12 MAG 2002

UniCost: «La giurisdizione in un sistema bipolare» (con Vietti, Verde, Patrono, Gennaro ed altri)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 8 ore 28 min

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Dopo il «caso Napoli» e la costituzione da parte di un gruppo di magistrati del movimento per la giustizia che gli stessi fondatori definiscono l'Ulivo togato, il sottosegretario alla giustizia Vietti propone di ripristinare la responsabilità dei magistratiSan Leucio, 12 maggio 2002 - All'indomani della decisione del tribunale del riesame che ha messo in libertà gli otto poliziotti inquisiti dalla magistratura napoletana per i fatti del Third Global Forum del marzo 2001, si accende il dibattito nella tavola rotonda che chiude il XII Congresso di Unità per la Costituzione.

«Non possiamo
continuare a veder proliferare il ruolo del giudice parziale, cioè quel giudice che per il cittadino dà l'impressione di aver già deciso perché si sa da che parte sta» - afferma il sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti.Vietti: «Ripristinare la responsabilità del magistrato» Il rappresentante del governo cita il caso del convegno organizzato a Napoli dal 'Manifesto per la giustizia' giudicandolo «preoccupante».

«Ad esso hanno dato vita alcuni magistrati di una certa corrente, peraltro impegnati nella inchiesta stessa napoletana».

I temi evocati «riportano a tempi e impostazioni ideologiche del passato e molto preoccupanti che hanno prodotto tesi molto pericolose per il nostro Paese».

Questa situazione «non giova alla magistratura ma la indebolisce».

Nella vicenda degli 8 poliziotti arrestati «è apparso appannato l'habitus d'imparzialità della magistratura» e per questo motivo occorre «senza intenti punitivi ripristinare la responsabilità dei magistrati che è la condizione dell'imparzialità».

La situazione ingeneratasi a Napoli è «il sintomo di un malessere più generale della giustizia».

«Occorre recuperare un ruolo di imparzialità del magistrato».

Per il sottosegretario si tratta di mettere mano alla riforma del sistema disciplinare che «tipizzando gli illeciti, accelerando le procedure, dando garanzie di efficienza, ripristini la responsabilità del magistrato».Siniscalchi: «La crisi è il risultato di uno scontro tra poteri»La replica è affidata a Vincenzo Siniscalchi, noto avvocato e deputato Ds.

«La crisi della giustizia - avverte il presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere - è la manifestazione di una volontà di scontro tra poteri, in particolare per colpa degli atteggiamenti degli esponenti governativi».Gennaro: «Inopportuno dividersi su chi ha vinto e chi ha torto» Più ottimista, Giuseppe Gennaro, ex presidente dell'Anm e nuovo segretario generale di Unicost.

«Il nostro sistema giudiziario - osserva - ha gli anticorpi per riparare ad eventuali errori di valutazione».

In particolare, sulla decisione del Riesame di mettere in libertà gli otto poliziotti ritenuti coinvolti nei fatti del Global Forum, Gennaro dichiara: «Credo che il giudizio del Riesame debba essere rispettato.

Esso ha fatto venir meno in gran parte dei casi le esigenze di cautela processuale.

Questo può significare che esistevano gli indizi ma non c'erano le ragioni per ritenere che i poliziotti potessero scappare».

E', invece, «assolutamente inopportuno dividersi su chi ha vinto e chi ha torto».

«C'è stata un'iniziativa sottoposta al vaglio del giudice delle indagini preliminari.

Il suo provvedimento è finito al Tribunale del Riesame e, poi, se necessario arriverà in Cassazione».

Per questo «se ad ogni errore di valutazione che sia fatto in buona fede si risponde con una richiesta di procedere nei confronti del magistrato avremo indirettamente coartato la libertà di giudizio».

Patrono: «I Riesami non finiscono mai»Considerazioni dello stesso tenore da Antonio Patrono, presidente dell'Anm.

«Su questa vicenda - dichiara - si potrebbe dire con una battuta che i Riesami non finiscono mai.

Quello di ieri è stato solo un primo sbocco del tutto parziale.

Del resto così come il provvedimento del gip è sottoposto al riesame del Tribunale della Libertà, il provvedimento del Riesame è sottoposto a ricorso in Cassazione.

E poi, dopo, a norma di legge, anche la decisione della Cassazione potrebbe avere uno sviluppo successivo».

Per questo, Patrono chiede che non si facciano strumentalizzazioni «che possono essere tra qualche settimana smentite dai fatti» e che tutti coloro che «indossano la toga delle istituzioni, e quindi non solo i magistrati, manifestano un sentimento di rispetto reciproco e di correttezza».

«Parlare di responsabilità di qualsiasi genere all'indomani della decisione del riesame di Napoli mi preoccupa e mi sembra davvero improprio».

Verde: «Serve un clima di serenità»Se Giuseppe Gennaro chiede «chiarezza», Giovanni Verde, vicepresidente del Csm, è convinto che «serve un clima di serenità».

«E' la garanzia - rileva - attraverso la quale possiamo ritenere credibile anche la decisione emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli».

Nel suo intervento al congresso di Unicost e nell'ambito di un discorso più ampio sull'evoluzione del ruolo della magistratura e sulle ripercussioni provocate dal passaggio dal sistema proporzionale a quello maggioritario, Verde, pur non riferendosi alla vicenda di Napoli, sottolinea che troppo spesso «il magistrato è disinvolto nell'iniziare un processo penale almeno tanto quanto è scrupoloso nel decidere».

«Non si riflette sul fatto che il processo ha dei costi personali che sono di una gravità eccessiva».

Per questo motivo «oggi più che in passato - osserva l'avvocato napoletano - i magistrati devono usare maggiore prudenza, altrimenti si corre il rischio di creare un clima di scontro ma soprattutto, ed è quello che mi spaventa di più, un clima di strumentalizzazione».

Non è accettabile, per il vicepresidente del Csm che «la politica faccia speculazione nel senso di ritenere che su questi temi possa guadagnare o perdere voti.

Ed è quello che dobbiamo evitare».

Infine, anche in riferimento al ruolo del Csm, Verde spiega che «di fronte a interventi molte volte poco controllati su vicende processuali in corso i magistrati - ha concluso - non devono e non possono intervenire perché comprometterebbero le loro indagini».

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