05 MAR 2003

Il caso Sofri a Strasburgo: Speciale. Le interviste e i commenti

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 24 min 16 sec

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Si è svolta ieri la prima udienza davanti alla Corte europea dei diritti umani per Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani.Strasburgo, 5 marzo 2003 - I giudici della quarta sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno ascoltato le parti, gli avvocati Alessandro Gamberini, Bruno Nascimbene e Marina Mori in rappresentanza dei ricorrenti, ed il legale del Governo italiano, in rappresentanza dello Stato.

Per il momento la Corte è chiamata a giudicare la ricevibilità del ricorso.

Entro un paio di settimane la decisione, che se favorevole condurrebbe nel giro di qualche
mese ad un giudizio di merito.Tuttavia, anche in caso di esito favorevole di questo procedimento, la sentenza di Strasburgo rischia di essere meramente simbolica.

La Convenzione europea dei diritti dell'uomo impone che lo Stato si adoperi non solo per risarcire il danno, ma per una vera e propria restitutio in integrum.

Anche considerando che Adriano Sofri è attualmente in carcere, ciò dovrebbe comportare una revisione del processo.

Invece, a differenza di quello degli altri paesi, l'ordinamento giuridico italiano non contiene una norma che imponga allo Stato di ottemperare al giudizio europeo.

Sul punto Radio Radicale ieri ha intervistato i difensori di Sofri, Bompressi e Pietrostefani.

Cosa chiedono i ricorrenti alla Corte di Strasburgo? Non vogliamo provare un complotto, ma solo l'incuria - spiega Alessandro Gamberini, legale di Sofri, Bompressi e Pietrostefani.

L'oggetto di questo giudizio - secondo l'avvocato - è limitato dunque ai passaggi nei quali si è svolta questa vicenda processuale che hanno visto delle «violazioni palesi di regole di garanzia».

Passaggi che riguardano la violazione del principio di imparzialità del giudice, per esempio, come accadde in primo grado.

Ma anche il proscioglimento degli imputati dopo l'annullamento della condanna da parte delle Sezioni Unite.

C'è infine la questione dei reperti scomparsi (i proiettili, l'autovettura usata dal commando omicidiario), la cui rilevanza è stata verificata nel procedimento di revisione.

Tutta l'intervista.Per l'avvocato dello Stato, Francesco Crisafulli, che rappresenta l'Italia in questo procedimento, alcune violazioni denunciate dai ricorrenti «potrebbero diventare oggetto di censura soltanto se ci si mettesse in un'ottica che vuole che ci sia stato un dolo da qualche parte, che ci sia stato un comportamento volutamente scorretto».

Crisafulli però ammette l'esistenza di punti di debolezza nella posizione della difesa di fronte alla Corte di Starsburgo, in particolare in riferimento alla dispersione delle prove.

E spiega che in caso di accoglimento del ricorso si porrà il problema delle misure di carattere individuale volte ad eliminare le conseguenze di un ingiusto processo.

Tutta l'intervista.

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