21 GEN 2002

CRS: I conflitti della globalizzazione

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 32 min

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Globalizzazione: Per Bertinotti, il Movimento 'no global' più importante dell'11 settembreRoma, 21 gennaio 2002 - Si discute dei "conflitti della globalizzazione", presso la Rappresentanza del Parlamento europeo a Roma in occasione dell'Assemblea triennale del Centro di studi e iniziative per la riforma dello Stato (CRS).

Protagonisti del dibattito, soprattutto i contestatori della globalizzazione, da Fausto Bertinotti a Cesare Salvi che cita Lafontaine e parla "di privatizzazione della guerra" dal momento che, per rispondere al terrorismo, l'occidente ha utilizzato "la stessa triade
neo-liberista: mercato, privatizzazione, de-regolazione".Bertinotti,'no global' più importante dell'11 settembreIl vero protagonista è però, Fausto Bertinotti tenta una trattazione sistematica, un'astrazione del fenomeno.

Egli è convinto che "si stia determinando un conflitto primario, una contesa nascente", tra la globalizzazione capitalistica ed il movimento 'no global', il quale, secondo il segretario di Rifondazione comunista, è più importante dell'11 settembre, "perchè - spiega - configura una nuova visione e organizzazione, una realtà duale del mondo".

"Io penso - prosegue Bertinotti - che siamo di fronte al primo movimento definibile, non solo temporalmente, come successivo al Novecento".Dunque, si chiede Bertinotti, "Qual'è l'oggetto di questa contesa? Non è, ancora, il capitalismo, ma il modello di sviluppo".

Ma tale contesa non dà luogo a un conflitto di civiltà, perchè avviene è in un quadro già caratterizzato da una crisi di civiltà, che investe anche "le realtà sociali territoriali e statuali che pretendevano di essere motore di inclusione, in primo luogo gli Stati Uniti d'America.La politica come alternativa, il ruolo dell'EuropaLa politica, dunque, "deve costruire un'alternativa a questi processi che sono progressivamente ingovernabili" asserisce Bertinotti che individua immediatamente il soggetto protagonista: L'Europa.

Ma l'Europa fuori da questo quadro, lontana da ciò che propone il movimento 'no global', è "semplicente moneta, è dipendenza assoluta dal modello americano.

Invece, l'Europa - conclude il segretario di Rifondazione comunista - potrebbe avere vocazione, missione e temperamento per candidarsi ad un ruolo diverso, ad essere una potenza democratica e civile in questa crisi".Il compito futuro dell'EuropaL'Europa è anche al centro della relazione svolta da Antonio Cantaro, presidente del CRS, il quale affronta in particolare il tema del compito futuro dell'Europa: "La costituzione europea che prese forma nei primi anni '50 ha dato il suo innegabile e prezioso contributo a liberare l'Europa dalle guerre intestine, dagli imperialismi solitari e dei totalitarismi che l'avevano insanguinata nel XX secolo.

Oggi non basta più".All'orizzonte - secondo il presidente del CRS - c'è un compito più impegnativo: "misurarci con la nuova geografia dei conflitti emersa nell'epoca del post guerra fredda e venuta alla ribalta con gli eventi dell'11 settembre".

"Se l'Europa - continua Cantaro - non saprà dire la sua sui nuovi spazi politico-culturali del pianeta, sui conflitti che l'attraversano, sulla forma della pace e della guerra, la sua marginalità è destinata a aggravarsi".Nel mondo bipolare l'Europa poteva anche consentirsi di non avere una sua visione del pianeta, una sua missione.

Poteva delegare ad altre potenze e all'equilibrio tra le superpotenze ideologiche, ideologiche e militari la definizione del proprio spazio politico.Ma con la fine della guerra fredda il territorio europeo ha oggettivamente perduto gran parte della sua rilevanza strategica a vantaggio, innanzitutto, dell'Asia Centrale ove si svolge la partita divenuta decisiva dell'accesso alle grandi riserve di energia.

"Questa diminuita rilevanza strategica del territorio europeo - conclude Cantaro - può essere contrastata solo con un surplus di progettualità globale: con una visione del mondo, dei suoi spazi e delle sue priorità, che ridiano fondamento ad un ruolo e ad una funzione europea in Africa, in Asia e nel confronto con altre civiltà".

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