08 FEB 2000
europa

Allargamento dell'UE: Conferenza stampa del Commissario Gunter Vereheugen sui negoziati

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 22 sec
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Bruxelles, 8 febbraio 2000Documento audiovisivo (e sintesi testuale) della conferenza stampa del Commissario Gunter Verheugen sui negoziati con i paesi del secondo gruppo di candidati all'ingresso nell'Unione Europea, alla luce degli esiti del Consiglio di HelsinkiIl Commissario UE all'allargamento ha quindi risposto a numerose domande (sintesi testuale), molte delle quali in riferimento alla questione austriaca.

Registrazione di "Allargamento dell'UE: Conferenza stampa del Commissario Gunter Vereheugen sui negoziati", registrato martedì 8 febbraio 2000 alle 00:00.

L'evento è stato
organizzato da Commissione Europea.

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  • Vereheugen espone la situazione dei negoziati per l'allargamento

    Sintesi delle dichiarazioni del Commissario Vereheugen <br> Gli esiti del vertice di Helsinki: tempi e procedure dei negoziati<br> Gli esiti del vertice di Helsinki, la strategia dell'allargamento prosegue in un clima positivo con vari altri paesi, nei quali importyanti decisioni politiche sono state prese nell'ottica dell'allargamento.<br> Tuttavia esistono preoccupazione da parte dei sei paesi del primo gruppo paesi candadati (Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Polonia e Slovenia), che devono essere prese sul serio: sono preoccupati dal rischio che l'apertura di nuovi negoziati con altri paesi possano rallentare il processo di adesione dei paesi candidati del primo gruppo.<br>Su questo la Commissione ha già assicurato che questo rischio non si verificherà poichè i negoziati con il secondo gruppo saranno molto più rapidi di quanto non siano stati quelli con il primo.<br>Per il primo gruppo, la presidenza portoghese ha già deciso che tutti i capitoli in sospeso verranno aperti sotto questo semestre di presidenza, con l'esclusione di quello istituzionale. A metà di quest'anno per i primi sei paesi si apriranno tutti i capitoli. Per il secondo gruppo (Bulgaria, Lettonia, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia), entro una settimana verranno aperti ufficialmente i negoziati: da qui all'8 marzo 2000 la Commissione proporrà al Consiglio i capitoli da aprire al negoziato.<br>La presidenza portoghese intende procedere rapidamente, ma dopo Helsinki adotteremo una procedura diversa: i capitoli da affrontare non saranno gli stessi per tutti i paesi. Con grande probabilità alcuni capitoli più semplici saranno proposti per tutti i paesi, poi si differenzierà. L'elemento decisivo per l'apertura di un capitolo è verificare se un paese ha veramente raggiunto la fase di preparazione adeguata. Per questo si compie un esame analitico dello stato di avanzamento delle condizioni del paese candidato. Sulle basi di questo monitoraggio si passa al negoziato.<br> <p> La CIG e le date-obiettivo:<br>Quest'anno si accrescerà la pressione politica per fissare date-obiettivo precise per le prime adesioni: ma noi potremo fornire queste date solo quando avremo informazioni precise di cui oggi non disponiamo, poichè riusciremo a possedere tali informazioni solo qunado sapremo con precisione quali difficoltà incontra il processo negoziale, il che ci permetterà di negoziare periodi transitori su alcuni capitoli che non sono stati ancora affrontati. Appena possibile daremo date precise sulla conclusione dei negoziati, ma più difficile sarà fornire le date per la vera e propria adesione, anche perchè ciò dipende anche dalla riforma istituzionale. In tal senso, è evidente che le prime decisioni sulle adesioni potranno essere presi quando i risultati della Conferenza Inter Governativa saranno ratificati. Naturalmente i negoziati possono essere conclusi anche prima di questa ratifica: tuttavia il vero e proprio processo di adesione potrà essere veramente aperto solo quando le riforme istituzionali saranno attuate. <p> Il principio dei negoziati: celerità e qualità<br> Qunato ai negoziati stessi, noi ci lasceremo guidare da un principio, che non abbiamo di fronte l'eternità, e quindi baderemo ad esser celeri, ma al contempo cercheremo di tener conto anche del fatto che in un processo così difficile sarà necessario non correre rischi e fare un lavoro di qualità: noi non proporremo delle adesioni premature o affrettate se tutte le condizioni non saranno soddisfatte, altrimenti cadremmo in problemi ancora più gravi. <p> La questione Turchia<br>La decisione sulla Turchia è stato uno dei risultati più evidenti e palesi del vertice di Helsinki, per adesso posso dire che alcune aspettative che noi collegavamo a questa decisioni, cominciano a delinearsi. Certo, c'è un'evoluzione molto rapida nelle relazioni tra Grecia e Turchia, ora si comincia un dialogo che vediamo come molto incoraggiante ed auspicabile. C'è però la crisi di Cipro: forse, si apre uno spiraglio anche da quella parte, però è prematuro dire qunado si giungerà alla conclusione di quella vicenda, anche se gli sforzi sono promettenti. La strategia di pre-adesione è ancora in una fase iniziale: nel marzo prossimo una muova visita in Turchia avrà la possibilità di precisare ulteriormente la situazione. <p> Gli effetti all'interno dei paesi candidati e degli stati membri<br>Non facciamoci illusioni: l'adesione della società e dell'opinione pubblica è molto varia. C'è l'entusiasta e chi non lo è. Anche le ripercussioni immediate nelle condizioni di vita devono essere prese sul serio: non ha significato alcuno andare a dire che l'allargamento porterà un grande successo economico, tacendo che dietro a questo paravento si nascondono enormi disparità. Ci sono regioni che approfitteranno molto dell'allargamento ed altre che per una fase transitoria avranno nostri problemi, sia per gli stati membri che per i candidati. Bisognerà dare una risposta a molti interrogativi per neutralizzare coloro che ostacolano il processo di allargamento: lo dico pensando anche all'Austria, in cui il populista Heider potrebbe utilizzare nelle sue campagne la questione dell'allargamento, anche se oggi non lo ha fatto, domani potrebbe <strong>Indice</strong>
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  • Vereheugen risponde alle domande dei giornalisti

    Sintesi delle risposte:<br> Sui rischi che la crisi austriaca possa essere nociva al processo dell'allargamento<br>Non penso che avremo difficoltà: l'Austria è il paese che può avvantaggiuarsi di più dall'ingresoso di quattro paesi vicini. Però è anche ovvio che l'Austria è il paese che ci perderà di più se il processo fallirà, poichè le sue relazioni con quattro paesi limitrofi saranno pregiudicate. Il nuovo cancelliere farà tutto il possibile per dimostrare che l'Austria soddisferà i propri impegni internazionali. Il rischio è Heider, una persona che ci preoccupa perchè non sappiamo come si comporterà in una situazione di campagna elettorale. <p> I rapporti tra l'Austria e gli altri partners: il rischio di un comportamento 'antieuropeo'<br>"La linea della commissione è chiara: noi vogliamo osservare la politica che effettivamente seguirta dal governo austriaco. Se essa non dovesse collimare con gli obiettivi e la sostanza del trattato, allora prenderemo delle misure. <p> Sull'ipotesi di contingentamento della libera circolazione in una fase transitoria<br>per il momento non sappiamo quale possa essere il vero e concreto impatto sul mercato del lavoro, ma almeno due paesi Austria e Germania chiedereanno una normativa transitoria. Per questo creeremo uno strumento flessibile adattandolo caso per caso, regione per regione: stiamo comunque, non si è deciso ancora nulla, si tratta di riflessione <p> Sul prezzo che gli attuali stati membri dovranno pagare per l'allargamento<br>La commissione fa una proposta di politica negoziale, ma la decisione spetta al Consiglio: per il momento non c'è una proposta definita, anche se esistono delle premesse. Non penso che gli stati membri saranno disponibili a modificare le previsioni contenuti nell'Agenda 2000: chi mette in dubbio questo assunto rischia di far crollare tutto, sicchè la nostra proposta resterà all'interno di questa previsione finanziaria. Solo nel 2006 potranno essere modificare le previsioni finanziarie: in quella data potranno essere valutate molto meglio gli sviluppi della situazione. <p> Sul rischio che movimenti populisti ed estremisti vadano al Governo in alcuni dei paesi candidati<br>La decisione dei 14, sul caso austriaco dimostra che l'Unione non vuole che partiti populisiti o estremisti vadano al governo in paesi membri e nemmeno in paesi candidati. Se in un paese candidato, un movimento paragonabile al partito di Heider andasse al potere io mi attenderei che gli stati membri reagissero nello stesso modo in cui hanno agito ora. Ogni paese deve rispettare i criteri politici stabiliti da Copenaghen: qualora dovessimo giungere alla conclusione che in un paese candidato questi requisiti non vengono soddisfatti, allora bloccheremmo il negoziato, conseguenza evidente e logica. <p> Si eventuali limiti e procedure di adesione<br>E' preferibile che non si abbiano dodici o tredici adesioni una dopo l'altra: è cosa migliore, anche per funzionamento delle istituzioni che il processo di adesione si verifichi a due o tre ondate. Nonostante debba ricordare che esiste anche un principio per il quale un paese o due paesi che siano pronti non possono essere lasciati aspettare che un altro paese sia pronto. Sarebbe auspicabile se si potesse far si che nello scenario di adesione si potesse tener conto da nessi regionali: se sia possibile o meno dipende se i paesi che appartengono alla stessa regione abbiano fatto gli stessi progressi. Sicuramente non sarebbe ammissibile ritardare l'ingresso di un paese perchè il suo vicino non è pronto. <p> Questioni ambientale ed assicurazioni sulle centrali nucleari<br>le questioni ambientali per la Commissione hanno un'importanza fondamentale ed il fatto che proprio per l'ambiente si debbano pensare a periodi di transizione non deve far pensare ad una priorità inferiore, ma è proprio una conseguenza dell'impostazione che abbiamo dato ai negoziati: al momento dell'adesione il paese candidato deve aver recipito tutto il diritto ambientale comunitario dal punto di vista giuridico e deve possedere tutti gli strumenti per applicare questa legislazione. Per realizzare gli standard devono esservi finanziamenti elevati e delle risorse tecniche che non possono essere disponibili in un periodo breve. Solo per questo abbiamo previsto un periodo di transizione.<br>Per qunato riguarda le centrali nucleari abbiamo preso degli accordi con la previsione di date di chiusura e stiamo lavorando per il finanziamento e l'organizzazione strutturale per rispettare queste date. Non posso negare che in qualche caso la data di chiusura possa non essere osservata. La chiusura delle centrali resta una premessa ai negoziati: non ho dubbi che i paesi rispetteranno gli impegni ed anche noi rispetteremo gli impegni finanziari assunti.
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