03 MAR 2002

Anm: XXVI Congresso, IV giornata, sessione conclusiva

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 11 min

Questa registrazione non è ancora stata digitalizzata.
Per le risposte alle domande frequenti puoi leggere le FAQ.

Salerno, 3 marzo 2002 - Quarta giornata del XXVI Congresso dell'Associazione Nazionale Magistrati, dedicata alla relazione di sintesi del segretario Francesco Lo Voi e all'approvazione della mozione, ma soprattutto ad una tavola rotonda sui rapporti tra magistratura e informazione.

Protagonisti: Eugenio Scalfari, Paolo Gambescia, Enrico Mentana, Michele Santoro, Giuseppe Gennaro.Da Tangentopoli a CogneSecondo Enrico Mentana, quando si parla di rapporti tra giornalisti e magistrati, di correttezza dell'indagine e dell'informazione giudiziaria, è impossibile non pronunciare alcune parole.

Mani
pulite, conflitto d'interessi, ma anche Cogne: tacerne significherebbe soltanto girarvi intorno un po' ipocritamente.

Così, andando subito al sodo, il direttore del Tg5 si congratula con il procuratore della Repubblica di Aosta e con il suo sostituto - «non a caso, due donne» - che hanno tenuto dei «comportamenti assolutamente lineari che respingono tutto ciò che non è atto formale».

«Lì - spiega senza mezzi termini - magistratura batte giornalismo 10 a 0.

Questo perché ho visto fare cinque o sei processi da parte non solo dei giornalisti, ma anche da chi ha compiti di polizia giudiziaria».

E' il caso quest'ultimo, secondo Mentana, del comandante del Ris di Parma.

E' inutile dunque mentirsi.

Tangentopoli si è consumata su questo slogan: «La politica è alle corde? Giornalisti e magistrati uniti nella lotta».

Con il Tg5, sottolinea il direttore, che era in prima linea.

Per il noto giornalista tutto ciò deve far riflettere anche sulla correttezza del processo teletrasmesso.La mancanza di fair play del CavaliereContinua l'analisi Michele Santoro.

«C'è una cosa che io considero ancora più grave: il comportarsi del giornalismo in pool».

E' il fenomeno che ha colpito gli esponenti del Psi e della straordinarietà di un comportamento mutato all'unisono da parte dei giornali degli anni '80.E tuttavia, secondo il noto antropologo, «non è possibile parlare della relatività di una sentenza e poi pretendere che i giornalisti dicano la verità assoluta».

Siamo al conflitto d'interessi del premier.

In una condizione di obiettivo vantaggio, dato dal possesso di molti mezzi d'informazione e dal vasto consenso popolare, Santoro si sarebbe aspettato da Berlusconi soprattutto «fair play».

«La deformazione - spiega qui - non è difendersi con accanimento, ma quando si crea una campagna che sposta l'interpretazione sulle pagine dei giornali e non nelle sedi giudiziarie».Il porto delle nebbieIn difesa del contropotere dei giornalisti rispetto al potere giudiziario, Eugenio Scalfari.

«Compito del giornalista è affiancare e controllare l'inchiesta del magistrato con una propria inchiesta», replica il fondatore di Repubblica a Giuseppe Gennaro che criticava le controinchieste giornalistiche.Noi giornalisti di Repubblica - ricorda Scalfari - agli inizi degli anni '70 abbiamo scritto sui politici quello che poi in maniera più documentata, voi avete scritto durante Tangentopoli.

Non è l'unico caso e nemmeno il peggiore.

L'ex direttore dell'Espresso non rinuncia, tra qualche fischio della platea, a rammentare l'esistenza del famoso «porto delle nebbie» in cui si sono dissolte le beghe giudiziarie di molti, a partire da Previti & co.I girotondiDi «rapporti sbagliati» tra stampa e mondo giudiziario parla infine il direttore del Mattino Paolo Gambescia che sottolinea come molte carriere di magistrati siano state costruite grazie ai mezzi di informazione.Gambescia stigmatizza i conflitti del premier, ma critica allo stesso tempo i girotondi intorno ai palazzi di giustizia, che non costituiscono iniziative politiche.

Tra qualche fischio, il direttore del Mattino spiega che la magistratura non dovrebbe essere «pro o contro».

leggi tutto

riduci