16 GIU 2002

Cultura: Presentazione del «Manifesto degli intellettuali di Forza Italia»

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 12 ore 42 min
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Rompere definitivamente l'egemonia culturale della sinistra, senza imporre un nuovo monopolio.

La proposta di Dell'Utri e Bondi accolta da decine di intellettualiFirenze, 15 giugno 2002 - Sala dell'Auditorium della Regione Toscana gremita.

«La giornata di oggi è una sorta di rivoluzione per la liberazione della cultura» - esordisce Marcello Dell'Utri.

«Questo non è un manifesto ma una proposta, un incunabolo, qualcosa che è ancora nella culla, tutta da discutere», dichiara presentando la sua «Proposta di un manifesto per la cultura» di Forza Italia.

Ad ascoltare il responsabile del
dipartimento cultura di Fi ci sono Gianni Baget Bozzo, Vittorio Sgarbi, Francesco Alberoni, Renato Brunetta, Paolo Guzzanti, Renato Farina, Gustavo Selva e molti altri.

«Una cultura anticomunista - afferma il senatore siciliano - non ha mai avuto piena cittadinanza storica e politica in Italia, è giunta l'ora di rompere definitivamente l'egemonia della sinistra».

L'obiettivo di questo manifesto non è tuttavia imporre un nuovo monopolio.

«Io sono figlio della cultura dell'agire e anche di una aziendale di cui non mi vergogno affatto» - spiega ancora Dell'Utri.

«C'è chi si continua a chiedere perché la cultura sia solo "di sinistra".

Io rispondo: convochiamo gli intellettuali, facciamo studiare quelli giovani, parliamoci, aiutiamoli.

Vedrete che arriveranno energie nuove magari né di destra né di sinistra, che è proprio ciò che ci auguriamo».

Concorda il copromotore dell'iniziativa, Sandro Bondi.

«Sarebbe assurdo - osserva il portavoce di Fi - contrapporre a un'intellighenzia di sinistra un'intellighenzia organica alla destra».

Anime diverse in Forza ItaliaGli interventi seguono a decine ed hanno segni e sapori diversi.

C'è chi rievoca la cultura democristiana, e chi come Giorgio La Malfa, ricorda «i Dossetti e i Fanfani, che non erano certo le Bindi o i Castagnetti, contrari all'adesione dell'Italia alla Nato».

«De Gasperi - rammenta l'esponente republicano - dovette mandare il ministro laico Sforza a convincere Pio XII.

Certi errori storici generano frutti, dobbiamo ricordarcene quando ci si interroga sull'ostilità in Italia all'economia di mercato».Maggiore accordo sui modelli negativi.

Paolo Guzzanti boccia la figura dell'intellettuale organico.

Paolo Ferdinando Adornato, presidente della commissione Cultura della Camera afferma: «Intellettuali organici? Non ci sarà mai un Moretti di destra o del centrodestra, per noi la messa è finita da tempo.

Per capirci: non abbiamo nulla contro Roberto Benigni che è un eccellente comico e legge benissimo Dante.

Ce l'abbiamo con chi vorrebbe che fosse Dante a leggere Benigni».

Domenico Mennitti, direttore della rivista «IdeAzione» attacca chi sta al governo e non aiuta chi organizza cultura di base nell'area: «Qui non si tratta di inventarci un passato ma di elaborare insieme una grande novità.

Non dobbiamo più difendere la libertà: svegliamoci, siamo al governo, dobbiamo garantirla.

Ma non è facile.

Abbiamo fondazioni, riviste, iniziative.

Ma molti signori politici al potere si mettono in fila quando sono chiamati ai convegni degli "altri".

Quando si tratta di intervenire ai nostri, ci sono i problemi».

Gianni Baget Bozzo evoca una terribile alleanza: «Ci sono i no-global che dicono "no" all'Occidente in virtù della maledizione heideggeriana sulla tecnica.

C'è l'estremismo islamico un "no" diverso.

Si respira nell'aria un nichilismo generalizzato come rifiuto dell'Occidente».«Invece - aggiunge il politologo genovese - la nostra sfida, come ha capito Berlusconi, è far comprendere che la cultura occidentale è una grande avventura del pensiero umano: cioè che l'uomo ha un futuro, che l'avvento di Cosmopoli è possibile ed è un dato positivo».Non manca un richiamo alla ricerca.

Il professor Angelo Maria Petroni suggerisce la creazione di una fondazione per far superare alla cultura scientifica lo stato di arretratezza in cui versa nel nostro paese.

E, possibilmente, per far tornare i tanti cervelli italiana in fuga per il mondo.Nel finale, l'attore Giulio Bosetti, commosso, dichiara: «Venendo qui è come se fossi nato oggi, respiro libertà di parola, un tempo ero considerato fascista perché non ero comunista».Vittorio Sgarbi replica osservando che la destra spesso si è «compiaciuta del ghetto in cui l'ha relegata una sinistra capace di far diventare propri i valori di tutti».

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