23 GEN 2002

FI: Intervista Filodiretto con Antonio Martino, ministro della Difesa

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 40 min 39 sec
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Martino definisce ammazza-lavoro l'art.

18, parla della missione italiana in Afghanistan, torna sulle accuse di euroscetticismoRoma, 23 gennaio 2002 - Documento audiovideo della consueta intervista Filodiretto a cura di Roberto Iezzi, dalla postazione di Radio radicale alla camera dei Deputati.

Oggi, l'incontro con il ministro della Difesa Antonio Martino di Fi.L'articolo 18 norma ammazza-lavoroMartino, da economista, ha affrontato, tra gli altri, l'argomento dell'articolo 18: "Il sindacati che difendono l'art.18, con una legge del '90, si sono fatti esentare da questo obbligo.

Quello che va
bene per loro non va bene per gli altri: loro sono figli della gallina bianca..."."L'art.18 - ha spiegato - non tutela i lavoratori, ma prevede la possibilità del reintegro obbligatorio del lavoratore licenziato; possibilità che non esiste in Europa ma soltanto in Italia.

E non vale per le imprese che hanno meno di 15 dipendenti: è una delle tante ragioni per cui le nostre piccole imprese sono nane, non possono crescere perché se assumono il sedicesimo dipendente perdono la libertà di adeguare il numero dei lavoratori alle loro esigenze.

Per questo non assumono e l'art.18 è una norma ammazza-lavoro, che distrugge la possibilità di centinaia e migliaia di nuovi posti di lavoro"."Non a caso - ha aggiunto - i migliori progressi sul fronte dell'occupazione si sono registrati proprio con i contratti atipici, dove l'art.18 non si applica".La cattura di Bin Laden e Omar è ormai solo simbolicaIl ministro della Difesa Antonio Martino ha innanzitutto parlato dell'impegno in Afghanistan: "Con la sconfitta di Al Qaida e la caduta del regime talebano - ha detto - le operazioni militari sono agli sgoccioli", ma la presenza della forza multinazionale continuerà fino alla stabilità di un nuovo e rappresentativo governo afghano.Il ministro ha dichiarato di comprendere l'importanza che l'opinione pubblica assegna alla cattura di Bin laden e Omar, che "ormai, ha solo un significato simbolico", e ha espresso soddisfazione per l'operazione "che ha avuto anche il merito di aver dato un avvertimento chiaro a tutti i regimi che sostengono il terrorismo".La missione dei militari italianiMartino ha poi ribadito che la missione dei militari italiani durerà tre mesi, "a meno di fattori di novità" e ha spiegato le difficoltà d'atterraggio, commentate spesso con ironia nei giorni scorsi, incontrate dai nostri C130: "Le cause sono state l'indisponibilità dell'aeroporto internazionale di kabul e le condizioni atmosferiche".Sottolineare i rischi dei militari italiani impegnati in Afghanistan, secondo il ministro, non era scarsa convinzione nella missione, ma era un suo dovere nei confronti dell'opinione pubblica, perché, "seppure Al Qaida sia stata sconfitta, non è stata debellata, ed è possibile che elementi terroristici siano ancora in circolazione".La protezione dagli attentatiPer quanto riguarda il fronte interno, Martino ha informato che "la protezione di obiettivi militari è ancora alta, e per la protezione di quelli civili la Difesa ha messo a disposizione degli Interni quattro mila militari, per possibili colpi di coda di Al Qaida, organizzazione estremamente ramificata".Possibile intervento in Somalia, ma ancora nessun pianoSu un possibile intervento militare in Somalia, il ministro ha sottolineato come "l'anarchia che regna nel paese sia un perfetto habitat per organizzazioni terroristiche che certamente vi operano, e che è necesario neutralizzare", ma ha riferito di non essere a conoscenza di piani in proposito".In ogni caso, ha detto di ritenere "non necessario un nuovo mandato dell'Onu per una operazione di polizia internazionale".A chiusura dell'argomento Afghanistan, Martino ha apprezzato il "comportamento impeccabile dell'opposizione, che ha appoggiato l'intervento".L'airbus a400m non ci servivaIl ministro non si è sottratto da una precisazione sulla questione dell'airbus a400m: "Si tratta di un consorzio di vari paesi per la produzione di un'aereo da trasporto militare.

I sostenitori del progetto vi intravedevano il nucleo per una futura industria europea di difesa e un vantaggio per l'industria italiana; ma - ha aggiunto - all'aeronautica italiana non serve, ci sono maggiori urgenze a cui destinare le limitate risorse, la mia non è stata una scelta ideologica".Preoccupazioni sulla moneta unica fondate, ma non decisiveRiguardo le accuse di euroscetticismo Martino ha risposto denunciando sull'Europa un atteggiamento fideistico e dicendosi "favorevole alla moneta comune".Tuttavia, ha precisato di aver diffidato di "questo progetto perché non garantisce la stabilità monetaria e rischia di dividere piuttosto che unire"."Nei tre anni di euro virtuale - ha spiegato - 800 mila miliardi di capitali sono fuggiti per rigetto, poi la moneta si è deprezzata, non solo nei confronti del dollaro, ma non è successo niente di catastrofico, le mie preoccupazioni erano fondate ma non decisive".Inoltre ha fatto notare che "le esigenze di politica monetaria non sono uguali per tutti i paesi e una politica monetaria comune rischia di mettere in contrasto gli interessi nazionali".

Oggi però, Martino si è dichiarato "meno pessimista, finora non ci sono stati grossi traumi".Fi non sarà mai un partito 'normale'A una domanda di Iezzi sul rischio che il congresso di Fi in autunno si risolva in una lode a Berlusconi senza un dibattito vero, Martino ha risposto che "Fi non sarà mai un partito normale, da prima repubblica, con delle correnti, non esiste un anti-berlusconi, neanche tra i partiti alleati" e ha assicurato che le sue idee "sono sempre state rappresentate nel partito, senza aver ricevuto critiche e nella continua dialettica interna".Avanti senza sconti sulle riformeRispondendo invece alle domande degli ascoltatori Martino ha ricordato la sua posizione favorevole ai referendum radicali e ha espresso la speranza che quegli obiettivi si conseguano per via legislativa."E sulle riforme - ha assicurato - non faremo sconti, il paese ce lo ha chiesto in campagna elettorale.

I cambiamenti ci saranno".La questione israelo-palestineseRiguardo ciò che l'Europa può fare per la questione israelo-palestinese, riferendosi all'eventualità di un piano economico per la palestina, il professore ha invitato a non utilizzare il "mito del piano marshall: l'Europa si sarebbe ripresa comunque, aveva tutte le condizioni" (istituzioni civili, forza di lavoro qualificata), cose che mancano al popolo palestinese.L'immigrazioneIl ministro ha espresso infine una posizione "di principio liberale" sull'immigrazione: "la libertà di scegliere dove andare a vivere protegge le libertà individuali dagli abusi dei governi, poi in Italia esigenze demografiche evidenziano la necessità di accolgiere gli immigrati, ma i nostri governi precedenti - ha precisato ha avuto una politica permissiva coi clandestini ai margini della legalità e restrittiva con chi veniva a lavorare".

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