19 GIU 2002

Ance: Assemblea annuale 2002 (con Fini e Lunardi)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 39 min

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«Far coincidere quanto serve all'impresa con quanto serve alla collettività» - chiedono i costruttori edili.

Il Governo elenca i passi concreti compiuti in un anno, ma sottolinea che «non è nell'interesse di una categoria che si è mosso»Roma, 19 giugno 2002 - L'allargamento della platea delle imprese che possono accedere alla legge obiettivo, il necessario supporto legislativo, amministrativo e fiscale per la crescita della aziende, la semplificazione legislativa in materia di appalti.

Sono queste le tre linee di intervento sulle quali l'Associazione nazionale costruttori edili chiede un
impegno del Governo.

Il governo, rappresentato dal vicepremier, Gianfranco Fini e dal ministro di settore, Pietro Lunardi elenca i passi concreti compiuti in un anno.

Ma aggiunge anche che «non è nell'interesse di una categoria che il governo si è mosso, ma è nell'ottica dell'interesse generale che l'esecutivo punta all'infrastrutturazione del paese».

Le richieste dell'AnceAssemblea annuale dell'Ance.

Il 2001 - dichiara il presidente Claudio De Albertis - ha segnato una svolta storica per il settore dell'edilizia, ma il mercato ha ancora bisogno di alcuni interventi strutturali, primo fra tutti l'abolizione della disparità di trattamento fra attività finanziarie ed attività reali.

«Probabilmente l'intervento più urgente - spiega De Albertis - è quello che dovrà porre fine ad una discriminazione: in Italia non è prevista la parità di trattamento fiscale fra attività finanziarie ed attività reali».

Infatti a fronte di un rendimento netto dei Bot al 3%, quello dell'investimento immobiliare «si attesta a malapena all'1,5%».

«Quello che proponiamo - chiarisce il presidente dell'Ance - è di introdurre almeno un regime di tassazione separata, con aliquota proporzionale di tutti i redditi da immobili».

De Albertis illustra poi il 'Programma Famiglia', che mira a risolvere il problema dell'emergenza-casa contenendo l'aggravio del mutuo attraverso l'agevolazione della cessione o della permuta dell'appartamento originario.

Lo scorso anno, il settore delle costruzioni ha occupato 1,7 milioni di addetti (+5,5% rispetto al 2001), un risultato positivo secondo l'Ance, ma ancora al disotto delle potenzialità del comparto.

«Se il costo del lavoro del nostro settore - osserva De Albertis - fosse stato agli stessi livelli di quello degli altri comparti avremmo potuto creare più occupazione.

Su questa base abbiamo stimolato il Governo all'apertura di un tavolo di trattative su questioni che riteniamo urgenti: l'allineamento della contribuzione della cassa integrazione a quella delle altre categorie, la decontribuzione dei trattamenti economici aggiuntivi e la definizione di una normativa premiale per le aziende regolari».Non è finita.

«Gli stanziamenti - secondo il presidente - per le infrastrutture si sono ridotti dal 1990 ad oggi del 22%: il nuovo Dpef sarà dunque il banco di prova per verificare l'annunciato impegno del Governo a stanziare fondi per lo sviluppo del paese e la crescita industriale».L'interesse generale e quello di categoriaIl governo ha mantenuto le promesse fatte ai costruttori ed ha lavorato per riaprire i cantieri, «nell'interesse generale del paese» e per la pressante necessità di recuperare il gap infrastrutturale con il resto d'Europa.

«I rappresentanti delle varie categorie del paese - è la replica di Gianfranco Fini - vivono con il mondo della politica stagioni differenti: non sempre all'attenzione prestata in periodo di elezioni corrisponde poi un'altrettanta attenzione del governo.

Ma non credo che questa critica ci possa essere mossa.

Quando nel programma elettorale è stata sottolineata l'importanza del rilancio dell'economia che passasse per il rilancio di alcuni settori, non è stato solo perché è stata individuata l'esigenza di riaprire i cantieri, ma perché la logica in cui si muove quest'esecutivo è quella della modernizzazione delle infrastrutture, nell'ottica della competizione europea».

L'Europa, continua il vicepremier, «è un luogo di competizione e l'Italia ha bisogno, nei 5 anni di legislatura, di colmare quel gap che le impedisce di competere alla pari con gli altri paesi».

«Se anche avessimo pensato a rilanciare l'economia con l'apertura dei cantieri, non ci troverei niente da dire.

Ma sarebbe una visione riduttiva.

Non è nell'interesse di una categoria che il governo si è mosso, ma è nell'ottica dell'interesse generale che l'esecutivo punta all'infrastrutturazione del paese.

Se poi ci sono ricadute in termini di occupazione, è ovvio che è tutta l'economia del paese che se ne avvantaggia».

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