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Dibattito serrato alla Festa dell'Udc, all'insegna dell'«operazione verità».
Le pensioni però mettono tutti d'accordo.
Eccetto Rutelli che...
Fiuggi, 21 settembre 2002 - Primaditutto, le notizie.
Il vicepremier, Gianfranco Fini anticipa che nella finanziaria che il Governo si accinge a presentare, «partirà la riforma fiscale».
Si tratta - spiega il segretario di An alla platea dell'Udc - di «un primo modulo di riforma, quello contenuto nel Patto per l'Italia.
«Un intervento senza precedenti per quantità e qualità», secondo Fini.
«Sette miliardi di euro così ripartiti: due punti di … sgravi Irpeg (un punto promesso dal centrosinistra, un punto in più viene garantito dal centrodestra), un intervento Irap, un intervento fiscale che permetterà alle famiglie dal reddito basso di risparmiare 120-140 mila lire ogni mese».
Di più ne apprenderemo mercoledì, quando il Governo incontrerà le parti sociali.
Lo sa bene il segretario della Cisl, Savino Pezzotta, il quale sottolinea che per ora «la finanziaria è un fantasma» e che spera che «l'incontro non sia una sveltina serale, ma l'inizio di un vero confronto».
Con altrettanti dubbi e una più amara certezza, parteciperà Stefano Parisi, direttore generale di Confindustria.
La riunione di mercoledì - anticipa - non sarà priva di un argomento: il decreto-legge che ha rimodulato Dit e Superdit oltre ad introdurre cambiamenti sulle minusvalenze che le società, fino ad oggi, potevano dedurre dai risultati economici.
Un provvedimento che a Confindustria decisamente non piace.
«Il Patto per l'Italia sarà finanziato con il provvedimento di ieri» - rileva Parisi.
«Al nostro posto Pezzotta avrebbe fatto lo sciopero generale, noi non possiamo farlo ma siamo molto arrabbiati».Le pensioni? Per quest'anno non ne parliamo Passando alle riforme strutturali, va sottolineato che nonostante le svariate e contrastanti opinioni, c'è un punto su cui tutti i partecipanti a questo dibattito sembrano concordi.
Si tratta della riforma delle pensioni.
L'idea comune è che per il momento il nostro sistema previdenziale va bene com'è.
«Le pensioni? - si stupisce il ministro Rocco Buttiglione - del patto di allora fa parte un punto: per quest'anno non ne parliamo.
Noi lavoriamo ad ampliare la base di quelli che pagano contributi e questo dovrebbe migliorare lo stato del sistema pensionistico».
Dichiarazioni accolte con favore dal segretario e dall'ex segretario della Cisl.
Proprio Sergio D'Antoni, new entry dell'Udc, afferma: «Il centrosinistra è più liberista della Casa delle Libertà».Art.18: Cosa è cambiato? In effetti, nel generale consenso, l'unica dichiarazione fuori dal coro appare quella di Francesco Rutelli, in tema di articolo 18.
«Ma che cosa si è fatto a fare? Cosa è cambiato? Sarebbe stato più serio ragionare sulle pensioni o fare un anno e mezzo di scontro?» - si chiede il leader della Margherita.
Come detto, per il resto le soluzioni proposte sotto il tendone dell'Udc prendono strade diversissime.
Lo stesso Rutelli preannuncia che uno dei primi provvedimenti che prenderà una volta tornato al governo sarà «rimettere la tassa di successione».
Fausto Bertinotti pensa invece ad «allargare la domanda interna».
Per fare questo - dice - «occorre fare una politica di spesa pubblica qualificata e di valorizzazione dei salari».
D'Antoni, infiammando la platea, afferma che, poiché «in questo momento le locomotive mondiali si sono fermate, serve una politica interventista, dirigista, come fa Bush in America».Il governo deve capire cosa vuoleIn una situazione quanto mai confusa, Bruno Tabacci, presidente della Commissione per le attività produttive della Camera, propone un'«operazione verità» rivolgendosi direttamente a Tremonti e spiegando che sono i numeri a indicare cosa fare.
Se il governo vuole l'appoggio della maggioranza parlamentare deve fare chiarezza: di quanti soldi ha bisogno? «Parlare di condono non è la stessa cosa che parlare di concordato.
Se il concordato prevede un gettito di 5.000 miliardi di vecchie lire è una cosa diversa dal condono fiscale dal quale si immagina di ricavare di più».
La situazione è felicemente riassunta dal segretario di Rifondazione comunista.
«Il governo - spiega Bertinotti - ha tre scelte: o mettere in discussione il patto di stabilità, o fare una politica di condono o mettere mano alla spesa pubblica sotto forma di pensioni».
E' forse a quest'ultima possibilità che si riferisce Stefano Parisi, concludendo il suo intervento.
«Bisogna capire qual è l'Italia che questo governo vuole» - afferma il direttore generale di Confindustria.
«Nelle scelte ci sono delle questioni che riguardano il modello del nostro paese».
Il governo, dunque, deve fare delle scelte, passi che inevitabilmente finiranno per calpestare interessi.
Se Confindustria chiede il ripristino del credito d'imposta per i nuovi assunti e si «arrabbia» per la Dit e la SuperDit, Bertinotti ritiene che toccare l'art.18 metta in condizione le imprese di «licenziare per rappresaglia» chi svolge attività sindacale.
Lo stesso Pezzotta preannuncia battaglia sul blocco delle assunzioni nella p.A: «Se blocchiamo le assunzioni nel pubblico impiego vuol dire che complessivamente invecchiamo l'apparato pubblico, non introduciamo elementi di innovazione e pertanto riduciamo quegli elementi di competitività sui quali dovremmo puntare.
Il discorso vale anche per la scuola.
Non si può pensare di fare il Patto per l'Italia e poi tagliare la spesa sociale».
Le pensioni però mettono tutti d'accordo.
Eccetto Rutelli che...
Fiuggi, 21 settembre 2002 - Primaditutto, le notizie.
Il vicepremier, Gianfranco Fini anticipa che nella finanziaria che il Governo si accinge a presentare, «partirà la riforma fiscale».
Si tratta - spiega il segretario di An alla platea dell'Udc - di «un primo modulo di riforma, quello contenuto nel Patto per l'Italia.
«Un intervento senza precedenti per quantità e qualità», secondo Fini.
«Sette miliardi di euro così ripartiti: due punti di … sgravi Irpeg (un punto promesso dal centrosinistra, un punto in più viene garantito dal centrodestra), un intervento Irap, un intervento fiscale che permetterà alle famiglie dal reddito basso di risparmiare 120-140 mila lire ogni mese».
Di più ne apprenderemo mercoledì, quando il Governo incontrerà le parti sociali.
Lo sa bene il segretario della Cisl, Savino Pezzotta, il quale sottolinea che per ora «la finanziaria è un fantasma» e che spera che «l'incontro non sia una sveltina serale, ma l'inizio di un vero confronto».
Con altrettanti dubbi e una più amara certezza, parteciperà Stefano Parisi, direttore generale di Confindustria.
La riunione di mercoledì - anticipa - non sarà priva di un argomento: il decreto-legge che ha rimodulato Dit e Superdit oltre ad introdurre cambiamenti sulle minusvalenze che le società, fino ad oggi, potevano dedurre dai risultati economici.
Un provvedimento che a Confindustria decisamente non piace.
«Il Patto per l'Italia sarà finanziato con il provvedimento di ieri» - rileva Parisi.
«Al nostro posto Pezzotta avrebbe fatto lo sciopero generale, noi non possiamo farlo ma siamo molto arrabbiati».Le pensioni? Per quest'anno non ne parliamo Passando alle riforme strutturali, va sottolineato che nonostante le svariate e contrastanti opinioni, c'è un punto su cui tutti i partecipanti a questo dibattito sembrano concordi.
Si tratta della riforma delle pensioni.
L'idea comune è che per il momento il nostro sistema previdenziale va bene com'è.
«Le pensioni? - si stupisce il ministro Rocco Buttiglione - del patto di allora fa parte un punto: per quest'anno non ne parliamo.
Noi lavoriamo ad ampliare la base di quelli che pagano contributi e questo dovrebbe migliorare lo stato del sistema pensionistico».
Dichiarazioni accolte con favore dal segretario e dall'ex segretario della Cisl.
Proprio Sergio D'Antoni, new entry dell'Udc, afferma: «Il centrosinistra è più liberista della Casa delle Libertà».Art.18: Cosa è cambiato? In effetti, nel generale consenso, l'unica dichiarazione fuori dal coro appare quella di Francesco Rutelli, in tema di articolo 18.
«Ma che cosa si è fatto a fare? Cosa è cambiato? Sarebbe stato più serio ragionare sulle pensioni o fare un anno e mezzo di scontro?» - si chiede il leader della Margherita.
Come detto, per il resto le soluzioni proposte sotto il tendone dell'Udc prendono strade diversissime.
Lo stesso Rutelli preannuncia che uno dei primi provvedimenti che prenderà una volta tornato al governo sarà «rimettere la tassa di successione».
Fausto Bertinotti pensa invece ad «allargare la domanda interna».
Per fare questo - dice - «occorre fare una politica di spesa pubblica qualificata e di valorizzazione dei salari».
D'Antoni, infiammando la platea, afferma che, poiché «in questo momento le locomotive mondiali si sono fermate, serve una politica interventista, dirigista, come fa Bush in America».Il governo deve capire cosa vuoleIn una situazione quanto mai confusa, Bruno Tabacci, presidente della Commissione per le attività produttive della Camera, propone un'«operazione verità» rivolgendosi direttamente a Tremonti e spiegando che sono i numeri a indicare cosa fare.
Se il governo vuole l'appoggio della maggioranza parlamentare deve fare chiarezza: di quanti soldi ha bisogno? «Parlare di condono non è la stessa cosa che parlare di concordato.
Se il concordato prevede un gettito di 5.000 miliardi di vecchie lire è una cosa diversa dal condono fiscale dal quale si immagina di ricavare di più».
La situazione è felicemente riassunta dal segretario di Rifondazione comunista.
«Il governo - spiega Bertinotti - ha tre scelte: o mettere in discussione il patto di stabilità, o fare una politica di condono o mettere mano alla spesa pubblica sotto forma di pensioni».
E' forse a quest'ultima possibilità che si riferisce Stefano Parisi, concludendo il suo intervento.
«Bisogna capire qual è l'Italia che questo governo vuole» - afferma il direttore generale di Confindustria.
«Nelle scelte ci sono delle questioni che riguardano il modello del nostro paese».
Il governo, dunque, deve fare delle scelte, passi che inevitabilmente finiranno per calpestare interessi.
Se Confindustria chiede il ripristino del credito d'imposta per i nuovi assunti e si «arrabbia» per la Dit e la SuperDit, Bertinotti ritiene che toccare l'art.18 metta in condizione le imprese di «licenziare per rappresaglia» chi svolge attività sindacale.
Lo stesso Pezzotta preannuncia battaglia sul blocco delle assunzioni nella p.A: «Se blocchiamo le assunzioni nel pubblico impiego vuol dire che complessivamente invecchiamo l'apparato pubblico, non introduciamo elementi di innovazione e pertanto riduciamo quegli elementi di competitività sui quali dovremmo puntare.
Il discorso vale anche per la scuola.
Non si può pensare di fare il Patto per l'Italia e poi tagliare la spesa sociale».
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