19 DIC 2001

Radicali: Conferenza stampa di Nessuno Tocchi Caino "No alla pena di morte, nemmeno per bin Laden" (con Carla del Ponte e Marco Pannella)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 13 min
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E' proprio in questi casi, che si decide di essere a favore o contro la pena di morte.

Sì invece al Tribunale Penale Internazionale, perché l'11 settembre è stato colpito il mondo interoRoma, 19 dicembre 2001 - Ieri Slobodan Milosevic, oggi Osama bin Laden.

E' il capo di Al Qaida il «Caino» dei nostri giorni.

Ed è il suo nome, in questo momento, a chiarire meglio il senso della battaglia che Nessuno Tocchi Caino, l'associazione radicale che porta il nome di un altro assassino famoso, conduce dal 1993.

«E' molto facile - spiega il presidente Sergio D'Elia, nel corso della conferenza stampa
che rilancia la campagna - dire no alla pena di morte nei confronti di Safiya Hussaini, la donna nigeriana condannata per aver partorito una bambina a seguito di una relazione fuori dal matrimonio».

E' invece, proprio in questi casi, che si decide di essere a favore o contro la pena di morte.Bin laden e i fautori della pena di morte hanno la stessa cultura«E' importante - è il ragionamento di Marco Pannella - che si dimostri urgentemente che bin Laden e chi sostiene la pena di morte hanno la stessa cultura».

Per il leader radicale, «condannare alla vita» bin Laden è anche il solo modo per evitare che diventi un «martire» e per far sì che «possa riflettere su quanto ha commesso».Una volta catturato, il sospettato numero uno degli attentati dell'11 settembre dovrà essere consegnato alla giustizia internazionale e processato dal Tribunale penale internazionale, vale a dire quell'istituzione a cui da molti anni lavora un'altra organizzazione radicale, «Non c'è pace senza giustizia» di Sergio Stanzani.I crimini di bin Laden sono di competenza del TpiDella questione ha parlato oggi Carla Del Ponte, procuratore-capo dei tribunali internazionali per i crimini nella ex Jugoslavia e in Ruanda.

Per Del Ponte, gli attentati negli Stati Uniti sono «senz'altro catalogabili come crimini contro l'umanità».

E' vero - ammette - che «per alcuni andrebbero considerati crimini di guerra perché si giustificherebbe meglio un intervento militare da parte di un governo nazionale».

Del Ponte precisa però che «i crimini contro l'umanità rientrano nella competenza specifica del tribunale internazionale».Non tutti sanno che la Corte permanente aspetta ancora 13 ratifiche (su 60) per la sua operatività.

E' dunque particolarmente significativo che oggi il procuratore-capo di un tribunale internazionale ad hoc, sebbene specificando che «qualsiasi corte nazionale può giudicare bin Laden», suggerisca che sarebbe preferibile utilizzare la corte permanente.30mila avvocati americani pronti a difendere i terroristiChiaramente, nel caso si arrivasse davvero ad istruire un processo contro bin Laden, non mancherebbero gli avvocati.

Annabelle Hall, avvocato americano e componente della National Association Criminal defence Lawyers, dichiara che il terrorista potrebbe contare su 30 mila avvocati solo in America.

«Credo - afferma Hall - che i tribunali militari chiesti dal presidente americano non siano giusti, non siano necessari, anzi ritengo che siano pericolosi per la democrazia.

Peraltro, sono stati giustificati con la necessità che in Usa non ci sono avvocati disposti a difendere bin Laden.

Ma non è vero.

Faccio parte di un'associazione di 30 mila avvocati, tutti pronti a difendere anche bin Laden.

Perchè la questione riguarda la giustizia.

Bin Laden e i membri di Al Qaida devono essere giudicati da un tribunale civile come tutti i cittadini, uomini e donne».Per l'avvocato americano, quanto accaduto l'11 settembre «ha riguardato il mondo intero», è conseguente che debba «esserci una giustizia internazionale tramite un tribunale internazionale».In conclusione va detto (nella conferenza stampa ne parla brevemente Sergio D'Elia) che il parlamento italiano non ha ancora preso in considerazioni due mozioni che sulle stesse questioni ha presentato da tempo «Nessuno tocchi Caino».

Con la prima mozione si chiede al governo di riprendere l'inziativa internazionale sulla moratoria delle esecuzioni.

Con la seconda mozione si chiede di porre in sede europea la questione del rispetto dei diritti umani al centro delle relazioni con la Cina, paese dove sono migliaia ogni anno le persone sottoposte alla pena capitale.

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  • Elisabetta Zamparutti, Ufficio stampa "Nessuno tocchi Caino"

    <strong>Indice degli interventi</strong>
    0:00 Durata: 2 min 10 sec
  • Sergio D'Elia, presidente di "Nessuno tocchi Caino"

    0:02 Durata: 8 min 20 sec
  • Oliviero Toscani, fotografo

    0:10 Durata: 4 min 54 sec
  • Carla Del Ponte, procuratore-capo dei tribunali internazionali per i crimini nella ex Jugoslavia e in Ruanda

    0:15 Durata: 7 min 24 sec
  • Annabelle Hall avvocato Usa e componente della National Association Criminal Defence Lawyers

    0:22 Durata: 6 min 55 sec
  • Sergio Augusto Stanzani Ghedini, presidente 'Non c'è pace senza giustizia'

    0:29 Durata: 2 min 22 sec
  • Marco Pannella

    0:32 Durata: 10 min 15 sec
  • Carla Del Ponte, sulla necessità di un processo

    <strong>Domande dei giornalisti</strong>
    0:42 Durata: 2 min 25 sec
  • Sergio D'Elia, sulle ragioni dell'iniziativa

    0:44 Durata: 5 min 32 sec
  • D'Elia, sulla giurisdizione del Tribunale penale internazionale

    0:50 Durata: 1 min 51 sec
  • Oliviero Toscani, sulla legittimazione delle donne afghane a giudicare

    0:52 Durata: 52 sec
  • Del Ponte, sulla proccessabilità dei bombardamenti Nato

    0:52 Durata: 5 min 44 sec
  • D'Elia, sui vicoli costituzionali all'estradizione

    0:57 Durata: 2 min 46 sec
  • Del Ponte, ancora sulla giurisdizione specifica del Tpi

    1:00 Durata: 4 min 3 sec
  • Hall, sulla pericolosità dei processi militari

    1:04 Durata: 3 min 54 sec
  • Del Ponte, sull'impossibilità di esprimere giudizi politici

    1:08 Durata: 1 min 45 sec
  • D'Elia, conclude

    1:10 Durata: 2 min 34 sec