23 NOV 2000

Duisenberg: "In difesa dell'Euro, contenere l'inflazione e proseguire con le riforme"

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 45 min 38 sec
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Nel corso dell'audizione alla Commissione degli Affari monetari del Parlamento Europeo il Presidente della BCE è intervenuto nuovamente sulla crisi della moneta unica e sul futuro dell'economia della zona-Euro, in particolare richiamando la politica e le parti sociali a contribuire ad introdurre riforme per il contenimento dell'inflazione.

Registrazione audio di "Duisenberg: "In difesa dell'Euro, contenere l'inflazione e proseguire con le riforme"", registrato giovedì 23 novembre 2000 alle 00:00.

La registrazione audio ha una durata di 45 minuti.
  • Bruxelles, 23 novembre 2000 - Davanti al Comitato per gli Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, Wim Duisenberg, presidente della BCE ha fatto il punto della situazione sull'andamento dell'economia dell'Unione, soffermandosi anzitutto sugli interventi sui tassi di cambio, ma anche dichiarandosi preoccupato per la debolezza della moneta unica nei confronti del dollaro.<br> <br>
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  • Fermare la crescita dei prezzi

    Duisenberg ha anzitutto ricondotto i motivi che hanno dettato l'innalzamento del tasso di interesse dello scorso 5 ottobre alla necessità di "impedire che le crescenti pressioni al rialzo dei prezzi al consumo non si trasformassero in tendenze permanenti". In particolare, l'intervento è scaturito dalle "prove derivanti dai due pilastri della strategia di politica monetaria adottata dalla BCE: una permanente crescita della moneta sopra il valore di riferimento e una pressione sui prezzi al consumo derivante sia dall'incremento del petrolio che dal tasso di cambio in un contesto di forte crescita economica".<br>Circa la situazione economica, Duisenberg si è dichiarato più ottimista ricordando come la media della crescita economica nel periodo luglio-settembre 2000 si sia collocata al 5,4%, superiore al valore di riferimento del 4,5%. "Tuttavia - ha aggiunto - indicatori mensili fanno prevedere un rallentamento nei prossimi mesi". Le ultime stime indicano una crescita del PIL dello 0,8&, con una crescita della occupazione che ha portato al tasso di disoccupazione del 9% "cifra mai sconosciuta dalla prima metà del 1993". Anche se alcuni indicatori fanno prevedere un calo del PIL per il secondo semestre dell'anno "soprattutto come risultato dell'impatto dei recenti incrementi del prezzo del petrolio sul reddito personale", Duisenberg ha confermato il proprio ottimismo poichè "l'area dell'Euro è meno dipendente dal petrolio e questo evita un effetto nengativo costante sulla fiducia e per questo - ha concluso sul punto - ci sono dei motivi per essere fiduciosi sulle prospettive di crescita".<br> <br>
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  • Preoccupazione per l'Euro

    Se sulle prospettive di crescita Duisenberg si mostra fiducioso, non identico stato d'animo ha espresso per la situazione della moneta unica al tasso di cambio. Il presidente della BCE ha anzitutto sottolinato che "il tasso non è più allineato sui fondamentali economici ormai da molto tempo" ricordando altresì la preoccupazione in materia espressa dal G7 a partire dalle "ripercussioni globali" che possono derivarne, ed in tal senso ha collogato gli "interventi concertati" dello scorso 22 settembre ma anche quelli in novembre. <br> <br>
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  • Frenare l'inflazione con le riforme

    Il vero obiettivo della BCE è quello di contenere l'inflazione: "Il tasso di inflazione è stato leggermente superiore da alcuni mesi e riflette il repentino aumento del prezzo del petrolio" ha rilevato Duisenberg, aggiungendo che "anche se il petrolio scende i tassi di inflazione potranno rimanere sopra il 2% per molto tempo". In questo contesto, anche se "vari agenti economici" potrebbero essere attivati dal direttorio BCE "al fine di mantenere la stabilità dei prezzi e il tasso di inflazione sul medio temine entro il 2%", il leader della banca europea ha ammesso che "la politica monetaria non ce la fa da sola".<br> "Evitare la crescita dell'inflazione è una sfida politica e delle parti sociali": così Duisenberg ha rivolto un esplicito inivito a proseguire decisamente nelle riforme strutturali, dall'introduzione di meccanismi di flessibilità del mercato del lavoro alla liberalizzazione del mercato, dalle politiche di risanamento dei deficit di bilancio alle riforme fiscali, poichè "le riforme devono aiutare ad adeguarsi in maniera soft agli schock esterni".<br> <br>
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