02 OTT 2002

Tangentopoli: Commemorazione di Sergio Moroni (con Casini e Berlusconi)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 57 min

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Il 2 settembre di dieci anni fa moriva il deputato socialista.

Berlusconi: «Mai più Tangentopoli».

Chiara Moroni: Separazione delle carriere e responsabilità civile dei giudici, sono «nodi cruciali»Roma, 2 ottobre 2002 - Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini ed il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, hanno commemorato stamani il deputato socialista Sergio Moroni, nel decennale della sua morte seguita alle vicende di Tangentopoli.Nelle parole del premier tornano gli anni '90.

Tangentopoli - osserva - «non fu una rivoluzione in senso stretto, ma il tentativo di un
ordine dello Stato di attribuirsi un ruolo etico di preminenza e politico di supplenza».Tutto nasce dai finanziamenti illeciti dell'Urss al Pci«Nel 1992 - racconta - furono eletti 206 deputati della Dc: 88 furono inquisiti.

Vennero tutti prosciolti o non giudicati eccetto 4.

Stesso trattamento fu riservato agli altri partiti che avevano fatto da diga al comunismo: Psi, Psdi, Pli e Pri.

L'assenza di alternanza al Governo aveva portato a degenerazioni, ma la corsa ai finanziamenti illeciti fu innescata dai finanziamenti dell'Urss al Pci.

Alla fine il Pds fu l'unico fra i principali partiti a rimanere in piedi, soprattutto grazie all'amnistia del 1989 che cancellò gli effetti del finanziamento sovietico.

Chi allora usufruì dell'amnistia, oggi propugna la cancellazione di questo istituto».

Berlusconi chiama in causa i magistrati del pool di Milano ed i metodi da loro usati.

«Hanno sempre dichiarato di voler combattere un sistema non di perseguire dei singoli reati.

Hanno sempre detto di voler rivoltare l'Italia come un calzino».Tornare alla Costituzione Il Governo, dunque, considera la questione giustizia come una questione centrale per la sovranità democratica.

«Si deve tornare alla Costituzione, - dice il premier - ai principi dello Stato di diritto.

Non ci deve più essere una Tangentopoli.

Il carcere non deve più essere usato per la formazione della prova.

E' giunto il momento di voltare pagina».

Quest'ultimo concetto deve essere chiaro per tutte forze politiche (è difficile - sottolinea il leader della Casa delle Libertà - dialogare con coloro che sostengono che il 13 maggio 2001 la criminalità organizzata ha vinto le elezioni), e deve essere compreso da quei magistrati che ancora «assimilano ogni tentativo di riforma della giustizia ad un atto eversivo».

I fatti li smentiscono, sottolinea Berlusconi.

«Avevano detto che la legge sulle rogatorie avrebbe fatto scarcerare mezzo mondo e naturalmente nulla di tutto questo è accaduto.

Sono arrivati fino al punto di insultare e sbeffeggiare il Parlamento, con la scusa ipocrita di difenderlo dalla legge sul legittimo sospetto.

Una legge garantista esistente già nel nostro ordinamento e che è giusto doveroso reintrodurre».

Berlusconi ha concluso il suo intervento ribadendo la direzione del programma di Governo: «Noi riteniamo che si debba tornare alla Costituzione e ai principi dello Stato di diritto.

Per creare queste condizioni, intendiamo approvare tutte le riforme che abbiamo presentato agli italiani nel nostro programma, cercando nello stesso tempo di svelenire lo scontro politico in atto.

E per ricondurlo alla logica del normale confronto democratico».Separazione delle carriere e responsabilità civile sono «nodi cruciali»Presente alla cerimonia, anche Chiara Moroni, figlia del'esponente socialista scomparso e a sua volta deputato del Nuovo psi.

«Quando le questioni giudiziarie entrano nel circuito mediatico in maniera artefatta e con atteggiamenti aggressivi, sino a raggiungere il linciaggio morale e sociale, allora le parole diventano pietre: pietre che possono, come è avvenuto per mio padre, schiacciare la dignità umana, la verità processuale e la vita stessa in modo irreparabile».

Ricordando il rapporto tra politica e magistratura, tra potere legislativo e potere giudiziario, Moroni aggiunge: «Questioni come la differenziazione di status tra pubblico ministero e giudice in senso proprio, o la responsabilità civile dei magistrati sono solo alcuni dei nodi irrisolti da rivisitare per rientrare nella normalità, senza per questo evocare scontri o contrapposizioni scomposte.

Sono più che convinta che i processi devono tendere ad un risultato ottimale, vale a dire l'accertamento dei fatti e l'individuazione delle responsabilità, e dunque delle sanzioni previste dall'ordinamento».

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