07 DIC 2001

Marta Russo: Intervista all'avvocato Vincenzo Siniscalchi

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 8 min 15 sec

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Se il giudice d'appello ha sbagliato è anche perché non riusciva a dare delle risposte alle suggestioni, agli inquinamenti e agli interventi impropri dei pubblici ministeri.

Vincenzo Siniscalchi, difensore di Ferraro, spiega perché l'ultimo verdetto sul caso Marta Russo rappresenta anche la condanna di «certi metodi»Roma, 7 dicembre 2001 - Una tipica sentenza «suicida».

Vincenzo Siniscalchi, difensore di Salvatore Ferraro nel processo Marta Russo, all'indomani dell'annullamento ottenuto in Cassazione commenta così il provvedimento «perplesso, contraddittorio, non convincente» che in
Appello aveva condannato il suo assistito.

Ferraro era stato riconosciuto colpevole di favoreggiamento, come Francesco Liparota.

Giovanni Scattone, invece, era stato ritenuto reo di omicidio colposo.

«Dopo una rinnovazione del dibattimento molto ampia, dopo la rinnovazione di perizie, di testimonianze, - spiega il noto avvocato, che è anche deputato dell'Ulivo - nonostante una serie di pagine dove si esprimeva il dubbio su ogni cosa, sul davanzale, sulla partenza del colpo, sulla credibilità della Lipari, della Alletto, della Olzai e di Liparota, la sentenza perveniva poi alla condanna».Motivi di ricorso ampi e articolati per lo stesso relatore«Avevamo molta fiducia nei motivi di ricorso definiti 'ampi' e 'articolati' dal relatore, il consigliere Santacroce» - prosegue Siniscalchi.

«Avevamo attaccato la sentenze con una serie numerosa di motivi, a nostro parere v'era stata la violazione delle regole sulla prova perché non erano stati sentiti alcuni testimoni, ed era stato violato il 530 del codice penale una tipica questione di legittimità».L'art.

530 c.p., lo stesso utilizzato per Andreotti e Contrada.

Ovvero, quando la prova è insufficiente l'imputato è assolto.Si ripartirà dalle conclusioni della sentenza di primo grado e dai motivi d'appello delle parti.

«Il giudice - spiega l'avvocato - dovrà decidere sui due appelli presentati a suo tempo.

Un rinvio che consente alla Corte d'Assise d'Appello di rivedere tutto il materiale probatorio alla luce di quello che scriverà la sentenza della Cassazione e poi di decidere sui due appelli presentati».Una sconfitta per chi ha scelto la strada sbagliataUna sconfitta evidente per gli investigatori ed i magistrati che hanno privilegiato una strada investigativa «sbagliata» - aggiunge Siniscalchi.

Non a caso, molti commentatori, oggi hanno ricordato il video-shock dell'interrogatorio di Gabriella Alletto.

Se la Corte d'Appello ha sbagliato - spiega il deputato Ds - non è perché non era capace di motivare, ma perché «non riusciva a dare delle risposte alle suggestioni, agli inquinamenti», agli «interventi impropri dei pubblici ministeri».Per quanto concerne i tempi, va detto che secondo i legali il deposito della sentenza avverrà probabilmente nel prossimo mese.

Dunque, non si andrà all'appello prima di una anno.Siniscalchi, a questo punto, è ottimista.

«Io penso che verrà applicato l'art.

530 e si dimostrerà che tutti gli abusi che sono stati fatti come in quell'inquietante video hanno fatto solo disperdere la prova».

«Sarà una condanna - dice - anche di certi metodi».

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  • <strong>Link</strong> 6 dicembre 2001: Annullata la sentenza d'appello<br>
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