27 NOV 2001

An: «La risposta europea alla sfida per la globalizzazione» (con Alemanno, Maroni e Fini)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 30 min
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Se l'art.18 dello Statuto dei lavoratori divide, «destra sociale» e «destra protagonista» possono incontrarsi sull'art.46 della CostituzioneRoma, 27 novembre 2001 - An tenta di ricucire la frattura tra «destra sociale» e «destra protagonista».

Si cercano soluzioni di compromesso, specie sul terreno del lavoro, dove in questi ultimi giorni si sono intravisti più evidenti segnali di divisione.

A partire dall'articolo 46 della Costituzione, per esempio.

Sul tema si tiene oggi a Palazzo Marini un convegno intitolato «Partecipare per competere: la risposta europea alla sfida della
globalizzazione».

Partecipano esponenti di An, del Governo, dei Sindacati e di Confindustria.La rottura sull'art.18 è «incomprensibile»La rottura sull'art.

18 dello Statuto dei lavoratori, consumatasi ieri sera a Palazzo Chigi, è «incomprensibile», a fronte della disponibilità manifestata dal governo a trattare.

A stigmatizzare la decisione assunta ieri da Cgil, Cisl e Uil e ad auspicare che, comunque, non si vada allo sciopero generale, è il ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno.

«La rottura - dichiara prima dell'inizio dei lavori del convegno - è incomprensibile, anche perchè il presidente Berlusconi e il ministro Maroni hanno manifestato l'intenzione di trattare a lungo».

Parole, quelle di Alemanno, che lasciano intendere una certa morbidezza del Governo su questo punto.

E che, soprattutto dopo le dichiarazioni espresse stamani sui giornali da un altro esponente della corrente «sociale» di An, il Presidente della Regione Lazio Francesco Storace, manifestano tutte le incertezze che gravano sul disegno di legge.

«La destra aveva vinto le elezioni promettendo sburocratizzazione, modernizzazione e lavoro.

Trovo curioso - osservava Storace - che ora si dica 'vogliamo tutelare i lavoratori', propugnando invece la libertà di licenziamento».Lo sciopero generale «sarebbe come sganciare la bomba atomica per uccidere una mosca»Toni accesi persino se confrontati con quelli usati dal segretario confederale della Cisl Pierpaolo Barretta.

Che, invece, qui a Palazzo Marino esclude l'ipotesi dello sciopero generale.Una decisione più che logica, naturalemente, secondo Gianfranco Fini.

«Sarebbe come sganciare la bomba atomica per uccidere una mosca» - dice il segretario di An.

Resta da capire, perchè, se - come egli pure sostiene - quello in atto è solo «un intervento marginale», non certo «tale da scatenare conflitti epocali», Maroni insista a spiegare che non è costituzionalmente possibile ritirare la delega.

«Il governo - ripete Fini - va avanti per la sua strada, con la richiesta della delega in coerenza con l'idea di riforma presentata agli elettori.

La delega è sempre stata uno strumento per affrontare interventi su nodi strutturali.

Erano state messe in conto le obiezioni dei sindacati, un raffreddamento era prevedibile, ma altrettanto prevedibile era che i sindacati (o almeno quelli più responsabili) dicessero che non si arriverà ad uno sciopero generale, pur ribadendo le loro preoccupazioni per l'utilizzo della delega».L'art.18 non è tuttoIl Governo - sostiene il vicepremier - non ha alcuna intenzione di cambiare l'art.18, «per ledere i diritti del lavoratore occupato», intende solo «modificare uno Statuto dei lavoratori ormai datato in una logica di modernizzazione, e solo per alcune categorie».

Le parole del segretario non faranno l'immediata felicità di un elettorato che - secondo Storace - chiedeva per un terzo lavoro ai candidati di An.

Ma il convegno di oggi ha una proposta diversa, che rilancia la tutela dei lavoratori in una prospettiva compatibile anche con la «destra protagonista».

Il convegno di An è infatti una delle ricorrenti occasioni in cui ci si ricorda dell'art.

46 della Costituzione.

Norma frutto di compromesso, ma che pure esiste e che è tra le più ignorate della nostra carta fondamentale.

La Repubblica «riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende», ai fini della «elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione».

«La logica di uno statuto partecipativo su base facoltativa, - per dirla con le parole di Gianfranco Fini - quindi con l'accordo delle parti sociali, serve ad arrivare ad una minore rigidità e a una maggiore partecipazione, mettendo il lavoro in posizione centrale e ottenendo più competitività per il Paese.

Confrontarsi sulla partecipazione dei lavoratori in questi termini porterebbe vantaggi al mondo del lavoro in tutte le sue componenti e all'economia».

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  • Edmondo Cirielli, responsabile nazionale settore lavoro An

    <strong>Indice degli interventi</strong>
    0:00 Durata: 11 min 57 sec
  • Giovanni Alemanno, ministro per le Politiche Agricole

    0:11 Durata: 11 min 25 sec
  • Domenico Benedetti Valentini, presidente Commissione lavoro della Camera dei deputati

    0:23 Durata: 6 min 24 sec
  • Roberto Maroni, ministro del Lavoro, Salute e Politiche sociali

    0:29 Durata: 17 min 34 sec
  • Maurizio Castro, direttore risorse umane Zanussi-Electrolux

    0:47 Durata: 17 min 18 sec
  • Pierpaolo Baretta, segretario confederale Cisl

    1:04 Durata: 17 min 46 sec
  • Giano Accame, storico e giornalista

    1:22 Durata: 9 min 36 sec
  • Stefano Cetica, segretario generale Ugl

    1:32 Durata: 13 min 24 sec
  • Guidalberto Guidi, vicepresidente Confindustria

    1:45 Durata: 6 min 31 sec
  • Pasquale Viespoli, sottosegretario al Lavoro

    1:51 Durata: 8 min 55 sec
  • Gianfranco Fini, vice presidente del Consiglio dei Ministri

    2:00 Durata: 29 min 30 sec