14 DIC 2001

Informazione: Il modello "Porta a Porta" (incontro con Bruno Vespa)

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Le scottanti problematiche legate all'informazione politica in televisione: Vespa ne ha discusso riportando la sua esperienza di Porta a PortaRoma, 14 dicembre 2001 - In un incontro organizzato dall'Osservatorio parlamentare si è discusso del "Modello Porta a Porta" con il suo conduttore, Bruno Vespa.Vespa ha esordito ripercorrendo la nascita, l'esperienza, le difficoltà della trasmissione Porta a Porta, il problema di "fare un ascolto degno di Raiuno con l'informazione".

"Abbiamo scelto di invitare donne del mondo dello spettacolo nel programma, perché la politica non 'tira' molto gli
ascolti, e perché sono persone comuni".Non è la Tv, ma il leader in Tv a influenzare il votoIl giornalista si è poi concesso alle domande del pubblico.

"Il trucco - ha svelato - per far rispondere i politici alle domande è partire da lontano per portarli piano piano alla risposta, senza domande brusche, a bruciapelo", che possano irrigidirli.Vespa è stato anche interrogato sullo scottante tema dell'influenza elettorale della televisione: "Non è tanto la televisione in sé a influenzare il voto, ma le capacità del leader di influenzare, utilizzando la televisione"."Per questo - ha ammesso - il centrosinistra ha scelto Rutelli e non Amato, Berlusconi deve la sua vita politica alla capacità di comunicare tramite Tv".Sempre riguardo l'influenza della Tv sul voto, Vespa ha svelato alcuni retroscena dell'ultima campagna: "Gli analisti, soprattutto di sinistra, hanno riconosciuto, con pesi diversi, che la campagna Travaglio-Luttazzi ha tolto a Berlusconi 1 milione di voti, perché in quelle trasmissioni non si è mai parlato di programmi, ma ci sono stati solo attacchi personali."Concordo con i leader di farli venire in trasmissione in momenti strategici"Berlusconi - ha aggiunto - ha tratto certamente vantaggi dall'atto della firma del contratto a Porta a Porta, come Rutelli ne ha tratti dall'annuncio fatto in trasmissone di voler detassare i redditi delle famiglie.In effetti, ha ammesso Vespa, "si concorda con i leader di farli venire in momenti strategici, politicamente rilevanti".Nessun politico può dire di non essere stato invitato a Porta a Porta perché non 'fa' ascolto"In campagna elettorale - ha fatto notare - perdo ascolto, ma la politica resta il mio dovere e, sebbene pochissmi leader 'tirano' gli ascolti, nessun politico può dire di non essere stato invitato a Porta a Porta perché non 'fa' ascolto".Vespa ha assicurato i presenti di non aver mai subito alcun condizionamento politico nel suo lavoro: "Le pressioni dei politici si manifestano in altro modo: non accettando di parlare con quel giornalista, o volendo in trasmissione interlocutori all'altezza e qui - ha detto - sta la nostra sensibilità di giornalisti di proporre interlocutori di pari dignità".Secondo Vespa è importante per un giornalista "mantenere il distacco col mondo della politica, l'ottica dell'opinione pubblica, altrimenti si rischia di non capire cosa succede.

Un mio errore - ha confessato - fu di non capire il fenomeno Lega tra l'89 e il '92, ma ora sono un 'bossologo'"."Le Iene" fanno firmare a Vespa un contratto con gli spettatoriUn inviato della trasmissione 'Le iene' di Italiauno ha poi contestato a Vespa di aver omesso dal suo libro la famigerata frase di Berlusconi sulla "superiorità occidentale", ma il giornalista si è difeso dicendo di aver messo nel libro ciò che risultava dalla trascrizione della conferenza stampa.Tuttavia l'inviato delle Iene ha costretto Vespa a firmare un contratto con gli spettatori in cui "si impegna a non omettere la verità per fare un favore a un potente".La concorrenza e il ruolo del servizio pubblicoUn intervento dal pubblico ha accusato Vespa di pagare con i soldi pubblici le interviste sui fatti di cronaca.

Il giornalista ha affermato di aver solo cercato di reggere la concorrenza: "Il problema è la concorrenza, il mio avversario è Maurizio Costanzo, ma non porto le pornostar, non parlo di corna pubblicamente, di veggenti, di sesso, se mi si toglie pure la cronaca non posso essere competitivo"."Questa è una questione - ha aggiunto - che investe il ruolo e le ambizioni del servizio pubblico".Sono diventato garantista dopo il suicidio di Cagliari, ma non sono perdonistaRiguardo gli ultimi fatti di cronaca giudiziaria, come la condanna di Erika e Omar, e la trasmissone che Porta a Porta vi ha dedicato, Vespa si è rammaricato di non essere stato "garantista all'epoca del terrorismo.

Sono contro la pena di morte e l'ergastolo, ma non sono un perdonista, e se la gente sapesse quanto poco carcere fanno i condannati, ci sarebbe una guerra civile in Italia: si fanno leggi per evitare l'affollamento e le rivolte carcerarie.

Sono diventato garantista dopo il suicidio di Cagliari".

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