20 MAG 2002

Cnel-Fti: Verso la e-Society, VIII Rapporto sull'ICT in Italia

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 17 min

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In una ricerca la storia dei successi e delle battute d'arresto dell'Information technology e le prospettive future in tutti gli aspetti della vita associataRoma, 20 maggio - Il Forum della Tecnologia dell'Informazione e il Cnel hanno presentato l'Ottavo Rapporto sull'ITC in Italia, quest'anno intitolato, Verso la e-Society.Nelle intenzioni degli autori il rapporto costituisce "una fotografia dello stato dell'arte nell'informatica, nelle telecomunicazioni, nella televisione, nella multimedialità, e una riflessione sull'efficienza globale del sistema paese".

Un'analisi comparataSul sito del
Forum il rapporto viene presentato anche come una ricostruzione storica delle trasformazioni che negli ultimi anni hanno segnato il panorama dell'Informatione and communication technology, dalle aspettative e le attese agli effettivi risultati, tradottisi talvolta in successi, talvolta in battute d'arresto.

La ricostruzione è stata condotta a partire da un'analisi comparata della situazione italiana, con quella dell'Unione europea e degli altri paesi avanzati.

Impatto socio-economico e le politicheAl centro della attenzione dunque, anche gli scenari, le trasformazioni e le previsioni, secondo un'analisi che ha tenuto in cosiderazione non solo gli aspetti tecnologici, ma anche quelli socio-economici a partire da quelli sugli impatti occupazionali e sulle imprese, così come sotto osservazione sono state passate le politiche da parte della pubblica amministrazione e del governo e le attività delle Autorità operanti nel settore.

Il chiaroscuro italianoNella sintesi del rapporto, la situazione italiana viene tratteggiata con i suoi aspetti contraddittori: se è positiva la concorrenza nel settore delle Tlc, dall'altro canto si registra una mancata riorganizzazione nel settore televisivo.Analogamente nel nostro paese - rileva il rapporto - alla crescita costante dell'utilizzo di Internet giunto al livello delle altre nazioni europee, fa riscontro una carenza di imprese nel settore della tecnologia avanzata e dell'innovazione e se la stessa nascita di un ministero dell'Innovazione Tecnologica e la spinta in corso per le applicazioni di egovernment è un aspetto positivo, il ritardo nell'avvio di esperimenti sulla carta d'identità elettronica e soprattuto il ritardo dell'avvio delle reti della terza generazione di telefonia mobile costituisce un elemento di forte rallentamento.Verso la e-societyDunque, il rapporto afferma che il passo verso la e-society non può essere condotto esclusivamente attraverso applicazioni di e-commerce o di e-governement, ma è necesssario una profondo cambiamento sociale, che imponga l'emergere di nuovi gruppi, nuove strutture, nuovi linguaggi e nuovi valori.Il rapporto individua questi nuovi gruppi, non come tradizionali classi sociali, ma come categorie che si distinguono per il loro intenso rapporto di "amore-odio" con la tecnologia, vittime del techno-stress che colpisce chi deve costantemente impegnarsi per mantenersi aggiornato, e si rilassa con i videogiochi.Ironicamente, il rapporto divide in quattro sottocategorie, questi nuovi gruppi: l'@ristocrazia, la multimedia-class, i net-lavoratori, i net-nomadi.La e-democracyUn capitolo del rapporto è dedicato anche alle nuove forme di democrazia: i nuovi gruppi sociali sono diffidenti - secondo gli autori - rispetto alla politica, giudicata incapace di comprendere le trasformazioni indotte dalla rivoluzione dell'era tecnologica e il potenziale offerto dall'Ict, ma allo stesso tempo la maggior parte di essi non si sente affatto impegnata a sviluppare una riflessione sulla e-democracy.La ricerca, dunque, preferisce collocarli tra gli astenuti e i non interessati alla politica.Da parte degli autori giunge il suggerimento alla politica tradizionale di attivare meccanismi di comunicazione online, dai newsroup alle chat ed ai forum per cercare di coinvolgere questi gruppi sociali.Più in generale l'impatto dell'Ict sulla politica genera una richiesta di partecipazione ed informazione personalizzata, sia nei contenuti che nel mezzo di trasmissione e nel linguaggio stesso.

Agorà o plebiscito?La ricerca non scioglie il dilemma tra le due correnti di pensiero: tra chi vede nello sviluppo tecnologico la possibilità di offrire strumenti per il potenziamento della democrazia, che diventa pià diretta, trasparente, priva di intermediazione e chi invece teme il passaggio dalla democrazia rappresentativa ad una sorta di istant democracy in cui le decisioni dei potenti, che possiede il potere di persuasione sull'opinione pubblica, vengano sottoposte ad una istantanea ratifica da parte del corpo elettorale senza la necessaria riflessione e il necessario approfondimento.Insomma, resta insoluta la fondamentale domanda se Internet possa rappresentare la nuova Agorà o un'oligarchia plebiscitaria.

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