28 NOV 2000

Veronesi 'smonta' i pilastri del proibizionismo

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 53 min 34 sec
Player
Il ministro della Sanità alla Terza Conferenza nazionale sulle droghe ha esposto dati che contraddicono tutti i fondamenti della politica proibizionista sulle droghe.

Registrazione audio di "Veronesi 'smonta' i pilastri del proibizionismo", registrato martedì 28 novembre 2000 alle 00:00.

La registrazione audio ha una durata di 53 minuti.
  • Genova, 28 novembre 2000 - Umberto Veronesi, il celebre oncologo, Ministro della Sanità, dati alla mano ha confutato i principali fondamenti su cui si basa la poltiica proibizionista in materia di droghe. Alla base della relazione di Veronesi, vi è stata la rivendicazione della positività della politica di "accettazione e tolleranza" nei confronti dei tossicodipendenti, cui il ministro ha attribuito il valore di "svolta" rispetto alle precedenti impostazioni proibizioniste. <br>Dall'uso del metadone - causa della diminuzione della mortalità e delle grandi infezioni - come elemento cruciale nel trattamento socio-sanitario del tossicodipendente, alla necessità di guardare con attenzione alle politiche di somministrazione controllata in corso in alcuni paesi euroepi, dalla constatazione che l'uso dei cannabinoidi sia fatto 'di costume' e non devianza, fino alla confutazione della demonizzazione delle nuove droghe come l'extasy, Veronesi ha illustrato una linea strategica che non lascia giustificazioni ai fautori di una politica repressiva in materia di droghe: "Esiste una condizione dicotomica tra quella legislativa e quella attuativa, che definirei schizoide".<br> <br>
    0:00 Durata: 38 min 9 sec
  • "La disfatta del proibizionismo"

    Nel corso del suo intervento, il ministro ha preso le mosse dal punto di conclusione cui era giunta la precedente edizione della Conferenza nazionale sulle droghe tenutosi a Napoli, rievocando gli esiti di quell'appuntamento come "una svolta importante" che pure "a molti italiani sfuggì". Infatti, Veronesi ha rilevato come in quella occasione fosse stata adottata una politica di 'accettazione e di tolleranza e non di rifiuto', per la quale il tossicodipendente "è un malato da curare e non un deviato da punire e da perseguitare", con il conseguente impegno di "mettere in atto tutte quelle misure che portassero la popolazione in condizione di farmaco dipendenza in una condizione più vicina alla normalità". Proprio a partire da questa rievocazione, Veronesi ha posto in evidenza il significato politico di quella "svolta": «Da una parte ci si lamentò - ha ricordato il ministro - che in fondo questa era una dichiarazione di sconfitta, di disfatta della posizione precedente, coerente con il principio del proibizionismo, cioè quella del tentativo di riportare la popolazione tossicodipendente ad una condizione totalmente priva di ogni dipendenza. Si doveva accettare quindi che questa prima ipotesi totalitaria, non era stata raggiunta e che dovevamo prendere atto di una sconfitta». <br> <br>
    0:01 Durata: 2 min 31 sec
  • La dicotomia schizoide tra legge e prassi

    Il ministro ha quindi approfondito il significato della 'svolta', sottolinando come essa per alcuni avesse assunto la valenza di "una prima dichiarazione antiproibizionistica" che Veronesi ha così argomentato: "Se da una parte dichiariamo che chi si droga è fuori dalla legalità, dall'altra lo seguiamo, lo aiutiamo, lo incoraggiamo in certi comportamenti e gli diamo addirittura del metadone, lo manteniamo in una condizione volutamente di dipendenza, purchè i grandi rischi vengano ridotti o limitati". A partire da questa notazione il ministro ha sottolineato come esista una "condizione dicotomica tra quella legislativa e quella attuativa, condizione che definisco sottilmente schizoide". Veronesi ha rivendicato la validità dell'abbandono delle politiche proibizioniste: "un grande passo in avanti", sia in linea con l'atteggiamento degli altri paesi europei, ma anche come una posizione "pragmatica".<br> <br>
    0:04 Durata: 2 min 38 sec
  • La somministrazione controllata di eroina

    Nel corso della relazione, Veronesi si è soffermato anche sullo scenario Europeo: anzitutto evidenziando che l'uso del metadone - che il ministro in precedenza aveva ricondotto direttamente alla diminuzione della mortalità - sia adottato in tutti i paesi, ma anche esprimendo il proprio apprezzamento per la soluzione adottata in Belgio, Danimarca e Francia di consentire la prescrizione della terapia metadonica al medico curante. Veronesi ha quindi messo in evidenza la necessità di porre estrema attenzione alle sperimentazioni in corso in Svizzera, Germania ed Olanda in materia di somministrazione controllata di eroina: "una soluzione abbastanza innovativa" che se da un lato il ministro riconosce essere "tutta da verificare" dall'altra viene rivalutata attraverso il richiamo ad un rapporto del governo federale svizzero "secondo cui - riferisce Veronesi - vi è stato un recupero dei pazienti sua in senso clinico che sociologico, con una diminuzione della mortalità per overdose, riduzione dell'infezione da HIV ed una riduzione della criminalità che non ci si poteva non attendere".<br> <br>
    0:17 Durata: 5 min 2 sec
  • L'extaxsy, come le droghe leggere, "un fatto di costume"

    Veronesi ha quindi trattato i temi delle nuove droghe rilevando come si tratti di sostanze che hanno un segno completamente opposto dall'eroina ed in tal senso confutando la demonizzazione dell'extasy: "Nessuno può dire che sia una cosa di grande benessere, però fortunatamente non è mortale e non da grande dipendenza. E quindi - ha proseguito - se dovessimo scegliere tra il mondo della droga tradizionale e dell'eroina e quello invece della discoteca e delle droghe leggere, penso che non sarebbe difficile scegliere". Sempre sul tema delle cosidette 'droghe leggere', il ministro ha fornito dei dati di un'indagine per la quale il 33% degli intervistati ha rivelato di aver usato 'cannabinoidi', a fronte di un 80% di risposte positive per l'uso di alcol ed un 70% per l'uso di sigarette. A tal proposito Veronesi ha parlato dell'uso di hashish e marjuana come fatto "non di dipendenza, ma di costume: se noi accettiamo - ha proseguito - che si consumi alcol, nonostante vi siano 5.000 morti all'anno o che si fumino sigarette, sapendo che il fumo di tabacco prova 50.000 morti all'anno in Italia, siamo allineati con i cannabinoidi che però fortunatamente, non provocano morte".<br> Sempre a partire dai dati di questa indagine, dai quali emerge che l'uso di eroina viene riscontrato nello 0,8% del campione degli intervistati, Veronesi ha evidenziato come del 33% di coloro che avevano dichiarato di fare uso di droghe leggere "solamente una frazione infinitesima si trasforma in uso di eroina", confutando la tesi dei cannabinoidi quali precursori delle droghe pesanti.<br> Questo l'ultimo ed ulteriore esplicito colpo alle tesi del proibizionismo.<br> <br>
    0:31 Durata: 5 min 14 sec