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Di Pietro accusa il ddl Cirami di voler affrontare "l'emergenza personale di Berlusconi", non accetta la nomenklatura dei girotondi per la manifestazione del 14 e lancia messaggi per l'unità all'UlivoRoma, 3 settembre 2002 - Intervista-Filodiretto con il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro a cura di Alessio Falconio.Il Ddl CiramiIl primo argomento proposto all'ospite di Radio Radicale è stata la decisione del presidente della Camera Casini riguardo il rinvio alle commissioni congiunte della discussione sul Ddl Cirami sul legittimo sospetto: "Casini ha fatto la cosa giusta, … assicurando all'opposizione il suo diritto a fare l'opposizione, ma anche alla maggioranza il so diritto a fare il suo lavoro".Nel merito del disegno di legge di Cirami, Di Pietro ha spiegato che "il legittimo sospetto può essere utilizzato da chi non vuole essere processato, mentre ci si deve difendere nel processo, non dai giudici, se hai ragione - ha insistito l'ex pm - c'è sempre un giudice che può darti ragione".Ma Di Pietro ha contestato anche il metodo del provvedimento, che non considera una priorità, come lo sono invece i conti pubblici o l'inflazione: "Non si può collaborare con questa maggioranza, perché della giustizia per tutti, della giustizia giusta non gli frega niente, è condizionata da interessi giudiziari personali di Berlusconi e qualche amico suo, sta fermando il sistema paese con questa emergenza personale.
Dobbiamo - ha aggiunto - indicare al paese le emergenze vere: il problema delle carceri, la carenza di ufficiali giudiziari".Il 14 sia una manifestazione spontanea senza imposizioniDunque il leader dell'Italia dei Valori ha auspicato che il 14 settembre ci sia in piazza un milione di persone e che quella sulla giustizia sia una manifestazione della "massima spontaneità, non ci devono essere imposizioni".
Anche se, ha ammesso, "un gruppo vuole appropriarsene e decidere chi deve parlare, chi partecipare e quali bandiere portare, mentre io dico lasciate che nascano mille palchi"."Noi - ha anticipato - saremo presenti distribuendo la nostra proposta sulla giustizia e ci rattrista che ci sia la rincorsa a chi deve salire sul palco: non vogliamo essere condizionati da una nuova nomenklatura dei girotondi.
Sentirmi dire, io che ho fatto mani pulite, che debbo andare lì, ma non posso parlare di giustizia con i cittadini perché non mi spetta, mi sembra un inutile prevaricazione.
Sia invece - ha ribadito - un happening spontaneo, ognuno col suo palchetto".L'8 settembre confronto Di Pietro-Fassino-RutelliPer quanto riguarda i suoi rapporti con l'Ulivo, l'ex pm ha annunciato per l'8 settembre un confronto pubblico a Ferrara con Fassino e Rutelli: "L'ulivo - ha spiegato - ha bisogno di allargarsi e in uno schema bipolare l'Italia dei Valori non va da nessuna parte.
Voglio aprire un confronto per un programma di governo comune, pur mantenendo la nostra identità", ha aggiunto, anticipando che "alle prossime politiche l'Italia dei Valori sarà nell'allleanza contro Berlusconi."Meglio pochi, maledetti e subito"Rispondendo alle domande degli ascoltatori Di Pietro ha spiegato perché, come si chiede anche Marco Pannella, il pool di Mani pulite ha deciso di non accusare i corrotti di tangentopoli anche di associazione per delinquere: "Meglio pochi, maledetti e subito", ha affermato l'ex pm, spiegando che "in reati di corruzione è sempre difficile dimostrare l'associazione per delinquere".Di Pietro inoltre ha attaccato duramente i condoni decisi dal governo, "fate i furbi che la furbizia paga, questo il messaggio dei condoni", ha detto, e ha affermato che la "vera resa dei conti" con il governo avverrà sui conti pubblici.Fino a sentenza definitiva...Infine, Di Pietro ha ribadito le sue proposte per risolvere la "questione morale": "I condannati non possono essere eletti e i rinviati a giudizio per reati contro la P.A.
non possono assumere cariche pubbliche e di governo".
Dobbiamo - ha aggiunto - indicare al paese le emergenze vere: il problema delle carceri, la carenza di ufficiali giudiziari".Il 14 sia una manifestazione spontanea senza imposizioniDunque il leader dell'Italia dei Valori ha auspicato che il 14 settembre ci sia in piazza un milione di persone e che quella sulla giustizia sia una manifestazione della "massima spontaneità, non ci devono essere imposizioni".
Anche se, ha ammesso, "un gruppo vuole appropriarsene e decidere chi deve parlare, chi partecipare e quali bandiere portare, mentre io dico lasciate che nascano mille palchi"."Noi - ha anticipato - saremo presenti distribuendo la nostra proposta sulla giustizia e ci rattrista che ci sia la rincorsa a chi deve salire sul palco: non vogliamo essere condizionati da una nuova nomenklatura dei girotondi.
Sentirmi dire, io che ho fatto mani pulite, che debbo andare lì, ma non posso parlare di giustizia con i cittadini perché non mi spetta, mi sembra un inutile prevaricazione.
Sia invece - ha ribadito - un happening spontaneo, ognuno col suo palchetto".L'8 settembre confronto Di Pietro-Fassino-RutelliPer quanto riguarda i suoi rapporti con l'Ulivo, l'ex pm ha annunciato per l'8 settembre un confronto pubblico a Ferrara con Fassino e Rutelli: "L'ulivo - ha spiegato - ha bisogno di allargarsi e in uno schema bipolare l'Italia dei Valori non va da nessuna parte.
Voglio aprire un confronto per un programma di governo comune, pur mantenendo la nostra identità", ha aggiunto, anticipando che "alle prossime politiche l'Italia dei Valori sarà nell'allleanza contro Berlusconi."Meglio pochi, maledetti e subito"Rispondendo alle domande degli ascoltatori Di Pietro ha spiegato perché, come si chiede anche Marco Pannella, il pool di Mani pulite ha deciso di non accusare i corrotti di tangentopoli anche di associazione per delinquere: "Meglio pochi, maledetti e subito", ha affermato l'ex pm, spiegando che "in reati di corruzione è sempre difficile dimostrare l'associazione per delinquere".Di Pietro inoltre ha attaccato duramente i condoni decisi dal governo, "fate i furbi che la furbizia paga, questo il messaggio dei condoni", ha detto, e ha affermato che la "vera resa dei conti" con il governo avverrà sui conti pubblici.Fino a sentenza definitiva...Infine, Di Pietro ha ribadito le sue proposte per risolvere la "questione morale": "I condannati non possono essere eletti e i rinviati a giudizio per reati contro la P.A.
non possono assumere cariche pubbliche e di governo".
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