28 MAG 2001

Intervista-filodiretto con Cesare Salvi: «Bisogna andare oltre l'Ulivo»

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 42 min 24 sec
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Roma, 28 maggio 2001 h 10.15 - Il ministro del lavoro uscente Cesare Salvi ha risposto alle domande di Roberto Iezzi nel corso di un filodiretto con gli ascoltatori ai microfoni di Radio Radicale.

Secondo Salvi, la vittoria di Veltroni a Roma non deve essere "letta in chiave di alternativa tra Ulivo e grande partito socialdemocratico" di cui si parla in questi giorni, "non è questo il tema".

Bisogna invece "andare oltre l'Ulivo, perché l'integralismo dell'Ulivo l'abbiamo già pagato nella competizione elettorale".

Il segnale è "che l'Ulivo da solo non è autosufficiente, e bisogna andare
oltre l'Ulivo" Se Rifondazione e Di Pietro "fossero confluiti il 13 maggio avrebbe vinto il centrosinistra", nel quale tra l'altro "la tenuta al centro c'è stata", con l'esempio della Margherita, manca però "alla prova la sinistra di governo che ha perso 2 milioni di voti".

Se "si crea un'alleanza tra tutti quelli che sono a sinistra di Berlusconi - ha concluso Salvi - si crea una maggioranza".

Circa le assegnazioni dei seggi vacanti, la destra dovrà "rispettare le decisioni della magistratura".

Salvi si è augurato "che Berlusconi rispetti questa decisioni", sarebbe "grave modificare il dato delle assegnazioni a colpi di maggioranza in Parlamento".

Inoltre "Non è vero che quei voti sono stati tolti a FI", si tratta "della quota di voti che si gestisce secondo legge, semmai sono stati tolti ai partiti che non hanno raggiunto il 4%, e in quel mucchio di voti da assegnare ci sono tutti i voti degli italiani", e il fenomeno si è verificato perché "FI ha esagerato nel meccanismo delle liste civetta".

All'interno dei Ds "Esiste un problema di identità culturale e ideale e politica", mentre in vista dell'imminente congresso "si torna a dire che bisogna fare per l'ennesima volta un altro partito".

Per Salvi invece "occorre definire con chiarezza l'identità dei Ds come forza autenticamente di sinistra, una forza che sta in un'alleanza di centrosinistra nella quale essa esprima questa posizione".

Così sarebbe in grado di "portare un numero maggiore di consensi di quelli portati in assenza di un'identità chiara".

Per il ministro del lavoro uscente "ci vuole un congresso vero, nel quale si confrontino diverse linee e prospettive strategiche, linee politiche ed orientamenti culturali", e non "calare dall'alto organigrammi precostituiti".

Devono "decidere gli iscritti - ha detto Salvi - sulla base di un dibattito vero".

Gli iscritti "debbono decidere la prospettiva , le linee e le scelte di fondo tra proposte alternative".

È su "questa base che si sceglieranno i dirigenti, compreso il segretario".

Cesare Salvi quindi si è detto "contrario ad eleggere un segretario prima del congresso".

Se "nell'ultimo decennio le decisioni arrivavano dall'alto sui militanti", non si può continuare a "nascondere le divergenze dietro un preteso unanimismo che non aiuta", e le elezioni hanno dimostrato che "l'Ulivo non è autosufficiente, e bisogna andare oltre l'Ulivo".

Della rivisitazione dell'art.18 "se ne discuterà al congresso", per Salvi "il mercato del lavoro non ha bisogno di destrutturazione", e su questi temi "il nuovo governo si misurerà presto", di fatto "Confcommercio" e le altre associazioni degli artigiani "non hanno sottoscritto la direttiva Ue che scade nel luglio dell'anno prossimo".

Sulla flessibilità Salvi ha dichiarato di avere "idee vicine a Cgil e al socialismo europeo, di Francia e Germania".

Ma "a volte anche nello stesso mio partito le idee come le mie vengono considerate pericolosamente eversive".

Il mercato del lavoro "in Francia, che oggi è la locomotiva dello sviluppo, non ha seguito nessuno strada di destrutturazione e flessibilità, ma ha adottato le 35 ore, in Italia di questo non si parla nemmeno".

Cesare Salvi si è anche detto "orgoglioso di avere difeso contro tesi infondate la sostenibilità del sistema previdenziale pubblico".

"Non consegno nessuna patata bollente -ha aggiunto - i conti sono positivi, il centro destra non avrà bisogno di fare alcun intervento di taglio".

Berlusconi "aveva promesso di aumentare le pensioni, mi auguro possa farlo".

Quindi se da una parte "i conti del sistema pensionistico sono in ordine", dall'altra "si può scegliere una strada liberista e alleggerire, tagliando e secondo la linea legittima della destra", ma si tratta di "una linea e non di una necessità".

La spesa previdenziale "oscilla tra il 14 e il 15% del PIL e ciò accadrà per i prossimi 10 anni", quindi "si tratta di decidere politicamente se è giusto o non che questa somma vada ai pensionati".

Spetta poi "al sindacato decidere se fare lo sciopero generale, la sinistra coerentemente alla sua storia non potrà non essere con i lavoratori", in questo senso Salvi si è augurato che "non venga accolta la richiesta di D'Amato di tenere il tasso di inflazione programmata artificialmente basso perché sarebbe un regalo al padronato".

I governi di centrosinistra per Salvi "hanno sbagliato a non fare una legge sul conflitto d'interessi", e inoltre "abbiamo oscillato fra apertura e eccessiva chiusura verso l'opposizione", e per esempio "non avremmo dovuto nel aprile 1996 prenderci le presidenze di tutte e due le camere, rompendo una prassi che durava da anni per la quale esse andavano all'opposizione". .

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