05 LUG 2001

Mannino: Dichiarazioni a caldo dopo l'assoluzione

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Palermo, 5 luglio 2001 - "E' una sentenza di assoluzione, quindi il mio animo dovrebbe aprirsi alla gioria, ma un processo di otto anni con una detenzione di 22 mesi lascia delle ferite nell'animo allora la gioia è temperata.

D'importante è che stata riconosciuta la verità della mia innnocenza".

Queste le dichiarazioni a caldo di Calogero Mannino dopo la sentenza (che l'imputato non ha ascoltato in aula ma - rivela - da Radio Radicale) che lo ha assolto dall'accusa di concorso in associazione mafiosa.

Nelle dichiarazioni raccolte da Sergio Scandura, Calogero Mannino non manca di esprimere la
propria sofferenza per le lunghe vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto ("E' stata presa la mia vita, mi è stata inflitta un'offesa, è stata ferita la mia vita anche nel mio aspetto fisico") e accusa duramente i pubblici ministeri "era un processo senza fatti, non solo senza prove").

Mannino richiama il ruolo dei pentiti Spatola, le cui "propalazioni false" costitusicono il "prologo" dela propria vicenda giudiziaria, ma anche quelle di Gioacchino Pennino, giudicato "il momento più inquietante che segna la saldatura tra un certo tipo di disponibilità alla collaborazione e l'utilizzazione che ne è stata fatta".

Le accuse di Mannino sono rivolte contro i Pm, rispetto al cui ruolo chiede si apra un dibattito politico nel paese: "Quando ho ricevuto l'avviso di garanzia - ricorda Mannino - mi sono presentato ai pm con umiltà, ero deputato in carica, ho offerto collaborazione, ho risposto a tutte le domande, ho riconosciuto le cose che dovevo riconoscere, ho negato quello che dovevo negare, ho tenuto un comportamento di leale collaborazione, ma i pubblici ministeri hanno utilizzato gli elementi della mia difesa contro di me, hanno dimostrato che non sono al di sopra delle parti, ma incarnano esclusivamente la funzione accusatoria, e questo è un elemento fondamentale che si deve tener presente nel dibattito che si deve aprire nel paese".

Un accenno anche all'ipotesi di rientro in parlamento, rispondendo alla domanda se fosse adesso disponibile a candidarsi: "Alla ipotesi di mia candidatura (alle recenti elezioni politiche ndr) è stato opposto un rifiuto da Fini o da Berlusconi".

Rispetto a questo atteggiamento Mannino critica l'atteggiamento dei due leader del centrodestra: "Evidentemente pensano di tagliare fuori dal futuro l'esperienza storica della Dc.

A loro vanno bene alcuni democristiani, ma non va bene la Dc, ed a pensarci bene loro sono beneficiari della fine della Dc".

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