08 AGO 2003
intervista

Le liste P2: Massimo Bordin intervista Roberto Ciuni

INTERVISTA | - 00:00 Durata: 46 min 32 sec
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Roma, 8 agosto 2003 - Il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin ha intervistato Roberto Ciuni, ex direttore dei quotidiani 'Il Mattino' e 'Il Giornale di Sicilia'.

In un'intervista rilasciata qualche giorno fa al 'Corriere del Mezzogiorno', e ripresa solo da 'il Riformista', il giornalista, che risultò nelle liste P2, ha esposto una tesi che ribalta la 'vulgata' tradizionale sulla P2 e dunque sugli anni tra la fine dei '70 e l'inizio degli '80.La tesi di Ciuni è diametralmente opposta a quella scaturita dalla Commissione Anselmi e in assonanza invece con quello che diceva Marco Pannella
già in quel periodo.

I comunisti non c'erano nella loggia, perché era la P2 a garantire per loro agli occhi degli Stati Uniti.

La P2 non era un'organizzazione golpista di estrema destra.Ciuni tiene a differenziare tra la Loggia massonica, che non era affatto segreta, e le liste documentate dai giornali dell'epoca.

Secondo la ricostruzione di Ciuni, parte della struttura dello Stato italiano da Yalta alla caduta del muro di Berlino assisteva e garantiva i partiti e la politica italiani davanti agli Stati Uniti e all'alleanza atlantica.

Si trattava di alcune personalità e poteri fuori dall'ufficialità: Agnelli, Mediobanca.

Un loro sì o un loro no influiva in maniera molto più determinante di quanto potessero un segretario della Dc o di altri partiti.

E questo, riconosce il giornalista, Marco Pannella lo aveva capito bene.Erano state quelle persone, spiega l'ex direttore del Mattino, ad aver garantito il compromesso storico.

Sarebbe infatti stato impensabile che in quel momento un'operazione politica così anomala potesse verificarsi dentro l'alleanza atlantica senza un nulla osta degli Usa.

Ed impensabile che i politici italiani, con i loro linguaggi "astrusi" e "incomprensibili" (per esempio Moro e Zaccagnini), potessero essere ascoltati a Washington.Vi fu, secondo Ciuni, la necessità di un avallo di firme come quelle degli Agnelli, dei Cuccia e degli uomini della lista P2, i generali, gli ammiragli, che avevano dimostrato amicizia all'America.

Dunque, ricorda Ciuni, quando alle elezioni del '75 per un pelo la maggioranza non fu di sinistra, scattò l'"operazione avallo".Una serie di fatti, argomenta Ciuni, proverebbero questa tesi: nella lista vi erano giornalisti e direttori nei cui giornali non c'era una sola riga di destra e di oltranzismo atlantico, ma solo elogi della nuova posizione del Pci.

Poi c'è "la politica di ammiccamenti" di Berlinguer alla Nato, fino alla celebre frase, "preferisco essere protetto dall'alleanza atlantica".Dunque, spiega il giornalista, il ritrovamento delle liste fu un'operazione contro il Pci, e non a favore, fu contro l'intesa pubblica Dc-Pci.

La P2 era certamente un potere che si contrapponeva ai partiti, ma non un gruppo di golpisti: lo Stato italiano, conclude Ciuni, aveva un suo "sotterraneo".Dal '76 Craxi e Pannella avevano capito: "La politica vale soltanto se ha qualche valore che viene prima e che è rispettato prima, mentre gli altri non avevano nessun principio di questo tipo".

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