18 LUG 2001

G8-Esteri: Ruggiero dopo la prima giornata del vertice, C'è la volontà di affrontare i grandi problemi del mondo

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Roma, 18 luglio 2001 - «C'è bisogno di un clima sereno, in cui tutti si rendano conto che di fronte ai grandissimi problmei del mondo, che sono inaccettabili molte volte, c'è una nuova volontà di affrontarli».

Così il Ministro degli Esteri, Renato Ruggiero chiarisce lo spirito con il quale procedono i lavori del vertice dei ministri degli esteri del G8, la cui prima sessione si è chiusa in serata a Villa Madama.

Oggetto di discussione - riferisce il Ministro - alcune delle situazioni più critiche dello scenario mondiale: il Medio oriente, la Macedonia, l'Africa, ma anche la prevenzione
dei conflitti.Preoccupazione per il Medio Oriente«La situazione invece di migliorare come avevamo sperato prima di questa riunione, dà segni molto inquietanti».

Così Ruggiero sintetizza l'esito del vertice sulla crisi mediorientale, rilevando però la presenza di elementi «da valutare positivamente».

Il ministro degli Esteri spiega subito che il primo fattore che fa intravedere qualche speranza, consiste nel fatto che comunque vi è un programma, quello della Commissione Mitchell, per iniziare il cammino della pace, «tuttora valido e senza alternative».

Altro elemento importante, secondo Ruggiero, è che su questo programma vi è il consenso delle due parti ed un consenso molto ampio della comunità internazionale.

«Il messaggio che indirizziamo ai capi di stato - aggiunge - è che il tempo sta andando via rapidamente per cui bisogna far in modo che inizi il cammino della pace».

In questo senso potrebbe essere utile mettere a punto un sistema di monitoraggio della situazione in Medio Oriente, per evitare operazioni militari e per chiarire le responsabilità.

La discussione, in ogni modo, sarà ripresa domattina.La crisi macedoneLa situazione in Macedonia, secondo il Ministro degli Esteri, è sicuramente migliore di quella mediorientale.

«C'è un cessate il fuoco - dichiara Ruggiero -, c'è un negoziato politico, anche se vive un momento non facile».

L'intenzione della diplomazia dei paesi del G8 è «incoraggiare il presidente Boris Trajkovski, le forze politiche e i rappresentatnti albanesi affinchè facciano il possibile per trovare una soluzione».

Il tutto, tuttavia, senza compiere «pressioni indebite».

Domani, intanto, saranno sul posto i rappresentanti di Solana e Robertson, per Ue e Nato.

L'Africa al centro delle discussioniLa questione del continente africano è «genuinamente» al centro delle preoccupazioni del vertice.

«Contro la consapevolezza di chi manifesta contro questo G8», Ruggiero racconta che nella discussione tutti hanno messo in rilievo «l'enorme importanza che i conflitti possano veramente diminuire o scomparire dalla realtà africana».

«Mi dispiace - osserva - che certe riunioni non siano pubbliche.

Se voi aveste sentito la discussione sull'Africa, quello che ognuno di noi ha detto, ha sentito come proprio dovere dire...».

In questo senso il ministro ricorda anche la proposta di un forum allargato ai Paesi in via di sviluppo, proposta che spera prenderà maggiore consistenza con la presidenza canadese.

Pronti ad affrontare i problemi del mondo Chiamato a rispondere sul susseguirsi di attentati di queste ultime ore, Ruggiero dichiara di sperare nel fatto che si tratti solo di episodi isolati.

Il ministro, però, coglie anche l'occasione per 'contestare' i contestatori e invoca «un clima sereno, in cui tutti si rendano conto che di fronte ai grandissimi problmei del mondo, che sono inaccettabili molte volte, c'è una nuova volontà di affrontarli».

La prevenzione dei conflittiSulla più generale questione concernente la responsabilità dei "grandi" del mondo nella soluzione dei conflitti, Ruggiero pone in evidenza la necessità di azioni politico-diplomatiche volte a prevenire le crisi armate.

«Nel mondo moderno - rileva il Ministro degli Esteri - il problema non è di intervenire militarmente quando i conflitti sono già inziati, occorre invece porre in essere una politica che risolve i problemi prima che arrivino a misure militari».

Questa - conclude - è «la natura stessa della diplomazia». .

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