24 MAG 2001

D'Amato all'Assemblea generale di Confindustria: «Il Governo faccia anche scelte impopolari»

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Roma, 24 maggio 2001 h10:22 - Il governo Berlusconi dovrà guidare il Paese "facendo scelte difficili, forse in un primo momento anche impopolari, ma necessarie per rendere l'Italia un paese più moderno, più giusto, più coeso".

E' "molto positivo" il giudizio che il Presidente di Confindustria, nella relazione annuale all'assemblea, dà del risultato elettorale che vedrà uin governo di centrodestra.Antonio D'Amato afferma che con l'esito elettorale "ci sono le condizioni per la stabilità e la governabilità indispensabili ai fini di un'efficiente gestione della cosa pubblica" e perché si
compiano le riforme necessarie per "far vincere l'Italia".

Anche per questo, il leader di Confindustria chiede che si "svelenisca" il clima politico ma anche quello tra le parti sociali, abbandonando posizioni "ideologiche".

D'Amato sottolinea comunque il "primato della politica", e avverte: "Le fortune di un Paese dipendono in larga parte dall'avere una classe politica che si dimostri lungimirante nei suoi disegni, concreta e fattiva nei suoi progetti operativi, decisa nel mobilitare le risorse e le energie necessarie, coerente nel coordinare le scelte quotidiane con le strategie di lungo periodo".

Il presidente di Confindustria rilancia poi i contenuti del "manifesto" di Parma per la competitività, ricordando che il progetto ha avuto accoglienza positiva ed è stato largamente ripreso nei programmi elettorali di entrambi gli schieramenti.

"Adesso ci aspettiamo che entri concretamente nell'agenda del governo - dichiara - e che ci sia un coerente comportamento da parte dell'opposizione".

Critico con i precedenti esecutivi che "non hanno fatto le riforme che pure erano possibili" o, come nel caso del federalismo, si sono limitati a "mezze riforme", D'Amato sottolinea che a questo punto non si può più perdere tempo perché "l'Italia sta invecchiando, tutto il metabolismo della società italiana è alterato dal peso opprimente di regole ormai obsolete".

Il presidente degli industriali detta quindi l'agenda del prossimo governo: "Contratti a termine, fisco, lotta al sommerso, infrastrutture".

Chiede una "riforma definitiva" delle pensioni, accusando il governo Amato di aver lasciato passare metà anno senza intervenire sulla verifica pure prevista per il 2001: "Una eredità negativa che la passata legislatura ha lasciato a quella che si sta aprendo".

Il tema, ammette, è "difficile", ma "non rinviabile".

Sul fronte dei conti pubblici D'Amato afferma che "c'è il rischio che quest'anno Bruxelles ci chieda una manovra aggiuntiva".

La riduzione della pressione fiscale, in ogni caso, dovrà essere sostenuta da "un rigoroso controllo della spesa pubblica".

Oltre a queste misure, D'Amato sottolinea l'esigenza di misure per il Sud, e chiede che non si "ceda" sul fronte dell'inflazione.

Ultimo, ma non meno importante requisito per "fare vincere l'Italia", la costituzione di "un fronte comune" con le altre forze sociali, le forze politiche e il Governo.

A quest'ultimo - conclude il presidente - "se si muoverà in questa prospettiva non faremo mancare il nostro sostegno", pronti però a "non fare alcuna concessione a nessuno" se gli obiettivi fossero diversi da quelli indicati.

"Un interlocutore sempre di grande valore", nella presentazione dello stesso D'Amato, il Ministro dell'Industria, Enrico Letta , traccia invece il bilancio positivo che i governi di Centrosinistra lasciano ai loro successori.

L'ingresso nell'area dell'Euro, per cominciare, ma anche il calo dell'inflazione che - se era doppia rispetto alla media europea - ora rientra nella media ed è addirittura inferiore a quella tedesca.

Quindi, la capitalizzazione di borsa - che toccava appena il 16% del Pil, ed ora è passata al 70% - ed i posti di lavoro creati (circa 1 milione e 200 mila), in un contesto in cui la conflittualità e le ore di sciopero si sono ridotte di un terzo.

Il tutto, sottolinea il ministro, è avvenuto in un processo di importanti riforme: dal commercio, alla giustizia, al fisco.

Tuttavia Letta ammette anche che qualcosa non ha funzionato.

"Avremmo potuto fare di più sicuramente - dichiara- ma le scelte politiche assunte sono state chiare e nette".

Così come, ora, il risultato elettorale del 13 maggio è "chiaro e netto".

Questa "situazione di stabilità nuova" che trova fondamento nell'introduzione del maggioritario, toglie "qualsiasi alibi a tutto ciò che non è possibile fare".

A questo proposito, il Ministro dell'Industria, spiega che ci sono almeno cinque punti essenziali che il nuovo governo dovrà affrontare nei prossimi tempi.

Primo fra tutti: il futuro economico dell'Europa.

"Finora - ammette Letta - abbiamo puntato a stare attaccati al treno che va".

"Un'opposizione costruttiva" , dunque, quella che promette il più giovane ministro della Repubblica, che salutando l'assemblea degli industriali, dichiara: "Dipingeremo l'Italia per quello che sarà e non un'Italia diversa o peggiore".

E questo è solo "un arrivederci": "Nei prossimi 5 anni - conclude Letta - costruiremo un'alternativa credibile anche per voi".

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