27 FEB 2005

Conversazione settimanale con Marco Pannella

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 6 min
Organizzatori: 

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Roma, 27 febbraio 2005Da questa settimana la conversazione settimanale con Marco Pannella è trasmessa in diretta su Radioradicale.it ogni domenica pomeriggio a partire dalle 18,30 e in differita su Radio Radicale ogni domenica sera a partire dalle 22.

Come sempre, in studio, il direttore Massimo Bordin.

Registrazione di "Conversazione settimanale con Marco Pannella", registrato domenica 27 febbraio 2005 alle 00:00.

L'evento è stato organizzato da Area radicale.

La registrazione ha una durata di 2 ore e 6 minuti.
  • Un accordo nazionale con eccezioni regionali

    L'ospitalità richiesta all'Unione e le parole di Marco Pannella (che ha già detto: «Urgono parole amichevoli ed è possibile averle»). Il sondaggio di Mannheimer, pubblicato domenica mattina dal <em>Corriere della sera</em>, secondo il quale almeno per quattro regioni l'apporto radicale è <em>assolutamente deteminante</em> oppure <em>rilevante</em>. «Il titolo del Corriere della sera (<em>I radicali determinanti</em>), dice Pannella, è relativo a quelle quattro regioni». Pannella sottolinea anche che, con l'uso e l'abuso di mezzi di comunicazione, negli ultimi giorni la Casa delle libertà si andrà rafforzando, a scapito dell'Unione. E spiega che se in Calabria, dove i radicali pure sono debolissimi, le cose appaiono tali per cui i radicali sono rilevanti, c'è da chiedersi in altre realtà, dove i radicali sono più forti, cosa succederebbe. Pannella ricostruisce l'ultima settimana. Domenica scorsa nella Casa delle libertà c'è stato il pranzo tra Berlusconi e Bossi dove il primo non ha potuto nemmeno toccare l'argomento radicali perché il secondo ha fatto capire di essere irremovibile. Dopodiché, anche se i contatti ufficiali con la Casa delle libertà continuavano, da parte dell'Unione è venuta l'accettazione per i primi incontri. Giovedì sera, c'è stata la riunione in cui i leader dell'Unione hanno negato la possibilità di un accordo di ospitalità. La giornata era iniziata con la riunione delle undici a Torre Argentina, con Pannella e Bonino in collegamento da Strasburgo, e con D'Alema e Bertinotti fiduciosi in un esito positivo. Pannella, tuttavia, ha chiesto quasi subito che la riunione fosse interrotta. «Ad un certo punto - spiega - ci si dice che le Liste Luca Coscioni-Radicali non devono essere chiamate così. Poi ci si conferma che nel pomeriggio ci sarebbe stata una riunione della Margherita che avrebbe votato sull'accettabilità di questa dizione. A quel punto ho detto: è inutile che continuiamo». Dal 9 gennaio il Comitato di Radicali italiani aveva deliberato la presenza delle Liste Luca Coscioni alle elezioni regionali. Dopo la riunione della Margherita, in serata c'è stata la riunione dei leader dell'Unione. Prodi, che era in collegamento telefonico da Bologna, ha detto <em>niet</em>. «Da quel momento - spiega ancora Pannella - abbiamo detto <em>no, non ci crediamo, oltre a non essere d'accordo</em>». Sono passati quattro giorni e i radicali continuano a dire <em>no</em>. «Ora, sul piano puramente materiale e tecnico, vi sono ore per accertare (se vogliono loro accertarlo nelle varie regioni) se sarebbe loro possibile (se lo volessero, se ne avessero bisogno), di raccogliere le firme previste (tranne a Roma dove non sarebbero necessarie se ci fosse l'accordo) in pochi giorni, perché prima di martedì noi non avremmo comunque concluso la nostra campagna per conquistare questo accordo elettorale e prima di martedì quindi noi non avremmo chiuso le liste-manifesto che in gran parte possono e devono essere perfezionate». Parentesi: le liste-manifesto contengono la dicitura Luca Coscioni-Radicali e antiproibizionisti sulla droga (nel simbolo). In Piemonte in particolare, continua Pannella, ci sono scontri all'interno degli schieramenti e si insiste sulla possibilità di un accordo con noi. «Noi, dice Pannella, in questo momento stiamo spendendo le ultime cartucce a favore degli inermi. Chi sono gli inermi? Gli inermi sono la maggioranza degli elettori del centrosinistra. Tutti sono d'accordo, anche alla base della Margherita questo accordo è fortemente desiderato, ma non hanno strumenti per». Lo stesso Consiglio nazionale dei Ds era stato convocato esclusivamente come collegio elettorale. Poi c'è stato l'ordine del giorno di Lanfranco Turci, sostenuto da Salvi, Pollastrini, Mussi, eccetera, favorevoli all'accordo e favorevoli a prendere in considerazione la necessità di difesa del referendum. Fassino ha un po' sorvolato sul primo aspetto, ha sottolineato il secondo, ha fatto proprio l'ordine del giorno che è stato approvato all'unaninimità. Poi però si è sottolineato che nell'Unione è necessaria l'unanimità per approvare gli ingressi elettorali. Martedì, dunque, i radicali chiuderanno le liste. Ora chiedono che tutti coloro che sono nell'Unione chiedano urgentemente <em>ad horas</em> una nuova riunione. E' ragionevole, dato il sondaggio pubblicato dal <em>Corriere</em> in prima pagina, andare al voto privandosi dell'apporto dei radicali? L'Unione e la Fed rischiano di morire <em>in fasce</em>. A Pannella pare una scelta temeraria. La centralità della politica radicale è difficile da negare. Pannella sottolinea anche gli interventi di Baget Bozzo, che ritiene possibile l'accordo di Berlusconi con i radicali. Pannella sostiene che Berlusconi sui radicali ha accettato la sconfitta perché gli avevano garantito che l'altro schieramento non si sarebbe presentato con i radicali (il lodo Calderoli). E' quello che si sta verificando. «Dobbiamo insistere fino all'estremo», dice Pannella. «Ma non accetteremo eccezionali soluzioni regionali. Possiamo non mantenere con puntualità aritmetica l'accordo nazionale, ma non si può cambiare il nome. Le eccezioni devono essere regionali, ma l'accordo deve essere nazionale anche su queste eccezioni». <strong>Indice</strong>
    0:00 Durata: 22 min 9 sec
  • L'inquinamento tra elezioni regionali e referendum

    L'accusa, rivolta a Pannella, di voler fare la campagna referendaria in luogo di quella regionale. «Siamo in una lotta politica, oltre che elettorale, e il dosaggio di inquinamento nella campagna per le elezioni regionali, non lo facciamo noi, lo fanno soprattutto gli altri», spiega Pannella. Nella pubblicità sui quotidiani, per esempio, annunciano che porteranno i malati a Lourdes, nei luoghi dei miracoli per i sofferenti, e in più anche ad Aschwitz. A questo proprosito Pannella rammenta «la bestemmia» contenuta nel libro del Papa (le legislazioni che prevedono l'aborto come nuova <em>shoah</em>), argomento formalmente legittimo ma nel merito «criminale e blasfemo». Pannella sottolinea l'assenza di reazioni delle chiese protestanti e dei rabbini e si chiede se il pericolo maggiore sia la politica di Berlusconi che è così chiara da contenere in sé i suoi anticorpi, o piuttosto quella di Prodi che su questi temi è <em>equivoca, sbagliata, subalterna</em>. Se il 5 aprile si andasse ad una sconfitta dell'Unione, osserva Pannella, Fed e Unione avrebbero concluso il loro cammino. I radicali ritengono possibile una politica comune, senza tuttavia mettere ai voti il proprio nome. La dimostrazione di una strategia sbagliata è data secondo Pannella anche dal precedente di Prodi e Napolitano. I radicali lanciarono una campagna il 2 gennaio 1997 per impedire il voto in estate, ma il governo Prodi e il ministro degli Interni Napolitano fissarono il referendum per il 15 giugno. Adesso, se Berlusconi non ha preso ancora una dicisione, non è certo per le lotte che sono state fatte (a parte quelle dei radicali). La sinistra, insomma, che pure ha in parte promosso il referendum, non ha fatto nulla per la data (perché il quorum sia raggiunto). Se poi, dice Pannella, arriverà anche la sconfitta di aprile dato non hanno voluto l'accordo con una lista perché si chiama Luca Coscioni, è chiaro che si aggraverà lo scontro referendario. La sua gravità, insomma, sarà accentuata dalla crisi dell'Unione e della Fed.
    0:22 Durata: 10 min 13 sec
  • L'offensiva contro il sì al referendum (il fronte del no e le dichiarate astensioni)

    Le pagine a pagamento dei quotidiani con firme significative per l'astensione. Dal mondo di Forza Italia, come il liberal Adornato e altri ex comunisti, Ferrara in testa (Bordin ricorda il libro di Vauro, <em>I peggiori crimini del comunismo</em> e Pannella inquadra costoro tra <em>i nostagici dei crimini non fatti</em>), ma anche dalla sinistra, da un antico militante dirigente comunista, Lanfranco Turci, che è anche un liberale. Ancora: firme come il professor Antiseri (per anni, dice Pannella, è stato un punto di riferimento dello schieramento di destra in quanto liberale, quanto poi abbia fatto battaglie liberali...). L'offensiva, insomma, è molto forte. Ad ogni modo, a Ferrara che, in opposizione al fronte Luca Coscioni, propone il fronte embrioni, Pannella suggerisce il fronte spermatozoi, che sicuramente attecchirebbe di più.
    0:32 Durata: 7 min 5 sec
  • L'iconofilia del Vaticano

    A Roma, nella lista Luca Coscioni-Radicali a Roma, con capolista Emma Bonino ci sarà Pietro Prini, autore de <em>Lo scisma sommerso</em>. La gerarchia ecclesiastica, ripete Pannella, non è il mondo dei fedeli. «Noi rappresentiamo da decenni le opinioni più importanti ed intime del settanta-ottanta per cento dei cattolici e loro, con la loro corruzione, la loro simonia, le loro caratteristiche, al massimo arrivano al venti». Aggiunge Pannella: «La rivoluzione liberale è oggi anche riforma della religiosità. O meglio: riforma delle presenze delle religioni». In una settimana dove i telegiornali erano tutti incentrati sulla salute del Papa e i funerali di Don Giussani hanno visto una enorme partecipazione di cittadini e soprattutto di politici, quella di Pietro Prini appare una posizione dominata e non dominante in termini di potere immediato. E' il problema delle «grandi maggioranze oppresse». C'è un'altra cosa, osserva poi Pannella. Quanto in questo momento l'impresa mondana chiesastica vaticana non stia costruendo sul Papa che diviene loro oggetto un processo creativo di idolatria. Quando ti si mostra a casa, a tutte le ore, la sofferenza e l'eroismo nella sofferenza (per cui viene fuori quel bellissimo articolo di Barbara Spinelli, che ha una grande intelligenza storica attraverso la sua sensibilità estitista ed etica), si mette in essere una costruzione di culto della personalità. Pannella aveva già sottolineato il sadismo necrofilo che mostrava con insistenza l'infermità del Papa ed è intervenuto sull'addobbo holliwodiano-faraonico imposto talvolta al Papa. La sua è un'attenzione vera e costante. Ora sottolinea l'<em>iconofilia</em> del Vaticano. D'altro canto: il successo tra il pubblico del codice da Vinci, libro dichiaratamente antireligioso e critico. Pannella sottolinea anche i satanismi, portata di un cattolicesimo che crea idoli e demoni e ne ha un bisogno assoluto. Tutto finisce con ministri e classe dirigente come il ministro dell'Udc, Carlo Giovanardi, con le sue finezze intellettuali. Dice Pannella: «L'Udc è la forza politica che più rapidamente è riuscita ad acquisire un'immagine quasi opposta a quella che aveva due o tre anni fa. Era quella di Casini e di un Follini cattolico democratico, oggi fa concorrenza soltanto alla Lega».
    0:39 Durata: 9 min 40 sec
  • Le gaffes politically correct di Romano Prodi

    Il filodiretto con Lanfranco Turci di lunedì mattina. L'intervento di Lanfranco Turci al Consiglio nazionale dei Ds e i commenti di Fassino e D'Alema. Le dichiarazioni di Romano Prodi che per giustificarsi rispetto al mancato accordo con i radicali ha detto che in fondo c'erano state <em>reazioni simmetriche</em> nel centrodestra. Ha ammesso, dunque, proprio quello che denunciano i radicali. L'«alternativa etica» a Berlusconi avanzata da Prodi nel suo intervento all'assemblea costitutiva della Fed, sottolineata da Pannella. Le gaffes di Silvio Berlusconi non sono <em>politically correct</em> come quelle di Prodi, osserva Pannella, citando Galli della Loggia («L'amicizia è costanza dell'attenzione», rammenta Pannella motivando la sua <em>attenzione</em> a quello che dice e scrive Galli Della Loggia, la frase notissima è di Simone Weil).
    0:49 Durata: 5 min 46 sec
  • La lista-manifesto numero uno

    La lista-manifesto numero uno con Emma Bonino capolista nel Lazio ed il professor Prini che ha accettato di farne parte con grande entusiasmo. Gli altri nomi candidati a Roma, tra cui alcuni malati come Luca Coscioni. In particolare, Maria Angiolilli (affetta da Sla primaria), Sabrina Di Giulio (malata di Sla, consigliere generale dell'associazione Luca Coscioni), Pier Giorgio Welby (ammalato, consigliere generale dell'associazione Luca Coscioni e animatore del forum di Radicali.it), Giulio Cossu (direttore dell'Istituto per le cellule staminali del San Raffaele di Milano e di Don Verzé), Demetrio Neri (membro del Consiglio nazionale di bioetica), Baccio Baccetti (accademico dei Lincei), Mauro Barni (vicepresidente del Consiglio nazionale di bioetica, ma già sindaco socialista di Siena). L'omaggio a Bruno De Finetti (compagno radicale, vicepresidente dell'Accademia dei Lincei, che compì un atto di disobbedienza nonviolenta denunciando alla Polizia di detenere una sigaretta di hashish) con la presenza della sua allieva Carla Rossi, ma anche con la continuità di una tradizione. Inoltre, Pier Vittorio Ceccherini, ordinario di geometria della Sapienza, Tullio Ceccherini Silberstein, ordinario di analisi matematica all'Università del Sannio, Alessandro Figà Talamanca, ordinario di analisi matematica, Massimo Grosso, associato di analisi matematica presso la Sapienza, Stefano Marcafava, ordinario di geometria, Augusto Marachini, ordinario di fisica matematica, Gino Roghi, ordinario di analisi matematica che è stato a lungo vicerettore della Sapienza, Renato Scozzafava, professore ordinario di calcolo delle probabilità, Giovanni Semeraro, associato alla facoltà di scienze, Renato Spigler, ordinario di analisi matematica, Carlo Traverso, ordinario di algebra, Rita Vincenti, associato di matematica informatica, Fabio Vitali, professore di informatica. C'è anche Antonio Tombolini, già vicepresidente dell'Azione cattolica. In tutto sei membri del Consiglio nazionale di bioetica. Pannella ricorda che il Partito radicale è stato il primo a portare una suora come Marisa Galli al Parlamento italiano. Le dichiarazioni del Papa in un regime concordatario, il precedente dell'Argentina dove il governo ha chiamato il Vaticano chiedendo di rimuovere il vescovo che faceva dichiarazioni invadenti. La questione della vita sentimentale e affettiva dei preti e delle suore, il problema del celibato da non sottovalutare. Pannella è attento a questo da qualche decennio, diversamente per il femminismo, di cui in questi giorni ci sono testi di femministe che non sono più tali. Pannella non evoca la Magli, ma si riferisce a tante altre, anche a qualcuna di area radicale.
    0:54 Durata: 10 min 55 sec
  • Le Madonne che piangono e la fine di De Gasperi

    Il parallelo con il 1974, dove c'era un sistema mediatico con una sola rete, e dove un dibattito di Jader Jacobelli aveva un ascolto cinque-sei-dieci volte maggiore di adesso. Oggi lo scontro è più violento, dice Pannella, perché la gerarchia ecclesiastica non si è mai intromessa in questo modo. Anche nella fiction televisiva, per non parlare del continuo riferimento alla Madonna. Pannella annuncia che Maurizio Turco prenderà un'iniziativa anche europea perché il governo si rifiuta di fornire dei dati sull'otto per mille, che pure dovrebbe fornire. Franco Debenedetti ha detto a Pannella di non avere idea di quanto lo Stato abbia riscosso con l'otto per mille. C'è poi la tradizione postmussoliniana dell'Msi e di Almirante con Fini che partecipa ad un appuntamento dell'Azione cattolica e illustra la legge di finanziamento delle parrocchie. Un De Gasperi, osserva Pannella, cose del genere non l'avrebbe mai immaginate. «Potevamo avere un ministro degli Interni come Scelba che diceva <em>il culturame</em>... ma oggi abbiamo leggi che vanno dalla circoscrizione agli ospedali, eccetera». Adesso la Chiesa segue l'essere vivente in modo parassitario dall'embrione alla bara e anche dopo. A questo punto Bordin accenna alle Madonne che piangono del 1948 (perché addolorate dalla belva comunista). Le Madonne che piangono, secondo Pannella, erano fatte portare dai comitati civici contro De Gasperi. De Gasperi, ricorda Pannella, l'hanno fatto fuori dopo cinque anni. Chi l'ha fatto fuori? Le correnti fanfaniane e le altre che venivano fuori, tutte quelle cattolico democratiche o cattoliche sociali, contro il cattolicesimo democratico liberale di De Gasperi e il cattolicesimo liberare e autoritario di Scelba. Dalla costituente, la presenza dossettiana con Prodi a Bologna. Bordin tenta di nuovo un parallelo con il 1974. Pannelal spiega che fu il corpo storico sociale e cattolico che disse non ai comunisti e ai cattolici, già allora alleati al livello dei loro vertici. L'importante presenza di Pietro Prini e l'obiettivo di dare parola ai cattolic impegnati ma anche ai sacerdoti, ai cattolici attenti alla sensibilità del Concilio Vaticano II.
    1:05 Durata: 14 min 18 sec
  • Il silenzio degli intellettuali

    Sul fronte politico l'unica speranza è che i giornali di lunedì mattina trasmettano in modo adeguato qual è il problema. Oggi per la seconda, terza e quarta volta Pannella non ha ringraziato Boselli e Bertinotti per l'insistere nell'auspicare quello che è stato l'altra sera vietato, ma per chiedere che Prodi convochi una riunione per riconsiderare la questione. Le possibilità che noi abbiamo, dice Pannella, sono le telefonate individuali che Emma Bonino sta facendo. Le televisioni, d'altra parte, hanno subito adempiuto alla richiesta di Berlusconi: smettere di parlare delle possibilità di un accordo dei radicali con l'Unione per non fare campagna elettorale (in realtà, dice Pannella, le televisioni in questo modo avrebbero fatto sì campagna ai radicali, ma non all'Unione). Secondo Pannella, Berlusconi da questa faccenda esce meglio di Prodi, il quale si è assunto in prima persona la responsabilità di tagliare ogni possibilità all'accordo. Riflessi civili, continua Pannella, che c'erano negli anni sessanta e settanta oggi non ci sono più. Pannella pensa per esempio all'assoluto disinteresse dei Girotondi, alla mancata eco sulla presa di posizione di Adriano Sofri. Ermete Realacci, aggiunge, è stato uno dei primi a dire prodianamente basta. Il silenzio degli intellettuali non è una novità, ma va aggranvandosi. Eccetto i cantanti come Vasco Rossi ed altri. Pannella ricorda la manifestazione di Campo de' Fiori per le celebrazioni di Giordano Bruno a Roma, dove in tutto c'erano ottanta persone nonostante il patrocinio del Comune. Per <em>bellarminate</em>, invece, abbiamo la televisione italiana mobilitata. Si apre il Colosseo, si accendono i Fori e si spendono soldi per mobilitare centinaia di migliaia di persone.
    1:20 Durata: 9 min 27 sec
  • Il timore che Pannella convincesse Berlusconi a fare il referendum a maggio

    Lo schema prospettato da Pannella circa i possibili effetti di un mancato accordo del centrosinistra con i radicali. Perdendo le elezioni e portando alla sconfitta referendaria, Prodi potrebbe consolarsi con il merito di avere fatto fuori agli occhi del Vaticano i radicali e il referendum. Pannella non dice che questo è <em>il calcolo</em>, dice però che questo potrebbe essere <em>la consolazione</em>. Le battute di Massimo D'Alema sulla restituzione del partito consegnato a Prodi, la battaglia politica nel centrosinistra. La richiesta da parte di Parisi di una dichiarazione anti-equidistante. Pannella spiega che è stato chiesto anche l'accordo programmatico e che su questo ha risposto bene Bertinotti. Pannella non ha mai detto che centrosinistra e centrodestra sono la stessa cosa, ha detto solo che sono <em>simmetrici</em> (come del resto ha ammesso anche Prodi). Per quanto riguarda il centrodestra, invece, Pannella ricorda che martedì si erano parlati con Berlusconi che era a Bruxelles. Poi lui è scomparso. Rovasio ha telefonato alla segreteria di Berlusconi e gli è stato risposto che per dieci giorni erano chiusi. Allora Pannella ha chiamato ad un altro indirizzo e anche lì erano chiusi. Alla fine non ha avuto più telefonate e non le ha più fatte. Berlusconi, secondo Pannella, è stato indotto a non verderlo anche da amici che tradizionalmente sono stati rispettosi delle diverse posizioni. Si è temuto che Pannella convincesse Berlusconi a fare il referendum a maggio, anche perché poteva convenirgli, vista la demonizazzione della sua immagine. Qualcuno Oltretevere si sarebbe arrabbiatao, ma intanto poteva dimostrare di non volere essere l'erede di Prodi e Napolitano. Secondo Pannella, Berlusconi l'avrebbe ascoltato. Invece c'è un'altra strategia. Ci sono grandi manovre, la possibilità che Ciampi si ricandidi come <em>strategia di contenimento</em>. Se le elezioni dovessero andare fifty-fifty, Ciampi accetterebbe di farsi rieleggere, salvo le dimissioni, se venisse proprosta la presidenza di Gianni Letta. Tutte cose verosimili. Quando si dice è il maggioritario ha fatto cattiva prova, Pannella spiega che quello vigente è l'unico modo di proseguire il monopartitismo imperfetto con due poli, e rilancia la radicalità della scelta maggioritaria.
    1:29 Durata: 17 min 34 sec
  • Cosa faranno i radicali senza l'accordo di ospitalità

    I radicali, dice Pannella, sanno di non potere raccogliere le firme sulle varie liste-manifesto. Ci sono tre giorni da martedì. L'Unione dunque manderà in fumo la possibilità che in queste elezioni ci sia una presenza radicale. Queste liste, dice Pannella, con i loro cinquecento nomi potrebbero finire in un bel falò. I radicali tuttavia non faranno solo questo. Potrebbero scegliere una sola regione a titolo di testimonianza. Pannella per il momento non lo sa. D'altra parte, la situazione interna ai radicali: lo zoccolo duro dell'elettorato, l'esperienza del forum, la durata in senso bergsoniano del movimento radicale, lo slancio degli accademici.
    1:47 Durata: 12 min 40 sec
  • 1:53 Durata: 6 min 20 sec