Roma, 18 giugno 2001 11.25 - Presentato presso la sede del Partito Radicale, il quarto Rapporto sulla pena di morte di Nessuno Tocchi Caino, sintesi della banca dati quotidianamente aggiornata.
Sono intervenuti, oltre al segretario di Ntc Sergio D'Elia, Margherita Boniver, sottosegretario Ministero Affari Esteri, Ermete Realacci, presidente di Legambiente, Utkan Nekati, Ambasciatore della Turchia, Oliviero Toscani, fotografo, Rocco Toscani, autore del filmato contro la pena di morte.
"Quello che abbiamo registrato - ha informato Elisabetta Zamparutti, curatrice del Rapporto 2001 - è un trend … positivo del processo abolizionista.
Ad oggi, sono 124 i paesi abolizionisti a vario titolo: 77 sono totalmente abolizionisti, 13 abolizionisti per crimini ordinari, 29 abolizionisti di fatto (non eseguono sentenze capitali da almeno 10 anni), 2 sono impegnati ad abolire la pena di morte in quanto membri del Consiglio d'Europa, ed altri 3 attuano una moratoria legale delle esecuzioni.
I paesi mantenitori sono 72".
Dati allarmanti, ha proseguito Zamparutti "giungono dai 27 stati che nel 2000 hanno compiuto complessivamente almeno 1.892 esecuzioni.
La Cina si conferma essere il primo esecuzionista al mondo con almeno 1.100 esecuzioni riportate da organi di stampa locali o agenzie internazionali, perché in Cina la pena di morte è segreto di Stato.
Inoltre, le esecuzioni in Iraq, effettuate di solito dopo processi sommari, sono state almeno 400 secondo le autorità irachene o fonti indipendenti, senza contare le oltre 2.000 riportate dall´opposizione; in Iran abbiamo registrato almeno 153; in Arabia Saudita 121, effettuate tramite decapitazione per lo più in pubblico; 85 negli Stati Uniti.
Tra i primi dieci paesi che hanno praticato la pena di morte, figurano inoltre l'Afghanistan con almeno 30 esecuzioni; la Repubblica Democratica del Congo con 20; il Pakistan con 17; la Liberia con 14; la Giordania con 8 esecuzioni.
Zamparutti ha sottolineato che quelli contenuti nel rapporto "sono dati parziali, salvo che per l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti, perché molti paesi mantengono le informazioni sulla pena di morte segrete o riservate per non incorrere in condanne da parte della comunità internazionale proprio a dimostrazione che la pena di morte è una pratica di cui ormai non andare molto fieri".
Margherita Boniver ha confermato il suo totale impegno nella battaglia per l'abolizione della pena di morte nel mondo: "Potete contare su di me - ha dichiarato la sottosegretaria agli Esteri - per qualsiasi azione futura".
Boniver ha poi posto il problema di "quale passo avanti si possa fare come sistema Paese in questa battaglia" e di come attuare una campagna di comunicazione efficace, a partire dall'arte di Oliviero Toscani per finire ai media, in modo che non si operi più la suddivisione tra "esecuzioni politicamente corrette" e "politicamente scorrette".
"I media italiani - ha sostenuto la sottosegretaria agli Esteri - si soffermano giustamente con molta forza sulle esecuzioni capitali che avvengono negli Stati Uniti d'America" ma " non si deve neanche per un solo istante interrompere il tentativo di dare altrettanto spazio a quello che avviene in paesi come Cuba, come la Cina e molti altri paesi in cui l'assassinio di Stato generalizzato è un fatto quasi quotidiano".
Sono intervenuti, oltre al segretario di Ntc Sergio D'Elia, Margherita Boniver, sottosegretario Ministero Affari Esteri, Ermete Realacci, presidente di Legambiente, Utkan Nekati, Ambasciatore della Turchia, Oliviero Toscani, fotografo, Rocco Toscani, autore del filmato contro la pena di morte.
"Quello che abbiamo registrato - ha informato Elisabetta Zamparutti, curatrice del Rapporto 2001 - è un trend … positivo del processo abolizionista.
Ad oggi, sono 124 i paesi abolizionisti a vario titolo: 77 sono totalmente abolizionisti, 13 abolizionisti per crimini ordinari, 29 abolizionisti di fatto (non eseguono sentenze capitali da almeno 10 anni), 2 sono impegnati ad abolire la pena di morte in quanto membri del Consiglio d'Europa, ed altri 3 attuano una moratoria legale delle esecuzioni.
I paesi mantenitori sono 72".
Dati allarmanti, ha proseguito Zamparutti "giungono dai 27 stati che nel 2000 hanno compiuto complessivamente almeno 1.892 esecuzioni.
La Cina si conferma essere il primo esecuzionista al mondo con almeno 1.100 esecuzioni riportate da organi di stampa locali o agenzie internazionali, perché in Cina la pena di morte è segreto di Stato.
Inoltre, le esecuzioni in Iraq, effettuate di solito dopo processi sommari, sono state almeno 400 secondo le autorità irachene o fonti indipendenti, senza contare le oltre 2.000 riportate dall´opposizione; in Iran abbiamo registrato almeno 153; in Arabia Saudita 121, effettuate tramite decapitazione per lo più in pubblico; 85 negli Stati Uniti.
Tra i primi dieci paesi che hanno praticato la pena di morte, figurano inoltre l'Afghanistan con almeno 30 esecuzioni; la Repubblica Democratica del Congo con 20; il Pakistan con 17; la Liberia con 14; la Giordania con 8 esecuzioni.
Zamparutti ha sottolineato che quelli contenuti nel rapporto "sono dati parziali, salvo che per l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti, perché molti paesi mantengono le informazioni sulla pena di morte segrete o riservate per non incorrere in condanne da parte della comunità internazionale proprio a dimostrazione che la pena di morte è una pratica di cui ormai non andare molto fieri".
Margherita Boniver ha confermato il suo totale impegno nella battaglia per l'abolizione della pena di morte nel mondo: "Potete contare su di me - ha dichiarato la sottosegretaria agli Esteri - per qualsiasi azione futura".
Boniver ha poi posto il problema di "quale passo avanti si possa fare come sistema Paese in questa battaglia" e di come attuare una campagna di comunicazione efficace, a partire dall'arte di Oliviero Toscani per finire ai media, in modo che non si operi più la suddivisione tra "esecuzioni politicamente corrette" e "politicamente scorrette".
"I media italiani - ha sostenuto la sottosegretaria agli Esteri - si soffermano giustamente con molta forza sulle esecuzioni capitali che avvengono negli Stati Uniti d'America" ma " non si deve neanche per un solo istante interrompere il tentativo di dare altrettanto spazio a quello che avviene in paesi come Cuba, come la Cina e molti altri paesi in cui l'assassinio di Stato generalizzato è un fatto quasi quotidiano".
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