29 AGO 2002

Festa dell'Unità: Incontro con Furio Colombo ed Antonio Padellaro

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 49 min
Organizzatori: 

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Dinanzi ad un «regime» che limita gli strumenti per esprimersi, due eccezioni: l'Unità e Radio Radicale.

Parola di Furio Colombo, che invita i suoi lettori ad una «difesa estrema della libertà»Modena, 29 agosto 2002 - «Questo è un brutto periodo» - premette Furio Colombo, ricordando l'incoraggiamento ricevuto dal direttore del Tg3, Antonio Di Bella: «Tieni duro, abbi coraggio, cercherò di averlo anch'io quando toccherà a me».

La ragione principale di questo stato di cose - dice subito il direttore dell'Unità al pubblico del PalaConad - è il «regime».

Poi chiarisce: «Perché
usiamo la parola regime? Non ci sono in carrarmati non c'è la violenza per le strade che ci impedisce di esprimerci? Già, ma non ci sono gli strumenti per esprimerci».Una difesa estrema della libertàMa partiamo dal principio.

La serata qui alla Festa nazionale dell'Unità è dedicata al quotidiano di partito, tornato in edicola il 28 marzo 2001 dopo otto mesi di assenza.

Furio Colombo e Antonio Padellaro, direttore e condirettore, siedono sul palco rosso di Modena per parlare del «caso» e del «miracolo» Unità ma anche di coloro che - come più volte ribadisce Colombo - «partecipano alla vita di questo giornale e la determinano», vale a dire i lettori.Ai lettori, l'ex senatore Ds spiega come «il regime» possa influire sui bilanci di un quotidiano, determinandone la crisi.

«L'inserzionista pubblicitario - osserva Colombo - non è detto che si lasci scacciare dalla posizione politica che voi avete, ma si lascia scacciare dalla litigata, dall'esplosione d'ira intorno al giornale, dalla coalizione di nemici intorno al giornale».

Il riferimento è agli attacchi de Il Giornale e della Padania, per i quali il direttore riceve quotidianamente solidarietà dai suoi lettori.

«Ci mandano i teppisti sotto le finestre.

Ma se si crea il clima di zuffa è da noi che i pubblicitari si allontaneranno».L'Unità però va beneCiò premesso, il direttore assicura che per ora l'Unità va bene.

Anzi - ammette - «durante il mese di agosto le copie sono salite perché siccome le cose continuavano ad accadere è aumentato il numero delle persone che vogliono starci vicino».

I lettori, insomma, hanno compreso ciò che molti giornalisti e soprattutto alcune autorità paiono non aver compreso: la necessità di una «difesa estrema della libertà».L'informazione che non c'èE torniamo al «regime».

Secondo l'ex presidente della Fiat Usa, «c'è da domandarsi con ansia perché l'eccesso di anormalità della situazione italiana non abbia attratto fino in fondo l'attenzione delle massime istituzioni dello Stato».

Anche perché «oltre al possesso diretto o al controllo politico di tutti i mezzi di comunicazione c'è l'effetto di intimidazione».

E' il caso di un giovane giornalista, «una persona perbene che stia pensando al proprio futuro», che «nel momento in cui viene assunto al Corriere della Sera, alla Stampa e persino alla Repubblica si domanda da che parte stare».E' probabile - osserva Colombo - che ci penserà su parecchio prima di scrivere che «la Lega è quasi nazista e sta sfigurando l'immagine dell'Italia nel mondo».Sarà per questo che le notizie dei principali quotidiani - non quelle di Radio Radicale che Colombo definisce «una radio professionale nella quale l'informazione c'è sempre» - raccontano un'Italia che non esiste come attraverso una «parete imbottita in una stanza di matti».Tornare all'Italia un po' noiosa del centrosinistraUna questione cui guardare con «ansia» - il direttore dell'Unità sottolinea più volte che è in ballo l'«immagine del paese ed il suo volto morale» - e che induce a volgersi con malinconia all'Italia del centrosinistra.

«Un paese - confessa Colombo - che a volte trovavamo un po' noioso, perché Visco era così arcigno e non mollava nella caccia agli evasori, perché né Prodi né Amato hanno mai dato un centesimo in più perché volevano che i conti quadrassero e perché si ostinavano a volere essere rispettati in Europa».Ebbene - conclude - «noi la rivogliamo quella maggioranza ed è per questo che esiste l'Unità».

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