11 DIC 2002

Ds: "L'Europa tra pace e guerra" (con Fassino e Amato)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 20 min
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Il 'no' alla guerra contro l'Iraq pronunciato da Amato si trasforma in una profonda critica agli europei, responsabili di non avere né una strategia contro il terrorismo, né gli strumenti per attuarlaFirenze, 11 dicembre 2002 - I Ds hanno organizzato un incontro sul tema "L'Europa tra pace e guerra" a cui hanno partecipato il sindaco di Firenze Leonardo Domenici, il presidente della regione Toscana Claudio Martini, oltre al segretario nazionale Piero Fassino e l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato.Amato: europei responsabiliParlando di pace e di guerra il tema d'attualità è la crisi irachena.

L'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato ha premesso che "in un mondo squilibrato" come questo, "non basta dire non mi piace", ma "dire 'no' a questa guerra è necessario.

Non si fronteggia - ha sostenuto - il pericolo del terrorismo bombardando l'Iraq, non c'è relazione, non si può risolvere esercitando unilateralmente il potere di distruggere".Bombardare l'Iraq in questo momento, avverte Amato, significherebbe "alimentare le radici del terrorismo" e "destabilizzare la regione".

Ma dal 'no' a questa guerra, l'ex premier passa ad una critica profonda a "noi europei"."Siamo responsabili - ha sottolineato - perché non siamo in condizione di imporre strategie diverse e possiamo solo dire di 'no', non dobbiamo ritenerci soddisfatti" di questo.

Quale la strategia europea per combattere il terrorismo? - si è chiesto - dobbiamo ammettere che non la abbiamo e non siamo dotati neanche di strutture che, se l'avessimo, ci darebbe la forza di farla valere".Ciò, ha aggiunto, "è tanto più grave visto che è possibile una gestione multipolare del potere".

Inoltre, Amato ha individuato un "problema di integrazione tra culture ed economie".

Il problema dello sviluppo, ha spiegato, è diverso e richiede strumenti diversi in ogni paese, lo strumento delle liberalizzazioni deve essere accettato, ma dosato con prudenza.Fassino: no a quetsa guerraPiero Fassino ha esordito condividendo l'"impianto" dell'intervento di Amato.

A suo giudizio, vanno individuati dei fattori esplicativi della situazione della politica mondiale: "La transizione incompiuta negli equilibri internazionali dopo la caduta del blocco sovietico nell'89, resa ancor più complessa dalle dinamiche della globalizzazione".In questa chiave si può spiegare che gli Stati Uniti siano tentati di imporre una strategia unilaterale.

Inoltre, il segretario dei Ds ha individuato nel tema della sovranità un tema centrale.

Una sovranità "non globale", mentre su altri settori la globalizzazione è in uno stadio molto avanzata, impone di rispondere alla domanda come si costruisce una sovranità sovranazionale".In questo senso, Fassino auspica che l'Onu sia resa più forte, per superare "l'insufficienza e l'inadeguatezza" di oggi e una globalizzazione dei diritti e della democrazia".

Quindi, ha concluso, l'uso della forza può essere uno strumento della politica, ma non in questo contesto: anche per Fassino attaccare l'Iraq significherebbe rafforzare il terrorismo, destabilizzare la regione e mettere in pericolo i rapporti con il mondo islamico.

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