28 NOV 2001

Giustizia e Politica: "Incontri e Scontri" con Carlo Taormina a Vox Populi

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 30 min

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In un incontro/scontro al Teatro Flaiano, Carlo Taormina, in silenzio stampa, parla per un'ora e trenta di «temi della giustizia»Roma, 28 novembre 2001 - Carlo Taormina arriva al Teatro Flaiano in silenzio stampa.

Ha appena avuto un lungo colloquio con il Presidente del Consiglio, in Via del Plebiscito.

Preannuncia che si asterrà da «qualsiasi incursione di tipo politico ai temi della giustizia», dal momento che contro di lui sono state presentate due mozioni.

Di fatto, si parlerà di «temi della giustizia» per un'ora e trenta, senza risparmiare colpi.Per cominciare, il sottosegretario
agli Interni affronta la questione delle mozioni presentate nei suoi confronti.

Se ne discuterà al Senato il 4 dicembre ed alla Camera l'11 dicembre.

«Ritengo che sarà risolutivo l'esito già al Senato.

E sulla base di quel risultato penso che si ricrederà chi ha presentato la mozione alla Camera» - prevede Taormina.Il pubblico insiste sul punto.

Ed il sottosegretario nota come ormai - specie nelle aule parlamentari e negli interventi degli esponenti di Centrosinistra - non si parli più del problema vero, «dello stato agorico del nostro sistema giudiziario», ma soltanto di «un povero imbecille che ha avuto il coraggio o forse la follia, come qualcuno dice, di fare una denuncia».

Taormina, in questo senso, confessa una vera e propria persecuzione nei suoi confronti.

«A sinistra c'è un'organizzazione del sistema di controllo dell'avversario, dovrei dire del nemico, che è paurosa.

Io sono addirittura vittima di autentici e sistematici pedinamenti per sapere che cosa faccio e che cosa non faccio».

Racconta di visite di elementi, «presumibilmente non amici», in tribunale, per raccogliere informazioni sui processi a cui da avvocato continua a prendere parte.

Se il Viminale taglia le scorte, dunque, le scorte si mettono alle calcagna del Viminale.Ma Taormina dice di più.

Chiede «riforme organiche», da non portare a termine necessariamente subito, ma anche «per gradi».

Spiega che se fosse stato lui a criticare la sentenza di Marghera, e non questa «sinistra giacobina», la reazione sarebbe stata ben diversa.

Afferma che per tangentopoli, «amnistia e indulto» sono le uniche soluzioni «per chiudere con il passato».

E non è tutto.

Il problema per Taormina è il futuro.

«Si sta tentando di ri-ipotecarlo.

E' in agguato - dice - un altro assalto all'attuale maggioranza attraverso lo strumento giudiziario».

Rammenta, il sottosegretario, che una reazione violenta quasi quanto quella registrata dopo le sue dichiarazioni sul processo Sme, si ebbe quando spiegò che «invece di fare la commissione su Tangentopoli», si poteva trovare all'interno del parlamento «un meccanismo di controllo», «una stanza di decantazione delle problematiche sulla giustizia».

Tipo la commissione parlamentare antimafia.

Questa non inficia, certo - osserva Taormina - le azioni in atto da parte della magistratura.

E, del resto, i deputati Cicchitto e Saponara hanno già presentato il disegno di legge.Last but not least, una parola per il Csm.

Per Taormina è «buona la proposta di Cordova di eleggere i membri del Csm con un sorteggio».

La proposta del sottosegretario è però un'altra.

Per mettere fine all'irresponsabilità dei giudici, si potrebbe riservare il potere disciplinare ai soli membri laici del Csm.

In fondo - osserva - «basta la legge ordinaria».

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