31 AGO 2001

DS: Berlinguer, Fassino e Morando al Consiglio Nazionale dei Cristiano Sociali: Basta con i personalismi

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 54 min

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Roma, 31 agosto 2001 - Roma, 31 agosto 2001 - I candidati alla segreteria dei Ds Piero Fassino, Enrico Morando e Giovanni Berlinguer sono intervenuti al Consiglio Nazionale dei Cristiano Sociali, confrontandosi per la prima volta in pubblico sulle prospettive del maggiore partito di opposizione.

Tutti e tre non hanno mancato di sottolineare la necessità di un confronto sui contenuti, partendo dalla convinzione che agli elettori, agli iscritti e ai cittadini non interessino le carriere personali, ma i progetti politici, e si sono trovati d'accordo ad abbandonare un dibattito incentrato sui
personalismi.

Un congresso nella chiarezza delle differenze politiche Enrico Morando ha affermato nel corso del suo intervento che il contributo al dibattito all'interno dei Ds deve svolgersi "senza personalizzare assolutamente nulla".

L'analisi degli errori del passato è necessaria non come "discorso recriminatorio", ma per individuare le strategie del futuro.

Secondo Morando, "l'autoproclamarsi azionisti di maggioranza dell'Ulivo, con una tentazione egemonica sulla leadership della coalizione, è stato alla base del fallimento degli stati generali di Firenze e della Cosa 2''.

Morando si è quindi augurato che questa volta il congresso ospiti un dibattito congressuale fuori dai personalismi, "nella chiarezza" delle differenze politiche.

La funzione dell'Ulivo Secondo il candidato dell'area Liberal, i Ds non sono in grado di svolgere la stessa funzione che svolgono gli altri partiti socialisti europei se pretendono di farlo in autonomia dall'Ulivo.

Ed è solo "l'Ulivo che conferisce funzioni di governo ai partiti e non viceversa".

Per questo occorre tentare di allargare il Pse ad altri riformismi e lavorare in Italia affinché vi sia una convergenza verso il Pse.

La certezza di identità Per Piero Fassino l'Ulivo è "la casa dei riformismi italiani" ed occorre "lavorare per una contaminazione culturale, ma che si costruisca a partire da una certezza di identità, e non dall'annebbiamento delle identità" stesse.

L'ex ministro di giustizia, ha affermato che il problema che si pone oggi alla sinistra è quello di "stare nel socialismo europeo", perché ciò "significa voler avere la stessa funzione che hanno gli altri partiti socialisti nei loro paesi".

Quindi "un forte partito socialista in Italia diventa infatti un ponte essenziale tra il Pse e l'Ulivo''.

"Spero che da oggi cessi definitivamente il dibattito su 'chi ha proposto chi', su 'chi e' figlio di chi'".

Con questo appello Fassino ha chiesto agli iscritti un dibattito congressuale che sia definitivamente fuori dai personalismi e si addentri "in una discussione di merito".

"I cittadini italiani - ha detto - vogliono sapere cosa vogliamo fare per uscire da una fase di crisi, quali scelte intendiamo compiere, che opposizione vogliamo costruire per ridare forza alla sinistra e ricostruire - ha concluso - un centrosinistra unito e coeso".

"Tutti i candidati sono di transizione" Come Fassino, anche Giovanni Berlinguer vede un dibattito "ancora troppo personalizzato e legato a questioni di vertice".

Del resto "tutti i candidati alla segreteria sono di transizione: eletti da un congresso all'altro".

Invece, "un po' per difetto nostro e un po' per sfrugugliamento dei media si torna sempre a parlare di persone".

Berlinguer si è detto però convinto che "gli italiani non sono interessati al destino dei singoli dirigenti ma al destino dei Ds come forza portante della democrazia".No al consociativismo Illustrando il suo progetto per "un'opposizione forte e democratica", che deve essere "sempre propositiva per tornare a vincere" Berlinguer ha indicato l'obiettivo di "un sistema bipolare e mai consociativo".

Occorre quindi "tornare a vincere ora per ora nelle coscienze dei cittadini" perché è da lì che è partita la sconfitta.

Anche alle questioni di bioetica e al "dramma dell'aborto" ha fatto riferimento Berlinguer, aggiungendo in particolare che l'aborto "non può essere affrontato con la persecuzione giudiziaria ma con la prevenzione, che vuol dire anche aiutare la donna a decidere anche durante la gravidanza se proseguire (ma non con un milione) o interrompere".

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