15 APR 2002

Legalità Costituzionale: Pannella beve l'ultimo bicchiere d'acqua ed avvia lo sciopero della sete

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Alle ore 17 e 30 di Lunedi, Marco Pannella avvia il drammatico sciopero della sete per chiedere il ripristino della legalità costituzionale Roma, 15 aprile 2002 - Dopo due sospensioni, questa volta Marco Pannella ha davvero bevuto l'ultimo sorso d'acqua ed ha intrapreso lo sciopero della sete per chiedere la fine di quella che ha definito la "flagranza di reato" del Parlamento, che continua a mancare al dovere costituzionale di eleggere i due giudici che servono a restituire il plenum alla Consulta.

Decisione inevitabile La decisione era apparsa pressocchè inevitabile sin dalla mattinata,
allorquando da Montecitorio erano cominciate a trapelare notizie che facevano prefigurare una nuova "fumata nera" nella votazione del parlamento prevista per il pomeriggio.

Soprattutto le notizie che giungevano dai palazzi del potere anticipavano quello che poi sarebbe stato l'effettivo svolgimento degli eventi: a differenza di quanto annunciato per due volte, infatti, i presidenti delle Camere non avrebbero convocato la "seduta fiume" che il leader radicale chiede con la propria azione nonviolenta.

Pera e Casini mancano agli impegni assunti Al contrario, Pera e Casini avevano convocato due differenti votazioni per domani, ma senza quelle "votazioni senza interruzioni" annunciate nel comunicato del 25 marzo, ed anche senza mantener fede all'impegno assunto nel comunicato dell'11 marzo, allorquando i presidenti delle Camere annunciavano che in caso di esito negativo della seduta odierna, "le successive votazioni" avrebbero avuto luogo "continuativamente".

Sicchè Marco Pannella aveva buon gioco nell'accusare duramente i presidenti del Parlamento di aver mancato agli impegni assunti, di essere "due volte menzogneri".

Interrompere la flagranza del reato "La nonviolenza deve misurarsi all'entità della violenza di cui si tenta di interrompere la flagranza".

Così il leader radicale ha dichiarato di aver risposto ad un compagno di partito che esprimeva la preoccupazione per il passaggio allo sciopero della sete.

Pannella ha infatti più volte ribadito la necessità della propria drammatica azione nonviolenta di fronte alla "flagranza di reato permanente" del Parlamento e "probabilmente per omissione" del Presidente della Repubblica e "sul piano dell'attentato ai diritti civili e politici del cittadino", della Rai-tv.Nel constatare e denunciare l'illegalità condotta ai più alti livelli istituzionali, di un parlamento che non rispetta la legge e dunque assume un comportamento "criminale e criminogeno", Pannella ha poi ricordato lo slogan radicale per il quale "laddove c'è strage di vita del diritto e di legalità, poi vi sarà strage di diritto alla vita, di corpi e di popoli".

Dunque, il passaggio allo sciopero della sete è "l'assalto nonviolento" all'illegalità ed alla violenza delle istituzioni.Il brindisi e l'ultimo bicchiere d'acqua Dopo aver in maniera commossa ringraziato tutti i cittadini (oltre mille persone al momento in cui scriviamo, ndr) che si sono uniti al Satyagraha ("lo sciopero generale delle coscienze informate, intransigenti e umili"), Pannella si è versato dell'acqua ed ha rivolto ai presenti un "brindisi alla giustizia" e contro "la violenza degli occupanti dello stato italiano, di un parlamento che si comporta in un modo criminogeno, e di un Presidente della Repubblica che per omissione è complice".

"Brindo alla buona riuscita anche di questa battaglia" ha aggiunto Pannella, prima di bere l'ultimo bicchiere d'acqua che ha dato il via allo sciopero della sete alle ore 17 e trenta di lunedi 15 aprile 2002.

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