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Il presidente della Knesset commenta favorevolmente l'ipotesi di forme di adesione di Israele nell'Unione Europea, e significativamente aggiunge: "Meglio questo che le sanzioni" Bruxelles, 23 marzo 2002 - "Qualunque nuovo accordo per il Medio Oriente, dovrà contemplare l'integrazione economica sociale e democratica di Israele nell'Unione Europea".
Così nel corso di una conferenza stampa il presidente della Knesset (il parlamento Israeliano), Abraham Burg ha risposto ad una domanda di David Carretta di Radio Radicale sulla proposta avanzata dagli eurodeputati radicali di ingresso di Israele … nell'Unione Europea.
Meglio la carota che il bastone Il presidente della Knesset, rispondendo alla domanda non ha mancato di sottolineare, come finora però dal parlamento europeo sia giunta formalmente solo una proposta di sanzioni economiche nei confronti del proprio paese, aggiungendo inoltre di ritenere "inaccettabile che le sanzioni contro il medio-oriente siano rivolte ad una delle due parti, poichè sono le due le parti nel conflitto".
"Se qualcuno mi chiedesse - ha proseguito - se preferisco la carota dell'ingresso in UE o il bastone delle sanzioni, è chiaro che io preferisco la carota".
Israele condivide i valori dell'UE Quanto allo specifico della proposta dei parlamentari, Burg aveva afferamto di conoscerla solo a grandi linee e quindi di essere in difficoltà nell'esprimere un giudizio nello specifico.
Il presidente laburista della Knesset ha però affermato di condividerne l'ispirazione generale: "Un anno e mezzo fa a Strasburgo ho già detto che l'Europa non è soltanto un continente, ma un sistema di valori che travalica i semplici confini geografici e si fonda sul principio della democrazia ed Israele di certo fa parte di questa comunità di valori".
In tal senso, Burg ha pressocchè testualmente ripreso una delle argomentazioni che Marco Pannella aveva esposto a sostegno della proposta radicale di piena adesione di Israele nell'Ue nel corso di un intervento ad un convegno svoltosi a Bruxelles.
(Vai al servizio correlato) Ipotesi di soluzione della crisi Quanto allo specifico della crisi in corso, Burg ha chiesto "un'unica politica mondiale sul medio-oriente" ed uno sforzo massimo per arrivare ad una "seconda conferenza di pace", nel corso della quale "il dialogo poi si dovrebbe incentrare sulle considerazioni necessarie per tradurre l'iniziativa saudita in una politica reale".
Il presidente della Knesset ha infatti assicurato che "la politica e anche l'opinione pubblica" israeliana sono pronte alla pace.
Le accuse ad Arafat Il presidente del parlamento israeliano, che come detto è laburista, in patria si è spesso trovato in posizioni di duro contrasto con il governo Sharon e con le ali più conservatrici dello schieramento politico, ma di fronte alla stampa ha in sostanza difeso l'azione militare decisa dal governo.
Burg ha respinto duramente l'accusa di massacro rispetto a quanto avvenuto a Jenin: "Non è sato un massacro - ha detto - è stata una battaglia ed abbiamo trovato munizioni e depositi di esplosivo".
Analogamente, pur rifiutando di delegittimare il ruolo di Arafat, l'esponente politico israeliano ha riservato durissime accuse al leader palestinese, rilevando come egli non sia stato in grado di battere i fondamentalismi ed anzi, al contrario di essere sceso a compromessi con loro, perdendo autorevolezza e la guida unitaria del proprio paese.
"Al posto di Arafat - ha detto - avrei preparato tappeti rossi per accogliere Sharon alla spianata delle moschee".
Così nel corso di una conferenza stampa il presidente della Knesset (il parlamento Israeliano), Abraham Burg ha risposto ad una domanda di David Carretta di Radio Radicale sulla proposta avanzata dagli eurodeputati radicali di ingresso di Israele … nell'Unione Europea.
Meglio la carota che il bastone Il presidente della Knesset, rispondendo alla domanda non ha mancato di sottolineare, come finora però dal parlamento europeo sia giunta formalmente solo una proposta di sanzioni economiche nei confronti del proprio paese, aggiungendo inoltre di ritenere "inaccettabile che le sanzioni contro il medio-oriente siano rivolte ad una delle due parti, poichè sono le due le parti nel conflitto".
"Se qualcuno mi chiedesse - ha proseguito - se preferisco la carota dell'ingresso in UE o il bastone delle sanzioni, è chiaro che io preferisco la carota".
Israele condivide i valori dell'UE Quanto allo specifico della proposta dei parlamentari, Burg aveva afferamto di conoscerla solo a grandi linee e quindi di essere in difficoltà nell'esprimere un giudizio nello specifico.
Il presidente laburista della Knesset ha però affermato di condividerne l'ispirazione generale: "Un anno e mezzo fa a Strasburgo ho già detto che l'Europa non è soltanto un continente, ma un sistema di valori che travalica i semplici confini geografici e si fonda sul principio della democrazia ed Israele di certo fa parte di questa comunità di valori".
In tal senso, Burg ha pressocchè testualmente ripreso una delle argomentazioni che Marco Pannella aveva esposto a sostegno della proposta radicale di piena adesione di Israele nell'Ue nel corso di un intervento ad un convegno svoltosi a Bruxelles.
(Vai al servizio correlato) Ipotesi di soluzione della crisi Quanto allo specifico della crisi in corso, Burg ha chiesto "un'unica politica mondiale sul medio-oriente" ed uno sforzo massimo per arrivare ad una "seconda conferenza di pace", nel corso della quale "il dialogo poi si dovrebbe incentrare sulle considerazioni necessarie per tradurre l'iniziativa saudita in una politica reale".
Il presidente della Knesset ha infatti assicurato che "la politica e anche l'opinione pubblica" israeliana sono pronte alla pace.
Le accuse ad Arafat Il presidente del parlamento israeliano, che come detto è laburista, in patria si è spesso trovato in posizioni di duro contrasto con il governo Sharon e con le ali più conservatrici dello schieramento politico, ma di fronte alla stampa ha in sostanza difeso l'azione militare decisa dal governo.
Burg ha respinto duramente l'accusa di massacro rispetto a quanto avvenuto a Jenin: "Non è sato un massacro - ha detto - è stata una battaglia ed abbiamo trovato munizioni e depositi di esplosivo".
Analogamente, pur rifiutando di delegittimare il ruolo di Arafat, l'esponente politico israeliano ha riservato durissime accuse al leader palestinese, rilevando come egli non sia stato in grado di battere i fondamentalismi ed anzi, al contrario di essere sceso a compromessi con loro, perdendo autorevolezza e la guida unitaria del proprio paese.
"Al posto di Arafat - ha detto - avrei preparato tappeti rossi per accogliere Sharon alla spianata delle moschee".
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