19 DIC 2002

41 bis: «Tortura democratica. Inchiesta su 'la comunità del 41 bis reale'» (con Carnevale, Martone, Spigarelli, Capezzone, Turco, D'Elia e Pannella)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 22 min
Organizzatori: 

Questa registrazione non è ancora stata digitalizzata.
Per le risposte alle domande frequenti puoi leggere le FAQ.

Che sia l'applicazione di una normativa incostituzionale o la violazione di una perfettamente legittima, il regime reale del carcere duro costituisce spesso «un'arma di tortura».

I dati in un'indagine «cella a cella» condotta da Maurizio Turco e Sergio D'EliaRoma, 19 dicembre 2002 - Antonio Paolello, detenuto nel carcere di Marino del Tronto in 41 bis.

Dalla primavera scorsa accusava dolori allo stomaco, lo curano per una gastrite.

Il 14 ottobre 2002 viene trasportato d'urgenza in ospedale.

Ha un tumore maligno all'intestino, già diffuso allo stomaco e al fegato.

Per riabbracciare i suoi
parenti deve tuttavia attendere i primi di novembre, quando il ministro della Giustizia revoca il provvedimento restrittivo ed il magistrato sospende la pena.

Ora spera davvero di poter tornare in carcere, «significherebbe - dice - che sarei guarito».

Sono 645 le storie come questa contenute in «Tortura democratica.

Inchiesta sulla comunità del 41 bis reale», il libro scritto da Maurizio Turco e Sergio D'Elia sul regime del carcere duro nel nostro paese.

Stamani, a Torre Argentina, la presentazione del volume alla quale oltre agli autori hanno partecipato il segretario di Radicali Italiani, Daniele Capezzone, l'ex presidente della I sezione della Corte di Cassazione, Corrado Carnevale, l'ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Antonio Martone, il presidente della Camera penale di Roma, Valerio Spigarelli, e l'autore della prefazione, Marco Pannella.

I sospetti del Consiglio d'EuropaLa posizione radicale sulle carceri è nota.

Capezzone e D'Elia, insieme alla presidente di Radicali Italiani, Rita Bernardini, sono al dodicesimo giorno di sciopero della fame per sollecitare una decisione del Parlamento in tema di indulto.

Pannella, da parte sua, non usa mezzi termini: «Dico a tutti che mi sento anche io moralmente soggetto al 41bis.

Ne sono fiero e spero che i detenuti mi accettino tra di loro».

Per i Radicali - lo spiega il titolo stesso del libro-inchiesta - l'art.41 bis è «una tortura democratica», tale era prima quando era oggetto di una proroga periodica, tale è oggi che il Senato ha dato il sì definitivo alla stabilizzazione.Una posizione non isolata se - come testimonia Maurizio Turco - molti dubbi sul regime sino ad oggi vigente sono stati espressi anche dal Comitato prevenzione e tortura del Consiglio d'Europa, dal vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi, e dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

«Una sorta di vendetta dello Stato» Ma se il regime reale di questa misura restrittiva che emerge in maniera drammatica dall'indagine, raccoglie l'indignazione di tutti i partecipanti al dibattito di oggi, più controverso appare il giudizio sul regime giuridico astratto.

«L'idea che ci siamo fatti è che lo Stato sta realizzando una sorta di vendetta rispetto a fatti orribili compiuti» - afferma D'Elia, con riferimento alle stragi in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Convinto che la legge, così come limitata dall'interpretazione della Corte Costituzionale, sia legittima, è invece l'ex presidente dell'Anm, Antonio Martone.

Martone, dunque, considera frutto di violazioni, e non di applicazioni delle norme sul carcere duro, i casi di cui il libro rende conto.

Il silenzio sul reclamoUna di queste violazioni riguarda il reclamo contro il provvedimento di detenzione in regime di 41 bis.

Al Tribunale di Sorveglianza di Napoli, per esempio, può succedere che nessuno decida.

Secondo Martone in questi casi di silenzio, pur senza sospendere il provvedimento, la soluzione potrebbe essere quella di prevedere la possibilità di ricorrere in Cassazione.

Quanto, tuttavia, sia difficile per un detenuto soggetto alle limitazioni del carcere duro ricorrere alla Suprema Corte, lo dimostra la storia di Antonio e Giuseppe Perrone, anche questa contenuta nel libro.

Antonio in dieci anni di carcere duro non è mai riuscito ad arrivare in Cassazione, cosa che è invece riuscita al fratello Giuseppe, coimputato nel medesimo processo ed inizialmente soggetto allo stesso regime restrittivo.

Gli ostacoli possono essere fisiologici.

Spiega tra l'altro l'avvocato Spigarelli: «Generalmente, di fronte alla decisione del Tribunale di Sorveglianza sul reclamo, non c'è proprio il tempo materiale per una verifica in sede di legittimità.

Perché quando arriva davanti alla Cassazione quel provvedimento è già scaduto e la Corte lo deve dichiarare inammissibile.

Questo circolo vizioso ha del tutto svuotato di contenuto il controllo giurisdizionale su questo provvedimento».

In questo senso, la proposta dell'Unione camere penali prevede la caducazione del provvedimento in caso di silenzio sul reclamo.

L'esperienza di CarnevaleUna ampia panoramica sulle numerose violazioni dei quattro commi dell'art.27 dell Costituzione (ma anche dell'art.

3 sul principio di uguaglianza e dell'art.

32 sul diritto alla salute) la fornisce senza dubbio il giudice ed imputato Corrado Carnevale.

Non bastassero le argomentazioni giuridiche, Carnevale conclude con una questione pratica.

«Se - afferma l'ex presidente della Suprema Corte - tutta questa giustizia dell'emergenza che vige nel nostro paese da circa venti anni avesse prodotto dei risultati manterrei le mie riserve ma almeno...

invece basta andare a Palermo per vedere che nulla è cambiato».

leggi tutto

riduci