09 MAR 2002

Radicali: Conferenza stampa sulla raccolta firme nelle carceri

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Conferenza stampa di Radicali Italiani sulla raccolta firme nelle carceri per le 25 proposte di legge di iniziativa popolare.

Riguardo all’esercizio effettivo dei diritti costituzionali da parte dei cittadini detenuti, il giro nelle carceri ha mostrato luci e ombre.

Grave è la situazione nelle sezioni dove ci sono i detenuti per reati di riprovazione sociale.

Roma, 9 marzo 2002 - Nel corso della conferenza stampa vengono presentati i risultati, davvero straordinari, della raccolta firme nelle carceri sulle 25 proposte di legge di iniziativa popolare, dopo 170 visite effettuate in due mesi e
mezzo.

Sono 1.927 i detenuti presenti nelle sezioni protette delle carceri italiane.

Il dato comprende 409 carcerati condannati o accusati per reati "di riprovazione sociale" (come vengono definiti tutti quelli che riguardano la sfera sessuale) distribuiti in 11 sezioni.

Vi sono poi i detenuti dichiarati omosessuali e transessuali e, infine, quelli appartenenti alle forze dell'ordine.

Un carcere a due dimensioni"La realtà' - spiega Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino - e' quella di un carcere a due dimensioni: quella in cui vivono i detenuti 'normali' e quella in cui, carcerati tra i carcerati, vivono quelli che scontano oltre la pena detentiva e la carcerazione preventiva, anche un'altra pena, che non esiste nei codici, che io definisco la pena d'infamia.

Sono detenuti che hanno il 'divieto di incontro' con gli altri, fanno poche ore d'aria e stanno in sezioni a parte, ghettizzati, offesi, speso maltrattati dalle guardie e dagli altri detenuti".

L’Italia, un delinquente abituale L'Italia, secondo i dati presentati da D'Elia, e' stata, dal 12 al 28 febbraio 2002, condannata ben 226 volte dalla Corte europea dei diritti umani, in riferimento a casi di eccessiva durata dei procedimenti civili.

Anche il Dipartimento di Stato americano ha criticato il nostro Paese per la lentezza della giustizia e per i tempi troppo lunghi di carcerazione preventiva, come si legge nel Rapporto sullo Stato dei diritti umani nel mondo pubblicato dal Dipartimento il 4 marzo scorso.

"Si potrebbe dire - aggiunge D'Elia che, tecnicamente, il nostro paese e' un delinquente abituale per il comportamento che assume nelle aule di giustizia e nei processi.

Nessuna privacyI radicali hanno visitato nelle ultime settimane le carceri italiane per raccogliere firme per le loro 25 proposte di legge di iniziativa popolare.

"In questa occasione - sottolinea Rita Bernardini, presidente del partito, abbiamo scoperto cose inaccettabili: siamo nel 2002, non e' tollerabile che alcuni detenuti non abbiano un momento di privacy neanche per andare in bagno".

6.894 detenuti firmatariLa raccolta di firme, effettuata in 112 dei 197 istituti carcerari italiani, ha visto 6.894 detenuti firmatari.

Assieme a 452 familiari di detenuti nelle carceri di Regina Coeli, Rebibbia e Le Vallette.

In alcuni istituti, pero', come denuncia D'Elia "abbiamo registrato un vero e proprio boicottaggio da parte dei direttori.

In particolare ad Ancona, a Taranto (dove per poter firmare i detenuti hanno dovuto chiedere un'autorizzazione) e a Brindisi dove ancora oggi non e' stato autorizzato l'ingresso dell'autenticatore".

La politica italiana e le carceri"La politica italiana - commenta Daniele Cappezzone, segretario dei radicali - si e' ricordata due anni fa delle carceri.

Nell'anno del Giubileo tutti hanno promesso tutto, nulla poi e' stato fatto.

Noi, che non seguiamo i ritmi del Giubileo ma quelli del nostro impegno, di questo continuiamo a ricordarci".

Nel corso della conferenza stampa di stamani i radicali, hanno raggiunto telefonicamente anche alcuni direttori di carceri.

Tra questi Luigi Pagano, del carcere di San Vittore, Maurizio Veneziano, direttore dell'Ucciardone e Massimo Di Rienzo, di Rebibbia.

"La vostra iniziativa - ha detto Di Rienzo - e', secondo me, un momento di riavvicinamento, un'attenuazione della cesura esistente tra carcere e societa'".

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