07 GEN 2002

Rassegna della Stampa Estera: Editoriali sulle dimissioni di Renato Ruggiero (7.1.2002)

[NON DEFINITO] | di David Carretta - 00:00 Durata: 19 min 52 sec

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A cura di David CarrettaUn nuovo inizio per l’Italia (Wall Street Journal, Editoriale) Lungi dal danneggiare il governo italiano, le dimissioni del ministro degli esteri Renato Ruggiero, potrebbero provocare un passo avanti – e non solo per l’Italia.

La partenza di Ruggiero, per la sua abilità e il suo prestigio diplomatico, segnano la fine di sette mesi di litigi di lato proilo che, eccezione fatta per il divertimento, non facevano bene a nessuno.

Con il divorzio consensuale, come lo hanno chiamato senza essere convincenti i politici italiani, qualche paso avanti può però essere
fatto.

Sena dubbio saremo costretti ad ascoltare commenti preoccupati del tipo : l’Italia diventerà eurooescettica? I nazionalisti avrann troppo potere in un rinnovato governo Berlusconi? Il mondo prenderà l’Italia meno seriamente? Dal boss della FIAT Giovanni Agnelli, che pressò Berlusconi per dare al suo protetto il posto di ministro degli esteri, abbiamo già sentito la lamentela: "Ora l’Italia è più debole".

Non è così.

Il divorzio del governo Belrusconi dal venerabile Ruggiero può dimostrarsi una liberazione.

Primo, Berlusconi non sembrava essere più in sincronia con il suo ministro degli esteri di quanto non lo sia Ariel Sharon con Simon Peres.

Fin dall’inizio, l’ex capo del WTO era un disadattato.

Se l’elite politica europea si sentiva rassicurata dalla presenza di Ruggiero, il governo italiano ne soffriva.

Ruggiero sembrava spesso più preoccupato della statura delle istituzioni europee che del benessere degli italiani che era sensato servire.

Se Berlusconi chiedeva ad ogni occasione la basilare domanda che si fanno gli imprenditori (cosa ci guadagnamo), Ruggiero sembrava adottare il punto di vista secondo il quale l’UE e l’euro sono fini a se stessi.

(Forse, l’Euro ha portato stabilt economica all’Italia… il che a breve termine ha portato all’impossibilità di svalutare la lira, svalutazione tanto cara ad alcuni imprenditori, ma a lungo, qualche vantaggio ce l’ha…) Un tipico esempio tempestoso di cosa questo produceva, è stato l’espisodio dello scorso mese nel quale Berlusconi, contro il parere di Ruggiero, si è tirato fuori dal porgetto multimiliardario di aereo da trasporto militare europeo e la minaccia di veto sul Mandato di arresto europeo.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i litigi interni al governo italiano su come affrontare l’Euro.

Ruggiero aveva annunciato di essere rattristato per acer sentito I suoi colleghi ministri criticare la nascita della moneta unica.

Si riferiva in parte, crediamo, al ministro delle finanze Giulio Tremonti, che aveva fatto l’ovvia osservazione che non sarà l’euro a portare la pace e a porre fine alle guerre.tremonti aveva aggiunto che era necessria una solida politica economica era necessaria, e non solo banconote e monete, per rendere l’UE più prospera.

Forse questo è un punto di vista che turba Ruggiero, ma, data la storia italiana fatta di disastri nella politica fiscale, potrebbe suonare agli altri come qualcosa di nuovo.

La partenza di Ruggiero da al primo minstro una nuova chance di realizzare la sua promessa di smuovere lo status quo in Italia e in Europa.

Il sostegno a Berlusconi rimane altro, circa il 51% ; ma negli ultimi tre mesi è stato in declino, mentre è aumentata la popolarità di Ruggiero.

Questo ci porta all’ultimo punto.

Gli Italiani rimangono fortemente europeisti ; Ruggiero o meno, l’Italia non vuole uscire dall’Italia.

Dove Berlusconi ha sbagliato è nel non spiegare cosa precisamente vuole dall’Europa.

Tremonti ha già tracciato un agenda per l’Unione europea che reclama la necessità di più trasparenza, miglior governo e puù dinamismo economico.

Quando gli Italiani hanno dato a Belrusconi la sua storica vittoria elettorale lo scorso anno, questi erano precisamente i cambiamenti che speravano dal nuovo primo ministro.

Anche i tagli di tasse aiuterebbero.

L’Unione ha bisogno della stessa medicina ; la perseveranza e il successo in Italia aiuterebbero a indicare la via.

Dissensi profondi e dibattiti all’interno dell’Unione possono essere di grande importanza.

Se Berlusconi potesse operare con più finezza di quanto ha fatto finora, la sua voce potrebbe essere influente in Europa, e aitare a forgiare nuove e più strette relazioni con gli USA.

Questa è una ulteriore ragione per vedere il divorzio con Ruggiero non una perdita per l’Italia, ma forse l’inizio di una nuova salutare relazione fra l’Italia e l’UE.

*** L’Italia, in controtempo (Le Monde, Editoriale) E’ una questione logica.

Uomo di talento e di esperienza, europeo convinto, apprezzato dai uoi pari, Rentao Ruggiero non poteva restare a lungo ministro degli affari esteri di Silvio Berlusconi.

Non poteva fare parte durevomente di una squadra di cui certi membri mostrano volentieri non il loro euro-scetticismo, ma la loro euro-avversione.

Aveva un ruolo preciso da giocare : dovevva assicurare la credibilità europea e internazionale di un’italia berlusconiana che non ispirava fiducia ai suoi partner nell’Unione.

Ruggiero si è sforzato per sette mesi.

Ha scelto di partire Sabato 5 gennaio.

Non poteva più conciliare le sue convinzioni, l’idea che si è fatto dell’Italia in seno all’Europa, e la linea euro-disprezzante del governo di Berlusconi.

[…] Non c’è da stupirsi.

Questi sette mesi di governo Berlusconi soo stati caratterizzai da colpi bassi portati all’Europa.

[…] Berlusconi occuperà occuperà, il tempo che sarà necessario, la poltrona di Ruggiero.

Ha detto che assicurerebbe la continuità della politica europea del governo.

Non è rassicurante.

Berlusconi, che presiede i detini di uno dei paesi fondatori dell’Europa, ha una concezione tatcheriana dell’Unione (senza la personalità della Lady), e cioè puramente contabile, priva di ogni ambizioni politica.

La maggioranza di Berlusconi non è minacciata dalla partenza di Ruggiero.

Ma chi sa, se il presidente del Consiglio non abbia commesso il suo prmo vero passo falso politico.

Ruggiero era un ministro molto popolare.

I sondaggi indicano che gli italiani plebiscitano l’euro – fedeli al meglio di una nazone geeticamente europea, reticenti all’aggressione berlusconiana.

*** Fatti e misfatti del cavaliere, Le Figaro, Editoriale [...] La partenza di Renato Ruggiero, cauzione europa del governo – non è tale da restaurare l’immagine negativa del Cavaliere.

Ed è qui il colmo della situazione : ritornato al potere grazie al suo controllo della comunicazione politica, Berlusconi sta su questo terreno perdendo la mano..

non c’è più magia.

L’Italia ha di certo bisogno di molte delle riforme che preconizza.

Ma non si governo un paese come un impero televisivo.

A Madrid, il discreto Josè Maria Aznar lo sa da molto tempo.

*** Meno Italia, El Pais, Editoriale [...] Il Governo di Berlusconi si sta trasformando in una zavorra per l'Europa.

Le dimissioni di Ruggiero, costituiscono un colpo all'europeismo italiano e una sfida ai soci comunitari.

Si confermano così i pegiori pronostici su un Governo formato dalla Forza Italia di Berlusconi, la Lega Nord e Alleanza Nazionale, un amalgama di destrismo, xenofobia ed antieuropeísmo.

Se Berlusconi, il cui ingresso nel Partito Popolare Europeo è stato avvallato da Aznar, voleva rendere chiara la sua posizione, ci è riuscito.

Berlusconi è già qualcosa di più che una cinese nella scarpa dell'UE.

E può trasformarsi in un tormento.

Italia, socio fondatore dell'UE e di forte tradizione europeista, perde credibilità e capitale politico senza Ruggiero nel Governo.

Questa Italia di Berlusconi è la meno Italia.

Ma meno Italia è anche meno Europa.

*** Berlusconi, lo stupore dell'UE, El Mundo, Editoriale Le dimissioni del ministro di Affari Esteri non hanno solo aperto una crisi nel Governo italiano, ma sono servite affinché l'UE finalmente si meravigliasse per gli spropositi di Silvio Berlusconi.

Con l'uscita di questo europeista del Governo, si confermano le peggiori paure espresse sulla Stampa internazionale.

L'Italia è un paese fondamentale nel seno dell'UE.

Ma il suo primo ministro dirige la nazione verso un isolazionismo che risulta suicida.

Come dice bene Gianni Agnelli, la politica di Berlusconi sta contribuendo a fare dell'Italia "un paese più debole" nel contesto internazionale.

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  • "Un nuovo inizio per l'Italia", editoriale del Wall Street Journal - Europe

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  • "Fatti e misfatti del cavaliere", editoriale di Le Figaro

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  • "Meno Italia", editoriale di El Pais

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  • "Berlusconi, lo stupore dell'UE", editoriale di El Mundo

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