12 MAR 2002

Ulivo: D'Alema alla presentazione del libro "Riformisti per forza" di Nicola Rossi

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Massimo D'Alema commenta la lettura della sconfitta elettorale dell'Ulivo contenuta dal saggio di Nicola Rossi: l'incapacità del centrosinistra di creare consenso intorno alla proposta riformistaRoma, 12 marzo 2002 - I Governi di centrosinistra hanno cambiato radicalmente l'economia e la società italiana, ma non hanno saputo accompagnare a questa azione politico-legislativa, quella necessaria e parallela azione nella società per creare una cultura riformista e quindi quel consenso intorno alla coalizione che sarebbe stato necessario per vincere.Questa, in estrema sintesi, la tesi contnuta nel libro di Nicola Rossi, al centro del dibattito che ha visto protagonista il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, e tre autorevoli opinionisti come Ilvo Diamanti, Gad Lerner e Paolo Mieli.La tesi di Rossi è vieppiù interessante, perchè va nettamente controcorrente rispetto ai movimenti di opinione che dal Palavobis ai girotondi stanno da settimane mettendo sul banco degli imputati la classe dirigente del centrosinistra, a seguito della sconfitta elettorale dello scorso 13 maggio 2001.Basta con le letture autodemolitorieIl commento di Massimo D'Alema ha preso spunto proprio da questa chiave di lettura del saggio di Nicola Rossi, per respingere le pressioni dei movimenti che chiedono all'Ulivo di radicalizzare le proprie posizioni.Secondo l'ex premier, la sinistra "è oppressa da un dibattito pubblico che indica come ragioni della sconfitta, ragioni che non c'entrano nulla, ma che ci spingono all'isolamento e a consegnare il governo alla destra per lungo tempo".D'Alema ha dunque criticato "le letture autodemolitorie" venute da sinistra ai governi dell'Ulivo, quella che "è diventata la moda principale delle settimane passate, fare l'autocritica agli altri: è troppo facile - ha affermato - e non lo dico come oggetto principale dell'autocritica, ma in generale.

Si sposterebbe qualche voto in più - ha sostenuto - se invece di "sentirsi soffocati per la mancanza di libertà, ci fosse una più puntuale denuncia di come il Paese è governato male".Attenti alle radicalizzazioniInsomma, l'ex presidente del Consiglio si è rifiutato di parlare di un Centrosinistra 'poco di sinistra, poco intransigente e incline all'inciucio': "Io non ho mai pensato che essere riformisti sia in contraddizione con l'essere fermi.

E non ho nessuna propensione al pasticcio.

Piuttosto nel sospetto verso la politica, nella denuncia costante di pasticci, si rivela non l'intransigenza etica, ma un qualunquismo antipolitico che rappresenta un fondo, abbastanza torbido, del radicalismo della piccola borghesia italiana"."Indignarsi è positivo", dunque, ha detto D'Alema ma bisogna stare attenti al rischio di "radicalizzazioni".

"Noi oggi - ha spiegato - rischiamo la radicalizzazione, sotto la spinta di fenomeni che pure io considero positivi; perché è positivo che nel Paese vi sia indignazione e mobilitazione, ma la politica - ha sottolineato - non può farsi sospingere, il suo compito è indicare il cammino di marcia.

Le energie vanno canalizzate in un motore".Riformisti dall'alto, riformisti per forzaQuanto allo specifico della tesi di Nicola Rossi, D'Alema ha manifestato il proprio assenso: Quello dei governi di centrosinistra è stato un "riformismo dall'alto": "Siamo stati riformisti per forza, - ha detto citando il titolo del libro di Rossi - ma il riformismo è un processo sociale e culturale, non una formula ingegneristica e richiede una cultura riformista diffusa".

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