24 SET 1998

CSM - Plenum del 24 settembre 1998

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 51 min
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La seduta ha inizio alle 10.28 e termina alle 12.19 Presidenza del vicepresidente Giovanni Verde Il CSM nelle agenzie di stampa CASO PM MISIANI: CSM RICORRE A CONSIGLIO STATO (AGI) - Roma, 24 set.

- Prosegue il "braccio di ferro" tra il Consiglio Superiore della Magistratura e l'ex sostituto procuratore della Repubblica di Roma Francesco Misiani, trasferito d'ufficio un anno fa al Tribunale di Napoli (con funzioni di giudice) per essersi interessato alle vicende giudiziarie dell'ex capo dei gip della capitale Renato Squillante.

Ottenuto dal Tar del Lazio l'annullamento della delibera di
trasferimento, Misiani si sta battendo per essere reintegrato nell'incarico che aveva alla Procura di Roma o per averne un'altro di suo gradimento.

Oggi l'Assemblea plenaria di Palazzo dei Marescialli ha deliberato (28 si e 3 astensioni) di impugnare dinanzi al Consiglio di Stato la decisione del Tar.

Nelle more del giudizio di secondo grado l'istanza di Misiani e' stata messa da parte.

All'ex pm il CSM ha contestato di aver perduto, nella capitale, della necessaria credibilita' sia nelle funzioni requirenti che in quelle giudicanti.

Il che e' accaduto per il comportamento tenuto nei confronti di Squillante nel corso delle indagini preliminari a carico di quest'ultimo da parte della Procura di Milano.

Tra gli addebiti mossi a Misiani l'aver dato consigli all'ex capo dei gip circa il comportamento da tenere nei confronti degli inquirenti, l'aver cercato di ottenere da questi ultimi (per poi riferirle a Squillante) notizie concernenti l'indagine, piu' in generale l'aver tenuto un "atteggiamento di inopportuna partecipazione alla vicende processuali di Squillante".

Un addebito respinto da Misiani, il quale si e' difeso spiegando, tra l'altro, di aver solo "voluto portare conforto ed incorraggiamento ad un amico che si trovava in difficolta'".

Nel suo ricorso al Tar l'ex pm ha lamentato che il Consiglio non ha sufficientemente provato - nelle motivazioni della delibera di trasferimento - la la grave comprimissione del prestigio e della credibilita' ascrittagli.

Il Tar gli ha dato ragione: non e' stata in concreto offerta - hanno risposto i giudici amministrativi di primo grado - una adeguata dimostrazione del pubblico discredito di cui sarebbe stato oggetto Misiani.

Oggi, come detto, il CSM ha deciso di impugnare la pronuncia del Tar dinanzi al Consiglio di Stato.

Il CSM, si legge tra l'altro nella delibera consiliare, ha operato legittimamente, "facendo corretto esercizio dei propri poteri discrezionali, con riguardo sia all'attivita' istruttoria, sia alla valutazione delle risultanze fattuali, ai fini della incompatibilita' ambientale".

E ancora: "nella delibera di trasferimento del dott.

Misiani e' stata compiuta una approfondita analisi dei singoli episodi che hanno visto coinvolto il ricorrente, ricostruiti dall'organo di autogoverno sulla base di una esauriente istruttoria".

"E' stata parimenti fornita un'ampia e convincente motivazione in ordine alla rilevanza di detti episodi sulla accertata menomazione del prestigio dell'ordine giudiziario".

La parola e' ora ai giudici di palazzo Spada.

IL CASO MARTA RUSSO AL CSM Roma.

Ancora qualche giorno e poi, dalla prossima settimana, al Csm entrera' nel vivo l'esame del 'caso Alletto'.

Gia' martedi' prossimo, i consiglieri di Palazzo dei Marescialli dovrebbero riunirsi per visionare l'audioregistrazione del filmato dell'interrogatorio condotto dai pm romani Italo Ormanni e Carlo Lasperanza nei confronti della 'superteste' nel processo per l'omicidio di Marta Russo.

Una riunione alla quale dovrebbero partecipare non solo i sei componenti della Prima Commissione, che sul caso ha aperto un fascicolo, ma anche gli altri colleghi.

GHITTI-DI PIETRO: DOMANI AL CSM IL 'CARTEGGIO' TRA EX COLLEGHISEZIONE DISCIPLINARE ESAMINA RICHIESTA PROSCIOGLIMENTO Roma, 24 set.

(Adnkronos) - Dopo una serie di rinvii, domani la sezione disciplinare del Csm dovrebbe essere alle prese con il 'caso Ghitti-Di Pietro'.

Salvo slittamenti dell'ultima ora, il 'tribunale dei giudici' dovra' esaminare e pronunciarsi sulla richiesta di proscioglimento avanzata dalla Procura generale della Cassazione nei confronti dell'ex gip milanese, finito sott'inchiesta per un 'carteggio riservato' in cui suggeriva all'allora pm Antonio Di Pietro come chiedere il rinvio a giudizio di un imputato.

Una richiesta di proscioglimento, quella della Procura generale, che pero' non e' vincolante per i componenti della disciplinare.

Ad avviare l'azione disciplinare nei confronti di Ghitti era stato il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick.

I fatti contestati all'ex gip ed ex componente del Csm risalivano all'inizio del '94 e si riferivano, in particolare, a due lettere che Di Pietro e Ghitti si erano scambiati in relazione ad una richiesta di rinvio a giudizio che riguardava Mario Maddaloni, direttore generale della Tpl.

Scriveva l'allora pm Di Pietro in un ''appunto per Italo'': ''Riservatamente e a titolo personale ti anticipo perche' Maddaloni dovrebbe andare dentro al piu' presto''.

E l'allora gip Ghitti rispondeva ad ''Antonio'': ''Trova altro capo d'imputazione -scriveva a mano su carta intestata del Tribunale- perche' il 2621 (falso in bilancio, ndr) e' gia' stato contestato quantomeno fino al 1991 con il precedente provvedimento''.

Ghitti pero' non aveva piu' emesso la misura cautelare richiestagli dal pm.

Al suo posto lo aveva fatto una collega.

Un comportamento, e' scritto nel 'capo d'incolpazione' sulla base del quale Flick aveva avviato l'azione disciplinare, con cui Ghitti ''ha violato gravemente i doveri di diligenza e di correttezza propri del gip, rivelando altresi' un atteggiamento di inammissibile contiguita' con l'ufficio del pm e offrendo di se' l'immagine di magistrato non imparziale''.

Accuse dalle quali pero' l'ex gip e' stato prosciolto durante l'istruttoria condotta dalla Procura generale della Cassazione.

Ora, la parola finale spetta alla sezione disciplinare del Csm.

L'udienza davanti al 'tribunale dei giudici' si sarebbe dovuta svolgere gia' prima dell'estate, quando cioe' era ancora in carica il 'vecchio' Csm.

Ma, poiche' lo stesso Ghitti faceva parte dello speciale organismo di Palazzo dei Marescialli, ragioni di opportunita' avevano consigliato di rinviare la discussione e la decisione al nuovo Consiglio.

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