25 SET 2001

Confindustria: Dopo l'11 settembre servono "scelte coraggiose"

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 20 min

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Gli attentati dell'11 settembre secondo uno studio pubblicato dal Centro studi di Confindustria influiranno sulla minore crescita italiana nell'ordine dello 0,6% del pil: in concreto, qualcosa come 12.000-13.000 miliardi di lire.

Niente di tragico, spiega D'Amato.

"Adesso però quelle riforme che ritenevamo necessarie e ineludibili alcuni mesi fa sono ancora più necessarie e ineludibili" Roma, 25 settembre 2001 - I tragici eventi dell'11 settembre non potranno non avere conseguenze di rilievo sui mercati finanziari e sull'economia mondiale.

E' la tesi sostenuta in un seminario promosso da
Confindustria e svoltosi questa mattina a Roma, nel corso del quale è stato presentato un Rapporto che indica le previsioni macroeconomiche e le tendenze dell'industria dopo i fatti dell'11 settembre.

"Le analisi che si possono fare - si legge nel relazione introduttiva di Giampaolo Galli - sulla scorta di episodi in qualche modo paragonabili del passato, suggeriscono che, anche nella migliore delle ipotesi circa gli sviluppi politico-militari, sarà difficile evitare ripercussioni negative, sia pure forse solo temporanee, sull'economia, per via degli effetti sulle borse e sugli indici di fiducia di imprese e famiglie.

Vi sarà verosimilmente un cospicuo aumento in tutti i paesi delle spese civili e militari, pubbliche e private, per la sicurezza delle persone, delle cose, dei sistemi informatici e di telecomunicazione.

Questa mobilitazione di risorse, in parte già annunciata dall'amministrazione Bush, non potrà compensare - a differenza di quanto accadde ad esempio, in tutt'altre condizioni, negli Stati Uniti all'inizio degli anni quaranta - la probabile contrazione della propensione al consumo e agli investimenti generata dalla condizione di insicurezza che segna, drammaticamente, il nuovo scenario mondiale".I datiQuanto ai contenuti del Rapporto, vanno sottolineati alcuni dati.

Per cominciare, secondo il Centro Studi di Confindustria, la crescita economica in Italia quest'anno sarà pari all'1,9% e la stessa indicazione vale anche per l'anno prossimo.

Resta confermata la stima del rapporto deficit-pil all'1,5% nel 2001 e all'1% nel .

A questo proposito si torna ad evidenziare la questione della riforma delle pensioni, che secondo i redattori del rapporto "è ben più importante di qualche decimale in più o in meno di disavanzo in un dato anno".

"Se non si interviene sul sistema previdenziale il disavanzo sul pil supererà il 4% annuo fino al 2030, una quota solo per il 2000 pari a circa 80.000 miliardi l'anno".

D'altra parte, scrive ancora il Centro Studi, il rallentamento dell'economia e il probabile apprezzamento dell'euro dovrebbero compensare gli effetti sull'inflazione di un temporaneo aumento del prezzo del petrolio.

Confindustria in sostanza prevede che l'indice dei prezzi al consumo si attesterà quest'anno al 2,8% per scendere all'1,8% l'anno venturo.

La previsione per l'Italia si basa sulla considerazione che prosegua il clima di sostanziale moderazione salariale che ha improntato gran numero di contratti di lavoro conclusi negli ultimi mesi.D'Amato: Chiediamo scelte coraggiose Più flessibilità del mercato del lavoro e nuove pensioni: sono le riforme ancora una volta invocate da Antonio D'Amato in chiusura del seminario.

"Non ci possono essere più spazi per indugi, ripensamenti o rallentamenti sulla strada delle riforme" - ha affermato il presidente di Confindustria.

"Di questo siamo assolutamente convinti.

Quelle riforme che ritenevamo necessarie e ineludibili alcuni mesi fa oggi sono ancora più necessarie e ineludibili.

Il governo Berlusconi - ha aggiunto - ha già avviato una politica efficace con il provvedimento dei 100 giorni.

Attenzione però: se questo provvedimento non viene accompagnato da ulteriori riforme strutturali, ricadremo negli stessi errori del passato".

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  • Maria Teresa Ceprini, Mit

    <strong>Indice</strong><p><em>Per ragioni tecniche l'intervento del professor Giampaolo Galli non è disponibile</em><p>
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  • Innocenzo Cipolletta, presidente gruppo Marzotto, già direttore generale Confindustria

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  • Enrico Letta, ex ministro dell'Industria e del Commercio Estero

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  • Paolo Onofri, docente di Politica Economica Università di Bologna

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  • Stefano Parisi, direttore generale Confindustria

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  • Vito Tanzi, sottosegretario per l'Economia e le Finanze

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  • Antonio D'Amato, presidente di Confindustria

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