17 MAR 2002

IV Forum Cernobbio: Conclusione con confronto tra governo e sindacati

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 22 min

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Con un confronto serrato su art.18, riforme del mercato del lavoro e flessibilità si conclude il forum di Villa d'EsteCernobbio, 17 marzo 2002 - A Giulio Tremonti le resistenze sindacali ricordano quelle dell’industria delle candele contro l'avvio della produzione di lampadine.

Tuttavia - sottolineano Fassino, Pezzotta e Angeletti - senza elementi di sicurezza e creando nella società tensioni alte, non sarà facile portare avanti la flessibilità.

Si conclude così il IV Forum di Cernobbio dedicato quest'anno ai protagonisti del mercato e agli scenari degli anni duemila.

Oggetto del
dibattito, aperto da Sergio Billé, le recenti decisioni del Governo in materia di lavoro.

«Non può esserci un cambiamento a somma zero che lasci inalterate le posizioni acquisite» - afferma il presidente di Confcommercio.

Ma il Governo eviti che il Paese viva in maniera sofferta le dovute riforme.Fassino: «Governare un paese richiede un certo tasso di consenso»Flessibilità e precarietà.

Per Piero Fassino questo è il discrimine tra la politica realizzata dal centrosinistra nella XIII legislatura e quella che sta portando avanti il governo guidato da Silvio Berlusconi.

Il segretario dei Ds fa l'esempio di un lavoratore interinale, che per i mesi in cui non lavora non ha un minimo di «reddito garantito», e che, per il tempo che ha lavorato, non ha «un percorso previdenziale certo».

Fassino ribadisce il suo favore per soluzioni di lavoro diverse, maggiormente corrispondenti alla domanda di lavoro, ma osserva anche che «se questa flessibilità si traduce in una condizione di precarietà, per cui un cittadino si trova di fronte all'assenza di qualsiasi certezza nella sua vita quotidiana, sarà difficile farlo».

«Un paese democratico ha bisogno per qualsiasi decisione di un consenso.

Non ha bisogno di un consenso unanime, ma di un tasso di consenso.

Credere che si possa fare qualsiasi cosa in un paese democratico è velleitario».Analogo ragionamento vale per la globalizzazione.

«Chi ha la responsabilità di governare la società la deve accompagnare.

Sono contrario - dichiara l'ex ministro - ad una politica che diriga, ma è ineliminabile un potere politico che accompagni la società».Angeletti: «Il governo ne ha fatto una questione di potere»Il segretario della Uil è convinto che «le riforme per essere percepite come qualcosa di positivo dai cittadini devono produrre vantaggi».

Angeletti concorda con Fassino quando afferma che non è la flessibilità il problema ma come si introduce questa flessibilità e come viene percepita dai cittadini.

Sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, il segretario della Uil ritiene che l’operato del governo sia stato percepito come un 'vogliamo fare come ci pare', ma sarebbe importante chiedere agli imprenditori come tutto ciò sia stato recepito dai dipendenti.

«Il governo ne ha fatto una questione di potere e non per affrontare un problema giusto come la riforma del mercato del lavoro».

Pezzotta: «Non sarà facile portare avanti la flessibilità»Stesse parole da Savino Pezzotta.

Il segretario della Cisl, afferma: «Senza elementi di sicurezza e creando nella società tensioni alte, non sarà facile portare avanti la flessibilità.

Neanche alle imprese serve una flessibilità senza sicurezza e può mettere a rischio anche alla politica dei redditi».

Marzano: «Sì al dialogo, no ai veti»«Sì al dialogo, no ai veti.

Non stiamo eliminando alcuna garanzia e non siamo affatto appiattiti sulle posizioni di Confindustria» - ribatte Antonio Marzano.

Per il ministro e per il Governo, l'obiettivo è «migliorare la situazione dei lavoratori precari, soprattutto nel Mezzogiorno».

«Vogliamo tornare al tavolo con i sindacati - assicura Marzano - perché sono tante le questioni importanti ancora da discutere».

Tremonti: «Zero licenziati e tantissimi occupati in più, questo è il vero referendum sull'art.18»«Elementi di flessibilità nei rapporti di lavoro sono fondamentali», aggiunge Giulio Tremonti.

Per il ministro dell'Economia, le resistenze sindacali ricordano quelle dell’industria delle candele contro l’avvio della produzione di lampadine.Peraltro, la situazione innescata dallo scontro «è meno drammatica di quanto si possa pensare ed il confronto con i sindacati continua».

«Noi - spiega Tremonti - non vogliamo ridurre il livello delle garanzie ma cambiarne la natura».

E, in ultima istanza, sarà il tempo a stabilire chi avrà avuto ragione.

«Noi - conclude il ministro - siamo convinti che con le modifiche all’articolo 18 avremo zero licenziati e tantissimi occupati in più: sarà questo il vero referendum».

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