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Serve una politica energetica.
An propone un «piano nazionale energetico che non sia, come in passato, un mero esercizio accademico», ma che rappresenti un «documento di indirizzo corredato da un'analisi precisa della situazione per giungere ad un calendario rigoroso di interventi legislativi e amministrativi»Roma, 12 febbraio 2002 - Rilanciare il ruolo della politica energetica nazionale.
Di fronte al pericolo sempre più grande di una capacità produttiva non in grado di soddisfare la domanda, al rischio di possibili futuri black out, Alleanza Nazionale scende in campo con un convegno che … affronta la questione in maniera diretta.
Serve una nuova politica energetica - ha sottolineato Stefano Saglia, responsabile per l'energia e l'industria - attenta al mercato e che non si giochi «sul dirigismo e sullo statalismo, ma su moderne concezioni che pongano il governo protagonista nella formulazione delle regole del gioco e negli indirizzi politici e amministrativi, lasciando però calciare la palla agli operatori».Una posizione condivisa dal viceministro per l'Economia, Mario Baldassarri, secondo il quale «è una responsabilità della politica quella di disegnare la strategia per garantire la sicurezza energetica, considerato che quest'ultima è un bene pubblico».
«Le responsabilità - ha proseguito Baldassarri - non possono che essere attribuite a Governo e Parlamento.
Siamo in un limbo nel quale non si capisce piu' chi deve fare le cose.
Governo e Parlamento non fanno più politica energetica.
Lo devono fare le imprese? Ho qualche dubbio pesante.
Lo deve fare l'Authority? No, a questa spetta solo disegnare e far rispettare le regole.
Occorre perciò - ha concluso il viceministro - riassegnare le strategia in tema di energia alla politica».«La politica energetica - è l'idea del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini - va ricondotta nell'ambito della più ampia politica industriale nazionale».
Una posizione che ha trovato d'accordo anche il Gestore della Rete Nazionale di Trasmissione, Salvatore Machì, secondo il quale esiste un reale problema di scarsa capacità produttiva del sistema Italia, e «non ci può essere un mercato elettrico senza una politica energetica».
Per il presidente di Edison, Umberto Quadrino, «affidandosi alle forze di mercato la situazione energetica nazionale evolverebbe nella giusta direzione».
«Ma - ha aggiunto Machì - siamo in una fase delicata di transizione dal monopolio alla concorrenza, ed è quindi necessario riconfermare ad un organo centrale, che non può non essere il ministero delle Attività Produttiuve, funzione chiare di indirizzo e coordinamento e non semplicemente compiti di monitoraggio».
Secondo il presidente dell'Authority per l'energia, Pippo Ranci, la politica energetica va comunque «esercitata e non restituita».
Ranci ha precisato che «le politiche energetiche del governo sono compatibili con la leggeistitutiva dell'autorità».
An propone un «piano nazionale energetico che non sia, come in passato, un mero esercizio accademico», ma che rappresenti un «documento di indirizzo corredato da un'analisi precisa della situazione per giungere ad un calendario rigoroso di interventi legislativi e amministrativi»Roma, 12 febbraio 2002 - Rilanciare il ruolo della politica energetica nazionale.
Di fronte al pericolo sempre più grande di una capacità produttiva non in grado di soddisfare la domanda, al rischio di possibili futuri black out, Alleanza Nazionale scende in campo con un convegno che … affronta la questione in maniera diretta.
Serve una nuova politica energetica - ha sottolineato Stefano Saglia, responsabile per l'energia e l'industria - attenta al mercato e che non si giochi «sul dirigismo e sullo statalismo, ma su moderne concezioni che pongano il governo protagonista nella formulazione delle regole del gioco e negli indirizzi politici e amministrativi, lasciando però calciare la palla agli operatori».Una posizione condivisa dal viceministro per l'Economia, Mario Baldassarri, secondo il quale «è una responsabilità della politica quella di disegnare la strategia per garantire la sicurezza energetica, considerato che quest'ultima è un bene pubblico».
«Le responsabilità - ha proseguito Baldassarri - non possono che essere attribuite a Governo e Parlamento.
Siamo in un limbo nel quale non si capisce piu' chi deve fare le cose.
Governo e Parlamento non fanno più politica energetica.
Lo devono fare le imprese? Ho qualche dubbio pesante.
Lo deve fare l'Authority? No, a questa spetta solo disegnare e far rispettare le regole.
Occorre perciò - ha concluso il viceministro - riassegnare le strategia in tema di energia alla politica».«La politica energetica - è l'idea del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini - va ricondotta nell'ambito della più ampia politica industriale nazionale».
Una posizione che ha trovato d'accordo anche il Gestore della Rete Nazionale di Trasmissione, Salvatore Machì, secondo il quale esiste un reale problema di scarsa capacità produttiva del sistema Italia, e «non ci può essere un mercato elettrico senza una politica energetica».
Per il presidente di Edison, Umberto Quadrino, «affidandosi alle forze di mercato la situazione energetica nazionale evolverebbe nella giusta direzione».
«Ma - ha aggiunto Machì - siamo in una fase delicata di transizione dal monopolio alla concorrenza, ed è quindi necessario riconfermare ad un organo centrale, che non può non essere il ministero delle Attività Produttiuve, funzione chiare di indirizzo e coordinamento e non semplicemente compiti di monitoraggio».
Secondo il presidente dell'Authority per l'energia, Pippo Ranci, la politica energetica va comunque «esercitata e non restituita».
Ranci ha precisato che «le politiche energetiche del governo sono compatibili con la leggeistitutiva dell'autorità».
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