27 LUG 2001

Intervista a Mario Baldassarri: Ecco la politica economica del Governo

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 57 sec
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Rispondendo alle domande di Claudio Landi e degli ascoltatori di Radio Radicale, il viceministro dell'Economia e Finanza, Mario Baldassarri traccia gli obiettivi di sviluppo di una legislatura, facendo il punto sulle riforme strutturali necessarie ad eliminare il deficit ed il denunciato scostamento nei conti pubblici.

In cinque anni, afferma l'autorevole economista, anche attraverso una politica di redistribuzione del reddito «migliore in termini di giustizia sociale», 4 milioni di italiani supereranno la soglia di povertà, mentre 1.800.000 saranno i nuovi occupati.

In tema di
globalizzazione e azzeramento del debito dei Paesi del Terzo Mondo, Baldassarri, dichiara di condividere la posizione radicale: «L'economia e le istituzioni - osserva - sono due gambe dello stesso corpo».Lo scostamento nei conti pubblici Il primo dato segnalato da Baldassarri per chiarire entità e cause del così detto 'buco' nei conti pubblici è la diversità presente nelle stime della Ragioneria Generale dello Stato ed in quelle della Banca d'Italia.

Si tratta di disparità in parte dovute ad un sistema di contabilità diversa tra due istituzioni che hanno compiti distinti, ma che ha poi rivelato uno scostamento reale.

La questione è essenzialemente questa.

La relazione di cassa trimestrale del Ministero del Tesoro del 4 aprile 2001 indica un fabbisogno di cassa pari a 74.000 mld e un indebitamento netto di competenza di 24.500 mld, l'1% del Pil, appena un po' di più del parametro europeo (pari allo 0,8%).

La stima della Banca d'Italia sullo stesso periodo, tuttavia, parla di un fabbisogno di cassa di circa 90.000 mld.

Solo l'11 luglio scorso, la Ragioneria si allinea alla stima della Banca d'Italia, prevedendo un fabbisogno di circa 93.000 mld.

Con il risultato che l'indebitamento netto di competenza concordato a livello europeo dal governo Amato in 19.000 mld, rivisto poi ad aprile in 24.500 mld, è oggi lievitato a circa 45.000 mld, un 1,9% del Pil ben lontano dal parametro dello 0,8% suddetto.

A tutto ciò, come annunciato nelle scorse settimane dal ministro Tremonti, si aggiunge il rischio di uno scostamento crescente tra cassa e competenza, che porti «questa differenza di 50.000 mld a confermarsi nella stessa competenza dell'anno», determinando un indebitamento di competenza del 2,6%.

Ciò - ammette Baldassarri - «è anche un problema di struttura della contabilità».

Proprio questa struttura, però, è uno dei maggiori elementi a carico dei precedenti governi.

«Quest'anno - spiega infatti il ministro - la cassa è cresciuta molto anche perchè si sono accelerati i rimborsi d'imposta, che sono un'uscita di cassa ma non una spesa di competenza per quest'anno».

Dovrebbe risultarne una riduzione dei residui passivi, che invece è mancata, dato che «negli ultimi quattro anni i residui passivi sono cresciuti di 25.000 mld all'anno».

Il Dpef I rimedi immediati messi a punto dal governo Berlusconi sono contenuti nella così detta Legge dei 100 giorni e nel Dpef.

Siamo a luglio - spiega il ministro - e dunque non avrebbe avuto senso una manovra con tagli di tasse e di spesa con efficacia fino a dicembre.

«L'economia è in rallentamento - aggiunge Baldassarri - sarebbe controproducente».

La strada scelta dall'esecutivo Berlusconi consiste invece in una manovra con caratteristiche finanziarie, che preveda dunque, la vendita di immobili e un'accelerazione delle privatizzazioni («ma anche in questo caso - specifica Baldassarri - occorrono tempi, procedure», si agirà dquindi soprattutto sul completamento delle procedure già avviate).

L'obiettivo di sviluppo per questa legislaturaIl rilancio dello sviluppo e della crescita per questa legislatura prevede invece una serie più complessa d'interventi.

Soprattutto, come auspicato dal governatore della Banca d'Italia, un insieme di riforme strutturali.

Il governo intende realizzare l'azzeramento del deficit nel 2003.

Un risultato che sarà ottenuto contenendo il debito, ma agendo soprattutto sul Pil.

«Nel Dpef - spiega Baldassarri - per la prima volta è indicato l'andamento tendenziale dei conti pubblici a legislazione vigente.

Un andamento non drammatico, ma nemmeno esaltante, del 2% l'anno».

Rebus sic stantibus, dunque, «i conti pubblici porterebbero a non azzerare il disavanzo nemmeno nel 2006».

Perciò l'impatto sull'andamento tendenziale è l'obiettivo programmatico del Governo.

Il perno è l'idea di una riforma fiscale che riduca la pressione di un punto percentuale all'anno.

Ciò sarà realizzato - dichiara il viceministro dell'Economia - mediante «un Irpef più giusta socialmente con due aliquote e deduzioni basate sul numero dei componenti del nucleo familiare».

I primi provvedimenti saranno approvati insieme con la finanziaria, ma - puntualizza Baldassarri - dovranno essere spalmati nell'intera legislatura.

La riduzione fiscale si associerà ad una riduzione dell'1% della spesa corrente.

Occorre inoltre - spiega ancora l'economista di An - «creare spazi per avere il programma di 100.000 mld di investimenti nelle infrastrutture, 50.000 mld a carico del bilancio dello Stato e 50.000 mld a carico della finanza di progetto».

Lo Stato, dunque, deve acquisire la capacità di utilizzare i 100.000 mld disponibili per il quadro comunitario di sostegno per tutte le aree depresse e in particolare per il Sud.

E' previsto infine un ricavo di circa 120.000 mld dalle privatizzazioni che, precisa Baldassarri, avranno alla base stavolta «una strategia vera», ben distinta da quella adottata dai governi di Centrosinistra.

L'idea infatti è di sfruttare le privatizzazioni non tanto per i ricavi immediati che ne conseguono, ma piuttosto per «creare mercato, concorrenza, liberalizzazioni in modo da «mettere a disposizione delle famiglie e delle imprese servizi e beni a prezzi minori».

Le riforme strutturali Il pacchetto di riforme strutturali messo a punto dal governo Berlusconi si compone di cinque voci.

La prima concerne l'acquisto di beni e servizi.

Sino ad oggi questa voce ha visto differenze enormi tra un'amministrazione e un'altra.

Baldassarri prevede un monitoraggio e un controllo costante attraverso un ente che si occupi dell'e-procurement, la Consip.

Inoltre, si agirà su prezzi e quantità ('moral suasion') per verificare se «c'è lo spazio per avere un risparmio».

La seconda voce concerne il pubblico impiego.

Sarà approntata una guide line per le retribuzioni nel pubblico impiego, determinando un andamento salariale pari all'infalzione programmata più un pezzo di produttività (l'1%).

Un terzo provvedimento consisterà nella «revisione dei meccanismi e dell'efficacia dei trasferimenti alle imprese«, che così come sono oggi «non sempre consentono di ottenere gli obiettivi per cui sono stati effettuati».

Quarta linea: la sanità.

Andrà corretto - osserva Baldassarri - l'«errore elettoralistico di eliminare i ticket».

La spesa sanitaria, infatti, «già quest'anno va oltre di 7-8.000 mld».

L'economista a tal proposito spiega anche che, piuttosto che introdurre e togliere volta per volta i ticket, «sarebbe opportuno valutare meccanismi più durevoli».

Il governo Berlusconi pensa per esempio ad un'azione sui listini prezzi per le p.A.

L'ultimo capitolo prevede invece una vera riforma previdenziale.

«Che andava fatta la verifica - dichiara Baldassarri - lo si sapeva da anni.

La faremo noi in settembre».

«Poichè campiamo di più probabilmente c'è da lavorare un po' di più - dichiara il viceministro - ma questi fenomeni devono coinvolgere la volontà del cittadino».

L'esecutivo intende quindi introdurre un'età pensionabile «flessibile», inserendo via via «incentivi a lavorare», perchè così come è oggi «il sistema spinge ad andare in pensione prima possibile».

Sarà inoltre dato un «avvio vero dei fondi pensione», visto che al momento «il fondo pensione è un bene di lusso».

La globalizzazione L'ultima parte dell'intervista a Mario Baldassarri è dedicata al modo in cui il governo intende affrontare la globalizzazione.

Sul tema il viceministro dichiara di condividere la posizione dei Radicali, nel senso che «il problema della povertà del mondo è dovuto al fatto che c'è poca globalizzazione».

La politica che i Paesi ricchi possono mettere in atto, secondo Baldassarri, consiste in un «egoismo» per così dire «lungimirante».

«L'andamento dei prezzi industriali negli ultimi 40 anni verso i prezzi di materie prime ha fatto sì che il terzo mondo perdesse il 40% dei propri redditi solo attraverso la modifica dei prezzi relativi, delle ragioni di scambio.

Se potessero accedere ai mercati liberamente noi saremmo un po' meno ricchi.

Ma già un 3% di modifica della ragione di scambio fa superare la soglia di povertà a un miliardo e mezzo di persone».

Liberalizzazione, tuttavia, non significa mancanza di governo.

Serve più globalizzazione - dice Baldassarri - ma anche più governo.

«Liberismo e liberalismo non sono selvaggi se lo Stato c'è.

Dobbiamo eliminare un po' della nostra economia».

Il protezionismo nel settore agricolo degli Usa e dell'Europa, per esempio, che porta all'«esclusione dai mercati di interi continenti».

«Non possiamo farlo all'improvviso, occorre invece pensare ad una politica agricola diversa, di qualità».

Questo, ribadisce il viceministro, è quello che c'è già scritto nel Dpef al capitolo agricoltura.

La rimessione del debito dei Paesi del Terzo Mondo Per quanto concerne la riduzione e l'eventuale azzeramento del debito dei Paesi poveri, Baldassarri, dichiara che si deve tener conto «che l'economia e le istituzioni sono due gambe dello stesso corpo».

Occorre, infatti, evitare che, dopo la rimessione, il debito ricominci a formarsi il giorno dopo e che i benefici non riguardino soltanto i governanti di quei paesi.

La ricetta è più democrazia.

Dunque, prima di agire dul debito, «andare nel merito degli assetti anche istituzionali, di libertà e non libertà, di democrazia e non democrazia, anche nei paesi del terzo mondo». .

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