Siena, 30 marzo 2001 - Documento audiovisivo del convegno organizzato dall'Università di Siena sulla situazione del sistema pensionistico italiano.
Intervengono, alcuni dei protagonisti della riforma Dini e diversi tra i massimi esperti italiani in materia di previdenza.
Tra questi Tiaziano Treu, ministro del Lavoro nei governi Dini e Prodi, il sottosegretario al Tesoro Piero Giarda, Pietro Larizza, ex segretario della Uil e attuale presidente CNEL, e il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio.
Al centro del dibattito l'aggiornamento della riforma Dini, un tema che, come ha notato … Treu, è stato purtroppo eliminato dalla campagna elettorale. Per Andrea Monorchio, che si è detto "preoccupato" dagli effetti del calo demografico e dell'allungamento medio della durata della vita, occorre " ritoccare senza dubbio" l'età pensionabile.
Quella delle donne, ad esempio, dovrebbe essere elevata da 60 a 65 anni.
Il sottosegretario Giarda considera invece la Dini "una buona riforma", che ha solo bisogno di un "aggiornamento tecnico".
Tra le questioni che meritano di essere riconsiderate, secondo Giarda, c'è quella delle aliquote contributive al 33 per cento, che considera "troppo elevate".
Critico l'intervento di Pietro Larizza che, dopo aver rivendicato l'importante ruolo svolto dai sindacati nel risanamento del paese, dichiara: "la verifica delle pensioni non è la riforma e fare quest'ultima senza tenere conto della necessaria separazione fra assistenza e previdenza sarebbe disonesto.
La verifica del 2001 prevista dalla riforma Dini deve essere limitata alle pensioni". Nel corso del convegno sono anche stati commentati i dati sull'andamento della previdenza integrativa, diffusi lo scorso settembre dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione, Secondo la Covip, i lavoratori che hanno aderito ai fondi sono ancora pochi.
Il trenta per cento dei circa due milioni di lavoratori dipendenti che già possono aderire ai fondi e quasi nessuno tra gli autonomi.
Poche le donne e i giovani, nonstante l'introduzione dei fondi pensioni fosse stata concepiti dalla riforma Dini soprattutto per quest'ultima categoria.
Molto esigui inoltre i contributi finora versati, per giunta con lo scopo non di integrare la pensione pubblica ma di approfittare delle agevolazioni fiscali per diversificare il proprio portafoglio.
Secondo l'identikit fornito dal professor Silvano Vicarelli, chi ricorre alla previdenza integrativa è in media un lavoratore maschio, che lavoro in un'impresa medio-grande del nord Italia, che è nell'età di mezzo, che è iscritto a un sindacato e ha un reddito superiore alla media. .
Intervengono, alcuni dei protagonisti della riforma Dini e diversi tra i massimi esperti italiani in materia di previdenza.
Tra questi Tiaziano Treu, ministro del Lavoro nei governi Dini e Prodi, il sottosegretario al Tesoro Piero Giarda, Pietro Larizza, ex segretario della Uil e attuale presidente CNEL, e il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio.
Al centro del dibattito l'aggiornamento della riforma Dini, un tema che, come ha notato … Treu, è stato purtroppo eliminato dalla campagna elettorale. Per Andrea Monorchio, che si è detto "preoccupato" dagli effetti del calo demografico e dell'allungamento medio della durata della vita, occorre " ritoccare senza dubbio" l'età pensionabile.
Quella delle donne, ad esempio, dovrebbe essere elevata da 60 a 65 anni.
Il sottosegretario Giarda considera invece la Dini "una buona riforma", che ha solo bisogno di un "aggiornamento tecnico".
Tra le questioni che meritano di essere riconsiderate, secondo Giarda, c'è quella delle aliquote contributive al 33 per cento, che considera "troppo elevate".
Critico l'intervento di Pietro Larizza che, dopo aver rivendicato l'importante ruolo svolto dai sindacati nel risanamento del paese, dichiara: "la verifica delle pensioni non è la riforma e fare quest'ultima senza tenere conto della necessaria separazione fra assistenza e previdenza sarebbe disonesto.
La verifica del 2001 prevista dalla riforma Dini deve essere limitata alle pensioni". Nel corso del convegno sono anche stati commentati i dati sull'andamento della previdenza integrativa, diffusi lo scorso settembre dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione, Secondo la Covip, i lavoratori che hanno aderito ai fondi sono ancora pochi.
Il trenta per cento dei circa due milioni di lavoratori dipendenti che già possono aderire ai fondi e quasi nessuno tra gli autonomi.
Poche le donne e i giovani, nonstante l'introduzione dei fondi pensioni fosse stata concepiti dalla riforma Dini soprattutto per quest'ultima categoria.
Molto esigui inoltre i contributi finora versati, per giunta con lo scopo non di integrare la pensione pubblica ma di approfittare delle agevolazioni fiscali per diversificare il proprio portafoglio.
Secondo l'identikit fornito dal professor Silvano Vicarelli, chi ricorre alla previdenza integrativa è in media un lavoratore maschio, che lavoro in un'impresa medio-grande del nord Italia, che è nell'età di mezzo, che è iscritto a un sindacato e ha un reddito superiore alla media. .
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