03 OTT 2001

Rogatorie: Approvato il testo, continua la rissa

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Si è chiuso oggi in Senato l'iter parlamentare del disegno di legge che ratifica l'accordo tra Italia e Svizzera in materia giudiziaria e modifica le norme sulle rogatorie internazionali.

Non si placano tuttavia le polemiche che hanno caratterizzato questa giornata di scontro a Palazzo MadamaRoma, 3 ottobre 2001 - 161 voti favorevoli, 111 contrari e un astenuto.

Questi i numeri con cui il Senato ha finalmente approvato il disegno di legge 371-B, contenente la "Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra Italia e Svizzera che completa la Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia
penale del 20 aprile 1959 e ne agevola l’applicazione, fatto a Roma il 10 settembre 1998, nonché conseguenti modifiche al codice penale ed al codice di procedura penale".

Il documento era già stato approvato dall'assemblea di Palazzo Madama, ma giovedì alla Camera il testo é stato modificato.

A sorpresa, e a scrutinio segreto, é stato infatti approvato un emendamento dell'opposizione che chiarisce i termini del reato di truffa fiscale, mentre la maggioranza ha introdotto l'obbligo per il magistrato di mantenere in carcere gli imputati sospendendo i termini della custodia cautelare e della prescrizione nel caso in cui non potendo per nullità servirsi degli atti richiesti occorra una nuova rogatoria.

Nelle giornate di ieri ed oggi, dunque, il Senato ha deliberato su questi due punti, precisamente l'art.

2 e l'art.

18.I termini dello scontroTerminato l'iter parlamentare della proposta di legge, non si placano tuttavia le polemiche.

Il centrosinistra non ha alcuna intenzione di chiudere la pagina sulle rogatorie internazionali - fa sapere Francesco Rutelli - per questo sta lavorando ad un referendum che sarà annunciato dopo che si capirà come e quando farlo.

"E' un argomento molto serio - spiega il leader della Margherita - perché questo atteggiamento della maggioranza di voler imporre all'inizio della legislatura un certo tipo di cambiamenti legislativi di cui nesusno sente la necessità, se non i diretti interessati, é verametne grave".

L'idea prevalente nel Centrosinistra - che Rutelli ribadisce - è che la legge sulle rogatorie rischi di mettere in crisi "di mettere in crisi centinaia e centinaia, se non migliaia di procedimenti già aperti che riguardano criminali, trafficanti di droga, persone che hanno costituito patrimoni illeciti in banche e istituti di comodo".

Poco prima che l'ex sindaco di Roma rilasciasse queste dichiarazioni ai giornalisti, si è diffusa la notizia che Silvio Berlusconi si è recato al Quirinale dove insieme con alcuni ministri ha incontrato il Capo dello Stato.

Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa Silvio Berlusconi avrebbe sollecitato un intervento del presidente Ciampi a difesa del presidente del Senato Marcello Pera, fortemente contestato dall'opposizione per la conduzione dei lavori sulla legge riguardante le rogatorie.

Berlusconi, in particolare, avrebbe sollecitato a Ciampi una sua presa di posizione che assicuri "il rispetto e la fiducia di tutti nelle massime cariche" rappresentative della Repubblica.

La notizia in serata è stata seccamente smentita da Palazzo Chigi e definita "totalmente infondata e frutto di assolutafantasia".

I problemi cui va incontro la magistraturaA spiegare quali sono i problemi che la magistratura incontrerà in virtù dell'approvazione di questo provvedimento è stato poco fa Ferdinando Pomarici, procuratore aggiunto a Milano ed esperto di indagini in tema di terrorismo e criminalità organizzata transnazionale.

Secondo Pomarici la questione è legata alla "necessità di ottenere per il futuro rogatorie conformi ai dettami procedurali", cosa che allungherà fino all'impossibile i tempi già biblici necessari per ottenere risposte internazionali.

Altro inconveniente sarà quello di accertare la validità delle rogatorie già acquisite.

"Molte - afferma Pomarici - quasi tutte le rogatorie rischiano di essere dichiarate inutilizzabili", dilatando a dismisura i tempi con il risultato che per molti imputati si arriverà ad una "declaratoria di improcedibilità per prescrizione".

Restano molte perplessitàPur considerando le ragioni delle diverse parti in causa, resta la particolare gravità dello scontro cui si è assistito fuori e dentro il parlamento in questi ultimi giorni.

Le violente risse verbali hanno influenzato persino l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, di cui è stata diffusa ai giornalisti la dichiarazione di voto nonostante fosse assente in Senato.

All'inizio avrebbe votato no al provvedimento che disciplina le rogatorie - spiega il documento - ma dopo la "vergognosa gazzarra inscenata da senatori" che Cossiga si rifiuta "in nome dei principi del regime parlamentare e della semplice educazione considerare la Opposizione", il suo voto sarebbe stato a favore del disegno di legge.

Il presidente emerito della Repubblica accusa la maggioranza per essere stata "prepotente e imprudente" nel presentare a ridosso della Finanziaria questo provvedimento e la legge sul falso in bilancio, ma anche l'opposizione per aver fatto ricorso ad una "violenza stracciona".Qualche perplessità anche sulla possibilità paventata da alcuni esponenti del Centrosinistra di promuovere un referendum abrogativo.

"Temo che una richiesta di referendum su questo punto si possa scontrare con la giurisprudenza della Corte Costituzionale" - dichiara l'ex presidente della Consulta Antonio Baldassarre ai microfoni di Radio Radicale.

Il sospetto che sia inammissibile è forte perchè riguarda una norma di attuazione di un accordo internazionale, un genere di atti su cui da sempre la Corte Costituzionale ha escluso la possibilità di fare referendum.

La Corte, in particolare, è stata molto larga nel considerare il limite dell'"attuazione degli accordi internazionali" perché vi ha compreso non solo norme di esecuzione ma anche norme indirettamente legate all'esecuzione dei trattati.

Non necessariamente la norma di ratifica ma anche norme processuali legate ad una convenzione internazionale, per esempio.

Gli ultimi sviluppi Ultima ma non meno importante conseguenza dello scontro sulle rogatorie il licenziamento di metà dell'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia.

Per colpa di quell'appunto riservato, spuntato ieri in Senato e in cui veniva riportato un giudizio negativo sugli effetti del ddl, il Guardasigilli Roberto Castelli, riferisce l'Adnkronos, ha deciso infatti di 'licenziare' quasi tutti i magistrati che occupano quelle poltrone in via Arenula, fatta eccezione per il capo Giovanni Verucci, che proprio il ministro ha di recente nominato, e per uno dei suoi vice, Giampaolo Leccisi.

Ad andare via saranno quindi l'altro 'numero due' Antonio Patrono, assieme ai colleghi Antonietta Carestia, Elisabetta Rosi, Giuseppe Cascini e Vittoria Stevanelli.

Sono stati messi a disposizione e toccherà ora al Csm ricollocarli in magistratura.

(Chiuso alle 21:00).

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