20 OTT 2001

Radicali: Conferenza stampa di Emma Bonino, Serve un'Organizzazione Mondiale delle Democrazie

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Roma, 20 ottobre 2001 h10.45 - ''Una risposta in termini di repressione militare della rete terroristica, per noi radicali è parsa necessaria, doverosa ma tardiva, dall'altra parte siamo però preoccupati per la risposta politica che la comunità internazionale sta cercando di dare a questo problema''.

Lo ha dichiarato Emma Bonino, di ritorno dalla Thailandia, Cambogia e Filippine dove è intervenuta ad una conferenza sulla ratifica dello statuto per la Corte Penale Internazionale da parte dei paesi del sud-est asiatico, organizzata dall'associazione ''Non c'è pace senza Giustizia''.Nella
conferenza stampa odierna, alla quale hanno partecipato anche Marco Pannella, Sergio Stanzani, presidente dell'associazione, Olivier Dupuis, Segretario del Partito Radicale Transnazionale, Daniele Capezzone, Segretario di Radicali Italiani, la Bonino ha sottolineato ancora che ''la situazione attuale dimostra la necessità di cercare e creare nuovi strumenti, più adeguati, di governo e di giurisdizione internazionale".

"Uno deve essere la Corte Penale Internazionale, lo statuto della quale è stato fino ad ora ratificato da 43 paesi e sono necessarie 60 ratifiche perché entri in funzione - ha spiegato - un secondo strumento, che proponiamo, è quello della creazione di un'Organizzazione mondiale della democrazia''.

Secondo la Bonino quanto sta accadendo ''non è un dibattito sull'islam e non è un problema né di cultura o di civiltà: è un problema di scontro legittimo, vero su cui è necessario avviare un dibattito tra le democrazie, con tutti i loro limiti, e le dittature militari o fanatico religiose che siano''.Ribadendo la necessità di reprimere i focolai di terrorismo anche in termini militari, la Bonino ha sottolineato che l'attuale situazione in Afghanistan sia di aiuto per la prevenzione di altre crisi analoghe.

''Ci sono molti altri paesi oltre l'Afghanistan che si trovano sull'orlo dell'esplosione, dove la situazione può colpire la sicurezza internazionale: dalla Somalia, ad esempio, dove non esiste alcun governo ed è ricettacolo di cellule terroriste, come anche lo Yemen o le Molucche".La Bonino ha poi espresso preoccupazione per la risposta politica che sta cercando di dare la comunità internazionale al problema.

''Abbiamo già espresso in molte sedi, e lo ribadisco ora - ha detto la leader radicale - siamo preoccupati rispetto alla costituzione di questa santa alleanza antiterrorismo: santa alleanza delle più ambigue che rischia di imbarcare senza discriminazione e discriminanti tutta una serie di alleati, tanto mai improbabili, che rischiano di sentirsi liberi di fare i conti con i propri oppositori opportunamente etichettati terroristi, veri o presunti''.Il timore dei radicali, ha spiegato l'europarlamentare, è quello che ''alcuni paesi stiano compilando una lista di loro veri o presunti terroristi e che si sentano forti di poter agire indiscriminatamente''.''Vorremmo che istituzioni, paesi e governi capiscano - ha sottolineato la Bonino - che troppo tempo è stato sprecato e che un tribunale internazionale serve come deterrenza per dire no all'impunità, serve anche se il terrorismo non è uno dei reati contemplati: è indubbio che il risultato terroristico a New York può e deve essere considerato come crimine contro l'umanità, come del resto lo ha dichiarato Mary Robinson, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani''.La Bonino ha poi espresso l'auspicio che quello che deve diventare un primo strumento di giurisdizione internazionale, si tramuti in realtà al più presto possibile: ''Siamo fiduciosi e determinati nella realizzazione della Corte Penale Internazionale e speriamo di poter arrivare a 50 ratifiche per Natale''.La Bonino si è recata nel 1997 in Afghanistan quando ricopriva la carica di Commissario europeo per gli aiuti umanitari, ed ha ricordato che milioni di donne e uomini già nel 1996 erano massacrati dal regime dei taleban, che due milioni di rifugiati sulla frontiera pachistana esistono da decenni, che un milione di rifugiati in Iran esiste da almeno il 1996 e un milione di sfollati si muove all'interno del paese.

E ancora, che vi sono zone, come quella di Herat, abitata da un'etnia non pashtun, ridotte letteralmente alla fame perché è stato proibito l'accesso a qualsiasi organizzazione umanitaria.Olivier Dupuis ha poi ricordato le iniziative del Partito Radicale Transnazionale ed il tentativo compiuto esattamente un anno fa dalla Russia di far espellere il partito stesso dall'Onu, e ribadito la volontà dei radicali di occuparsi da chi è "dimenticato dalla comunità internazionale".L'antiproibizionismo ed "i danni del proibizionismo" al centro invece dell'intervento di Daniele Capezzone, che ha così ricordato le battaglie storiche radicali e la "negazione" da parte dei media delle "fotografie della storia radicale e democratica", dal tribunale internazionale alle corrispondenze per Radio Radicale di Antonio Russo."Mi chiedo - la conclusione di Marco Pannella - come mai di queste cose nessun governo si è mai occupato.

E' una misura dello Stato, del regime italiano, della loro fragilità della loro debolezza".

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