04 DIC 2001

Conferenza afgana di Bonn: Karzai presidente, una donna tra i vice?

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Via libera al leader Pasthun vicino all'ex re Shair Zha.

Si discute ancora sui nomi che costituiranno l'Amministrazione ad Interim.

Ipotesi di una donna vicepresidente.Bonn, 4 dicembre 2001, (Dal nostro Corrispondente David Carretta) - Le 4 delegazioni hanno trovato un accordo su Hamid Karzai, importante leader Pashtun, l’etnia maggioritaria del paese, molto vicino all’ex re Zahir Shah, che è già stato vice-ministro degli esteri alla fine degli anni 80.46 anni, Karzai era tornato in Afghanistan nell’ottobre scorso, per cercare di organizzare una resistenza Pasthun ai Talebani, e da
allora è divenuto uno degli uomini più ricercati dai Talebani.

Attualmente sta combattendo attorno a Kandhahar per la liberare l’ultimo bastione nella mani degli studenti islamici.La rincuncia di SiratL’altro candidato, sempre del gruppo di Roma, Abdul Sattar Sirat, ha rinunciato, dopo che il suo nome era stato prima approvato e poi ritirato dalla delegazione che lui stesso dirigeva.

Sirat non avrebbe avuto sufficiente sostegno interno al paese e, contrariamente a Karzai, non godeva del favore dei diplomatici occidentali e delle Nazioni Unite.Una donna vicepresidente?4 delle vicepresidenze dell’amministrazione provvisoria saranno invece suddivise in base a una ripartizione etnica: una ciascuna le etnie Hazara, Uzbeka, Tajika e Pasthun.

Si parla inoltre di affidare una vicepresidenza a una donna.Ministri importanti all'alleanza del NordPer quanto riguarda i ministeri, quelli chiave rimarranno nelle mani dell’Alleanza del Nord, che ha ceduto la presidenza dell’amministrazione a condizione di mantenere gli esteri, gli interni e la difesa.

Dovrebbero essere confermati dunque Abdullah Abdullah, Yunus Qanooni e Mohammed Fahim, la nuova generazione dell’Alleanza del Nord che gode di un forte sostegno da parte degli Stati Uniti.Alcuni fonti affermano che sarà costituito un ministero per i bambini e le donne.Accordo sul percorso istituzionaleLa scelta di Karzai arriva all'indomani dell'approvazione del documento Onu che traccia un percorso possibile verso la pace e la stabilizzazione dell’Afghanistan."Accordo sui meccanismi provvisori fino al ristabilimento delle istituzioni governative permamenti in Afghanistan".

Questo è il titolo del documento lungo sei pagine, che comprende tre annessi.La bozza che era stata presentata dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Afghanistna, Lakhdar Brahimi, è stata l’oggetto di alcuni emendamenti, definiti dal portavoce di Brahimi, "non sostanziali".L’obiettivo di questo accordo è l’avvio di una fase transitoria che possa portare l’Afghanistan in due anni e mezzo ad avere una Costituzione e delle elezioni libere.

Il primo passo consiste nella creazione di un’amministrazione ad interim che governi il paese per i prossimi sei mesi.

Questo embrione di governo sarà composto da un Presidente, 5 vicepresidenti (fra cui una donna) e da 23 ministri.

La suddivvisione dei vari ministeri avverà in mdo da dare un’ampia rappresentanza etnica, ma anche politica all’amministrazione ad interim.Verso la Loya Jirga d'emergenzaQuest’organismo verrà affiancato da un Commissione speciale indipendente di 21 membri per la convocazione della Loya Jirga d’emergenza, l’assemblea tradizionale afghana, che avrà il compito, una volta riunitasi, di nominare il governo provvisorio che porterà dopo due anni l’Afghanistan a elezioni.

La Loya Jirga di emergenza dovrà anche redigere una costituzione.L’amministrazione provvisoria, nei primi sei mesi, dovrà anche costituire una Corte suprema.Trattative in corso sui nomiSe questo è l’assetto istituzionale su cui si è trovato un compromesso, i 4 gruppi afghani sono ancora nel pieno delle trattative per decidere a chi vanno le diverse responsabilità governative.

La questione che è sul tavolo negoziale, forse quella più difficile, è quella dei nomi delle 29 persone che comporranno l’amministrazione provvisoria.

Nei giorni scorsi le delegazioni hanno presentato le loro liste di candidati: Lakhdara Brahimi ha ricevuto circa 150 nomi (60 per la delegazione dell’Alleanza del Nord, 30 ciascuno gli altri gruppi), dai quali dovrà ricavare una proposta di esecutivo che metta d’accordo tutti.Il problema RabbaniRimarrebbe fuori dal governo l’attuale presidente riconosciuto dalle Nazioni Unite, il professor Burhanuddin Rabbani.Da Rabbani dipende anche l’entrata in vigore dell’accordo e l’effettivo avvio dell’amministrazione provvisoria.

La data di partenza della fase transitoria deve essere fissata quest’oggi dalle diverse parti e dalle Nazioni Unite in consultazione con Rabbani a Kabul.

L’attuale presidente potrebbe cercare di dilatare il più possibile i tempi del passaggio di consegne.

Durante tutta la conferenza, Rabbani ha cercato di sabotarne i risultati.

Da Kabul o dagli Emirati Arabi, il presidente riconosciuto dalle Nazioni Unite ha moltiplicato le dichiarzioni contradditorie a quelle dei suoi delegati presenti a Bonn, tanto che Yunus Qanonni, il capodelegazionie dell’Alleanza del Nord, ha dichiarato a AFP che si il professore non avesse accettao l’accordo preparato a Bonn, si sarebbe rivolto al popolo.

Gli ultimi episodi risalgono alla serata di ieri.

La lista di nomi dell’Alleanza del Nord è stata consegnata a Brahimi solo dopo una telefonata del ministro degli esteri tedeco Fischer.Scontro generazionale nell'Alleanza del Nord Questa stessa lista è molto più ampia di quella delle altre delegazioni, il che fa pensare a un tentativo di ostruzionsismo nei confronti della squadra delle Nazioni Unite che deve verificare i nomi, la profssionalità e le competenze di tutti i candidati dalle varie delegazioni.

Secondo un’agenzia AP, in questa lista dell’Alleanza del Nord non erano inclusi l’attuale ministro degli esteri, Abdullah Abdullah, e ministro degli interni, Yunus Qanooni, che sarebbero stati aggiunti dalla delegazione a Bonn.Emerge uno scontro generazionale, che vede contrapposti da una parte Abdullah, Qanooni e Fahim, e dall’altra il professor Rabbani, reticente a cedere le sue funzioni e il suo potere, come già avvenne nel 1982, con, come conseguenza, 25.000 morti sotto le bombe del suo avversario di allora, il pasthun Hekmatyar.Brahimi andrà a KabulPer addolcire a Rabbani l’uscita di scena, le Nazioni Unite hanno comunuqe fatto molto.

Nel preambolo di accordo vi è un paragrafo nel quale Rabbani viene ringraziato per il suo ruolo in Afghanistan e nell’attuale conferenza.

L’accordo prevede la costituzione di una Corte Suprema, alla cui presidenza, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe destinato Rabbani.

Ma probabilmente tutto questo non è bastato e non si ha ancora la garanzia che Rabbani accetterà e applicherà il compromesso raggiunto a Bonn.

Per questa ragione, Lakhdar Brahimi dovrebbe volare a Kabul subito dopo la conclusione della conferenza.Altri scontri interni all'Alleanza del NordMa gli scontri all’interno dell’Alleanza del Nord non sono solo politici.

Il Wall Street Journal riportava quest’oggi la notizia di scontri miliatri fra diverse fazioni dell’Alleanza anti-talebani nella zona di Mazir-e-Sharif, attualmente controllata da tre signori della guerra: l’Hazara Muhaqiq, l’uzbeko Dostom e il Tajiko Mohammed Atta.

Ricordo che da Dostom e dagli Hazara erano venutge critiche alla sottorappresentazione etnica delle rispettive etnie.La forza mulitinazionale OnuDiventa dunque sempre più urgente la presenza di una forza multinazionale di mantenimento della pace, che possa essere garante dell’accordo di Bonn e frapporsi, nel caso di scontri interni all’alleanza anti-talebani, fra le diverse fazioni in lotta.Con l’accordo della notte scorsa, i 4 gruppi chiedono al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di valutare la possibilità di inviare una forza multinazionale di sicurezza.

I tempi e la composizione dipendono quindi ora dal Consiglio di sicurezza.

Secondo diverse fonti a NY si starebbe già lavorando su una bozza di risoluzione per l’invio di caschi blu in Afghanistan.

Il loro compito sarebbe quello di garantire la sicurezza di Kabul e dintorni, con la possibilità di un’estensione di competenza, ma solo su richiesta dell’amministrazione provvisoria.Accordo finale atteso domaniI tempi per la chiusura di questa conferenza: se non ci sono intoppi, si prevede che la lista dei ministri sia approvata fra questa sera e domanimattina.

Domani alle 8.00 arriveranno al castello di Petesberg Gherard Schroeder, cancelliere tedesco, e Joska Fischer, ministro degli esteri, per una cerimonia solenne in cui dovrebbe essere firmato l’accordo approvato la notte scorsa.

Ma visti i precedenti rinvii, e la difficile trattativa sui nomi, ormai non si può essere certi di nulla.

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