seduta pomeridiana - Il caso Lombardini: la discussione

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 7 min
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Seduta pomeridiana La seduta ha inizio alle 15.46 e termina alle 17.53 Presidenza del vicepresidente Giovanni Verde Il CSM nelle agenzie di stampa CASO LOMBARDINI:PERCHE' COMMISSIONE CSM PROPONE ARCHIVIAZIONE (AGI) - Roma, 16 set.

- "Sono risultate corrette" le modalita' dell'interrogatorio cui venne sottoposto l'11 agosto scorso Luigi Lombardini, il procuratore della Repubblica presso la Pretura di Cagliari morto suicida dopo l'incontro avuto con i colleghi della Procura di Palermo contitolari delle indagini sulle ultime fasi del sequestro di Silvia Melis.

"Alla luce di quanto e' emerso non e'
dato riscontrare la sussistenza di un nesso causale tra le modalita' di svolgimento degli atti processuali posti in essere dalla Procura di Palermo, il cui merito esula peraltro dal sindacato del Consiglio, e l'evento tragico della morte del dott.

Lombardini".

E' quanto si legge nella motivazione della proposta di archiviazione della pratica formulata, all'unanimita', dalla prima commissione referente del CSM.

Sulla proposta il plenum del Consiglio si pronuncera' domattina.

Secondo la commissione, dunque, non vi sono gli estremi per avviare la procedura per un eventuale trasferimento d'ufficio di magistrati dell'ufficio palermitano del pm, ne' per trasmettere gli atti ai titolari dell'azione disciplinare (il ministro di Grazia e Giustzia e il PG della Cassazione).

A proposito dell'interrogatorio di Lombardini (indagato per concorso in estorsione) e di quello dell'avvocato Luigi Garau (indagato per reato connesso) ad opera del procyuratore aggiunto Vittorio Aliquo', e dei sostituti Antonio Ingroia, Giovanni Di Leo e Lia Sava, accompagnati dal procuratore capo Caselli, la commissione fa osservare che fu integralmente audioregistrato, "sebbene cio' non fosse obbligatoriamente richiesto dalla legge processuale", che "si era proceduto alla verbalizzazione in forma riassuntiva dell'atto", che a Lombardini vennero ampiamente esposti "gli elementi fino a quel momento raccolti a suo carico".

Quanto al ruolo che il procuratore Gian Carlo Caselli ebbe nell'interrogatorio, intervenne "soltanto per riassumere le contestazioni o per meglio precisare le domande formulate dai propri colleghi".

Sul fatto che fossero presenti diversi pm, la commissione fa rilevare che si era adempiuto ad una "precisa direttiva dell'Ufficio procedente" il quale, "a causa della delicatezza dell'atto da compiere e della qualifica dell'indagato", aveva disposto "di non avvalersi di personale ausiliario o di polizia giudiziaria per l'assistenza alla verbalizzazione".

Dopodiche' la commissione ricostruisce cio' che avvenne dopo l'interrogatorio: constatata l'assenza del difensore di Lombardini (l'avvocato Luigi Concas si era allontanato per altri impegni professionali), i pm notificarono al magistrato copia del decreto che conteneva una richiesta di esibizione di documenti e disponeva, in assenza di spontanea consegna, la perquisizione del suo ufficio e della sua abitazione.

Letto l'atto, Lombardini chiese di conferire con il proprio difensore, e dopo aver telefonato al suo studio ne attese l'arrivo.

Si presento' il figlio, avvocato Pierluigi Concas, alla presenza del quale si procedette all'atto istruttorio.

"A questo punto - si legge nella relazione della commissione - Lombardini, che sino a quel momento, come si desume dalla registrazione dell'interrogatorio e dai rapporti dei pm palermitani e dalla relazione del procuratore Generale di Cagliari, non aveva in nessun modo lasciato presagire una siffatta intenzione, si chiudeva repentinamente nel proprio ufficio e si toglieva la vita".

Dunque nessun nesso causale e' stato riscontrato tra i metodi di indagine adottati dai magistrati palermitani e il suicidio del procuratore circondariale di Cagliari.

Da tutto cio' il convincimento che non vi sono "profili che giustifichino l'invio degli atti ai titolari dell'azione disciplinare per le loro ulteriori valutazioni ne' alcun aspetto rilevante ai fini dell'applicazione dell'articolo 2 della legge sulle Guarentigie della magistratura".

Per la prima commissione la pratica va quindi archiviata.

La parola e' ora al plenum.

LOMBARDINI: CSM ARCHIVIA PRATICA SU SUICIDIO Roma, 17 set.

-(Adnkronos)- Il Consiglio superiore della magistratura ha chiuso con un'archiviazione all'unanimita' la pratica sul suicidio del magistrato Luigi Lombardini.

Secondo il Csm, l'interrogatorio del magistrato da parte dei colleghi della procura di Palermo e le successive perquisizioni avvennero nel pieno rispetto delle regole.

Se l''assoluzione' dei magistrati di Palermo da parte dei consiglieri del Csm e' stata unanime, durante il dibattito che ha preceduto il voto finale non sono mancati toni piu' critici.

Soprattutto da parte dei laici del centro-destra.

''Voto secondo coscienza -ha chiarito Mario Serio (Fi) schierandosi a favore dell'archiviazione della pratica- perche', se venisse rigettata la proposta di archiviazione si raggiungerebbe il risultato ripugnante di individuare i rappresentanti dell'ordine giudiziario i corresponsabili dell'induzione al suicidio di Lombardini''.

Tanto piu', ha aggiunto, che l'archiviazione e' ''un risultato obbligato'' proprio perche' ''il fascicolo e' stato intitolato al suicidio di Lombardini''.

Serio non ha poi mancato di sollevare obiezioni su alcuni comportamenti dei pm di Palermo: per l'''enfasi dei mezzi usati'', per l'arrivo ''in massa a bordo di un aereo dell'Aeronautica militare'' e per la presenza di cinque magistrati durante l'interrogatorio di Lombardini.

Il consigliere laico ha criticato anche il gip di Palermo che, di fronte alla richiesta di autorizzazione della perquisizione rivoltagli dai magistrati, ha risposto che non ce ne era bisogno.

''E' un comportamento grave -ha ammonito Serio- e non puo' sfuggire a una nostra sanzione''.

Critiche ''al silenzio dei titolari dell'azione disciplinare'' e alle modalita' della perquisizione sono venute anche dal laico Raffaele Valensise (An), che ha anche difeso il ''collega'' Concas, il difensore di Lombardini: ''se l'avv.

Concas si e' allontanato probabilmente -ha detto- aveva la certezza interiore che non ci sarebbe stata alcuna perquisizione.

Credo che se Concas ci fosse stato, la vicenda non avrebbe avuto questo esito''.

E sulla perquisizione si e' soffermata anche Silvana Iacopino, togata di Unicost.

''Leggendo l'esposto dei familiari potrebbe sorgere il dubbio -ha affermato, sottolineando il condizionale- che la perquisizione sia stata ritardata proprio per fare in modo che si svolgesse senza il difensore''.

Iacopino ha quindi aggiunto: ''come il presidente della Repubblica, da ogni aula, invita gli alunni a studiare, cosi' il Csm -ha spiegato, tenendo a precisare che non si trattava di una critica ai magistrati di Palermo- potrebbe rivolgere un monito ai magistrati ad osservare regole di lealta', trasparenza e correttezza''.

Una difesa senza mezzi termini dei magistrati di Palermo e' venuta dai togati di Magistratura democratica ed Movimenti riuniti.

''Caselli -ha spiegato Nello Rossi (Md) a chi aveva sollevato obiezioni sui mezzi usati- non puo' usare mezzi pubblici perche' metterebbe a repentaglio la vita di chi viaggia con lui''.

Rossi ha quindi osservato come le critiche all'operato della magistratura siano ''legittime e doverose''.

''Ma in questa vicenda -ha lamentato- lo sgomento deriva dal fatto che le aggressioni piu' veementi sono avvenute al buio, quando non si avevano notizie precise''.

Armando Spataro (Mr) ha voluto, da parte sua, elogiare il metodo seguito dai magistrati del pool guidato da Caselli.

''I magistrati di Palermo -ha ricordato- non hanno reagito alle aggressioni, ma hanno scelto di difendersi nelle sedi istituzionali.

Un metodo meritorio -ha commentato- visto che in genere assistiamo a reazioni, esternazioni e autodifese dei magistrati attarverso la stampa''.

Un comportamento, questo dei pm del pool antimafia, apprezzato anche da Ettore Ferrara, togato di Unicost.

''Per la prima volta -ha detto- in un caso cosi' eclatante i magistrati hanno avvertito l'esigenza della riservatezza''.

Ferrara non ha invece risparmiato critiche per la fuga di notizie sugli atti.

Una circostanza, ha fatto eco Margherita Cassano (Mi), che ''non puo' essere affatto imputata ai colleghi di Palermo''.

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