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L'Upi denuncia il pericolo di un nuovo centralismo regionale e dice no all'istituzione di nuove province.
Bossi invita a «farsi sentire con forza», perché il ruolo della Provincia dipenderà dagli statuti regionaliRoma, 13 dicembre 2001 - L'entrata in vigore della riforma del titolo V della Costituzione potrebbe significare l'istaurazione di una sorta di «centralismo regionale, in sostituzione di quello statale».
La denuncia parte dall'Assemblea dell'Unione delle Province Italiane.
«Siamo chiamati a difenderci - ha dichiarato la presidente della Provincia di Milano, Ombretta Colli - da una … sorta di apatia istituzionale, che determina il fastidio da parte di alcune Regioni nel riconoscere l'esatta fisionomia delle Province, nel conferire ad esse l'autonomia decisionale, operativa ed economica, oltre che giuridica».Ed è per proseguire in questa direzione, il vicepresidente dell'Upi Silvano Moffa, chiede al Parlamento di non istituire nuove province.
«Dopo aver superato la stagione dell'abolizione dell'ente provincia - spiega Moffa - stiamo vivendo oggi una inversione di tendenza con una forte richiesta di istituire nuove province, che proviene più da soggetti politici che dal territorio.
Una richiesta che rischia di polverizzare e di svuotare il ruolo di ente di regia e di coordinamento su area vasta che la provincia si è conquistata, uscendo dal cono d'ombra nel quale per molti anni ha vissuto».La risposta è affidata al ministro per la Devolution Umberto Bossi.
Oggi - afferma - i presidenti delle Regioni «hanno un peso fortissimo» e, rivolto ai presidenti delle Province, sottolinea che «l'ente intermedio è a tutt'oggi un ente da decifrare, dipendendo dagli statuti regionali il ruolo e il peso che esso potrà avere».
Il ministro per le riforme istituzionali in questo senso esorta gli enti locali a «farsi sentire con forza».
Una esortazione che è stata immediatamente raccolta dalla presidenza dell'Upi la quale ha chiesto un incontro a breve con il ministro per esporgli i problemi delle province italiane.
Bossi invita a «farsi sentire con forza», perché il ruolo della Provincia dipenderà dagli statuti regionaliRoma, 13 dicembre 2001 - L'entrata in vigore della riforma del titolo V della Costituzione potrebbe significare l'istaurazione di una sorta di «centralismo regionale, in sostituzione di quello statale».
La denuncia parte dall'Assemblea dell'Unione delle Province Italiane.
«Siamo chiamati a difenderci - ha dichiarato la presidente della Provincia di Milano, Ombretta Colli - da una … sorta di apatia istituzionale, che determina il fastidio da parte di alcune Regioni nel riconoscere l'esatta fisionomia delle Province, nel conferire ad esse l'autonomia decisionale, operativa ed economica, oltre che giuridica».Ed è per proseguire in questa direzione, il vicepresidente dell'Upi Silvano Moffa, chiede al Parlamento di non istituire nuove province.
«Dopo aver superato la stagione dell'abolizione dell'ente provincia - spiega Moffa - stiamo vivendo oggi una inversione di tendenza con una forte richiesta di istituire nuove province, che proviene più da soggetti politici che dal territorio.
Una richiesta che rischia di polverizzare e di svuotare il ruolo di ente di regia e di coordinamento su area vasta che la provincia si è conquistata, uscendo dal cono d'ombra nel quale per molti anni ha vissuto».La risposta è affidata al ministro per la Devolution Umberto Bossi.
Oggi - afferma - i presidenti delle Regioni «hanno un peso fortissimo» e, rivolto ai presidenti delle Province, sottolinea che «l'ente intermedio è a tutt'oggi un ente da decifrare, dipendendo dagli statuti regionali il ruolo e il peso che esso potrà avere».
Il ministro per le riforme istituzionali in questo senso esorta gli enti locali a «farsi sentire con forza».
Una esortazione che è stata immediatamente raccolta dalla presidenza dell'Upi la quale ha chiesto un incontro a breve con il ministro per esporgli i problemi delle province italiane.
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